SONO MORTI PER NIENTE di Ernesto Galli Della Loggia
SONO MORTI PER NIENTE SONO MORTI PER NIENTE NON ha sbagliato la mafia ad ammazzare Giovanni Falcone. E' così, infatti, adottando quando occorre anche i metodi della macelleria libanese, che essa ha costruito e continua a costruire quella capacità di intimidazione assoluta (assoluta perché fondata sul terrore) che è la base vera, la premessa necessaria, del suo potere sociale. Sì, la mafia sa quello che fa: sa che a scadenza regolare bisogna impartire lezioni esemplari che ricordino a tutti chi è che comanda. Soprattutto che ricordino a tutti che le sue sentenze sono sempre eseguite, che possono passare mesi, anni magari, ma alla fine, all'appuntamento decretato con la morte, nessuno è in grado di sfuggire. Chi intralcia la strada alla mafia deve sapere che la reazione cui andrà incontro non è né contrattabile né oggetto di possibili sospensioni: è solo la morte, prima o poi, e basta. Una morte che arriva immancabilmente, . che colpisce a dispetto di tutte le scorte e le protezioni, di tutte le cariche, contro la quale non c'è riparo possibile. E' con questa macchina di guerra che carbura sangue che deve vedersela lo Stato italiano. Uno Stato il quale si muove, invece, secondo regole esattamente opposte: in cui tutto è contrattabile, dove regna l'accomodamento, le cui decisioni sono sempre soggette a mille appelli, a mille rinvìi. Da un lato i killer più determinati dall'altro Corrado Carnevale, da un lato la Cupola dall'altro il Csm, da un lato il tritolo dall'altro la carta bollata: è così che a tutt'oggi è stata combattuta la supposta guerra tra la mafia e lo Stato italiano. Logico che più che di guerra si sia sin qui trattato di una intermina- Ernesto Galli della Loggia CONTINUA A PAGINA 4 PRIMA COLONNA
Persone citate: Corrado Carnevale, Giovanni Falcone
Luoghi citati: Cupola
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