«Si sentiva nel mirino»

« Si sentiva nel mirino» « Si sentiva nel mirino» Lugano, confidenze al giudice amico GINEVRA. Il procuratore di Lugano Carla Del Ponte, che collaborò a più riprese con il giudice Falcone nelle inchieste sulle ramificazioni internazionali della mafia, si è detta «costernata» per l'assassinio del magistrato. Secondo la Del Ponte, la rivendicazione dell'attentato da parte del clan mafioso dei Madonia è plausibile: «Già nel giugno 1989, dopo il mancato attentato della costiera dell'Addaura, Falcone aveva parlato della minaccia che costituivano i Madonia», ha detto il procuratore ticinese all'agenzia svizzera Ats. A quell'epoca, Carla Del Ponte rischiò di essere coinvolta nell'attentato che era stato preparato dagli uomini delle cosche contro Falcone. Il magistrato elvetico si trovava in Sicilia, insieme allo stesso Falcone ed al giudice istruttore di Lugano Claudio Lehman, proprio per un summit sulle ramificazioni internazionali della piovra, quando sotto l'imbarcadero utilizzato dalla barca del magistrato italiano furono scoperti cinquantasei candelotti di esplosivo. Una carica capace di firmare un'altra strage in stile libanese, sventata per caso dagli uomini della scorta. La Del Ponte indagava allora sulla «Pizza connection», un grosso traffico di stupefacenti fra gli Stati Uniti, il Canton Ticino e l'Italia, e qualcuno pensò che gli attentatori volessero colpire anche i terminali svizzeri dell'inchiesta. La collaborazione fra i due magistrati è continuata quando Falcone è stato nominato direttore generale degli affari penali del ministero di Grazia e giustizia, carica per la quale doveva occuparsi anche dei rapporti con le magistrature straniere. La Del Ponte, nel frattempo, aveva cominciato ad indagare sui risvolti ticinesi della vi cenda delle tangenti di Mila no. E l'amicizia personale che univa i due magistrati costituiva l'asso nella manica per Di Pietro e i suoi collaboratori, la possibilità di arrivare al cuore del problema in modo diretto. L'ultimo incontro tra Falco ne e la Del Ponte avvenne l Roma un paio di mesi fa: «Ci eravamo messi d'accordo su una sua prossima visita a Lu gano - ha raccontato il procu ratore ticinese -; Giovanni Fai cone era un magistrato onesto e integro, un collega aperto al dialogo. Ma negli ultimi tempi era preoccupato. Temeva qualcosa ed era molto pruden te in tutti i suoi spostamenti. Era sempre scortato e i suoi movimenti venivano tenuti segreti. Evidentemente, è sta to tradito». [Ansa]

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