«Uniti possiamo farcela»

«Uniti possiamo farcela» «Uniti possiamo farcela» Parla la «colomba» Lombardi Le imprese hanno nuovi doveri TORINO. «Se siamo a questo punto, in economia come in politica, la colpa è di tutti. Anche se certamente i politici hanno le responsabilità maggiori, come del resto i meriti maggiori delle cose positive realizzate dal Paese». E' sabato pomeriggio e Giancarlo Lombardi, membro di giunta della Confindustria e leader storico dell'ala moderata degli imprenditori, non è ancora al corrente dell'atroce assassinio di Giovanni Falcone (più tardi rilascerà un commento angosciato e severo). Ma ciò che sa ciò che tutti sanno - basta comunque a sgomentarlo: «La situazione economica è difficile, l'ingresso in Europa lontano, il quadro politico confuso, le istituzioni prive di vertice. Si è presi da smarrimento. Eppure era necessario che alcune di queste condizioni si creassero, altrimenti non sarebbe maturata la possibilità di certi cambiamenti strutturali». Ingegner Lombardi, la settimana che si apre sarà particolarmente calda per il mondo dell'economia, oltre che per quello politico: c'è l'assemblea della Confindustria, quella della Banca d'Italia. Lei spera nella possibilità che da questi appuntamenti istituzionali nasca la linea del cambiamento? Sì, su questo sono ottimista. La fase di trasformazione sarà lunga e dolorosa. Ma a qualcosa di nuovo e di migliore si arriverà. Il problema è che sarà indispensabile gestire questa trasformazione collettivamente. Cos'è, la classe imprenditoriale rinuncia al tante volte rivendicato ruolo-guida? Vista la situazione da cui partiamo, è indispensabile agire insieme: abbiamo già tante volte visto che la stessa attività economica dipende così strettamente dalla cornice socio-politica in cui opera che è impotente se non è aiutata dal sistema-Paese. E quindi, cosa dovrà fare il nuovo vertice confindustriale, di cui lei continuerà a far parte? Toccherà alla Confindustria saper dialogare col mondo politico e le forze sociali in modo da far presenti le necessità improrogabili del sistema imprenditoriale - il contenimento salariale, la riduzione dei tassi - ma facendosi carico contemporaneamente del contesto generale. Ma questo che vuol dire, in concreto? Vuol dire piantarla con il gioco delle parti. Bisogna inventare spazi nuovi. Veda, da anni mi porto dietro quest'etichetta di «colomba» della Confindustria, perché mi si considera più por- tato al dialogo che alla contrapposizione. Ma non è debolezza, la mia. Sono convinto che con questo approccio dialettico si arrivi meglio ai risultati importanti. Non dico che la Confindustria debba appiattirsi in un perenne dialogo con tutti, ma può aprirsi di più. Belle parole, eppure dal primo giugno tratterete con i sindacati sulla scala mobile partendo, come sempre, dagli antipodi: voi frenate, loro spingono. Vorrei rovesciare il discorso. Oggi un tema fondamentale è quello dell'internazionalizzazione: nessun problema può essere risolto se non guardando al mondo. Ciò dovrebbe avere effetti precisi sul nostro modo di operare. Pensiamo ai movimenti migratori, alla qualità della vita, oltre che a quella dei prodotti. Il confronto deve riprendere a misurarsi con questi temi, con il termine medio-lungo. E sui salari? Se il dibattito si ridurrà al puro e semplice tema del costo del lavoro, di cui non possiamo che chiedere la riduzione, non andremo lontano. Bisogna aggiungere temi nuovi, dalla riforma tributaria alla formazione, per citarne soltanto due. Si apre una settimana caldissima per l'economia: la vostra assemblea, l'appuntamento in Bankitalia... Mi auguro che questi appuntamenti vengano vissuti costruttivamente, con ottimismo: vedo attorno a me più gente intenta a demolire che a costruire. Abbiamo bisogno invece di concretezza e costruttività. E dobbiamo riuscire a rimettere al centro del dibattito sociale e politico il problema dell'economia: dev'essere chiaro che se l'economia va bene, va bene anche tutto il resto, per tutti. Sergio Luciano Giancarlo Lombardi

Persone citate: Giancarlo Lombardi, Giovanni Falcone, Sergio Luciano

Luoghi citati: Europa, Torino