Il campione dell'Aprilia è tra i grandi favoriti nella 250 del Gran Premio d'Italia che si corre al Mugello di Cristiano Chiavegato

Reggiani: Il pericolo? É il mio mestiere MOTOMONDIALE Il campione dell'Aprilia è tra i grandi favoriti nella 250 del Gran Premio d'Italia che si corre al Mugello É Reggiani: Il pericolo? É il mio mestiere «Quanta differenza conia FI, qui comanda ancora il pilota» SCARPERIA DAL NOSTRO INVIATO Loro dicono di divertirsi. Ma hanno quasi tutti la schiena curva, a forza di stare piegati in una posizione innaturale. E poi li riconosci anche da lontano perché fra botte e fratture, la maggioranza porta nel fisico i segni di uno sport che è la quintessenza del rischio. Sempre in bilico, sempre con il pericolo del contatto e della caduta. Sono i piloti protagonisti del motomondiale che oggi promettono spettacolo nel Gran Premio d'Italia. Teatro delle tre gare in programma il circuito del Mugello, uno dei più belli in assoluto, impegnativo e crudele, perché non ammette errori, perché non concede tregua, tutto da guidare. Fra i protagonisti più attesi c'è Loris Reggiani, 32 anni da Forlimpopoli, romagnolo purosangue, pilota ufficiale dell'Apriha, vincitore dell'ultima prova delle 250 in Spagna. Un ragazzo sul quale si potrebbe scrivere un libro. Contagiato, dodicenne, dalla febbre della velocità e da allora praticamente sempre in sella. Quando non era in ospedale. Una carriera costellata di infortuni, di incidenti, di miracolosi recuperi, cucito e ricucito, ingessato e inchiodato molte volte. Ma sempre tornato in pista con immutata passione. Una vita spericolata, per dirla alla Vasco Rossi. «Io sono felice così - afferma Reggiani con un bel sorriso, scuotendo i capelli scuri -. Non cambierei nulla. Ho vinto poco, ma penso di aver avuto parecchio. Sono findanzato da dieci anni con Barbara, ho molti tifosi, guadagno bene, anche se non sono fra i primi della Usta, soprattutto faccio una cosa che mi piace. I motori sono la mia dannazione, mi perdo dietro a una macchina. Anzi ne ho costruita anche una durante il tempo Ubero: si chiama «La Rosina». Sul telaio di una Lancia Beta coupé ho messo quattro propulsori Yamaha 1000, uno per ruota. Una trazione integrale. Ha qualche difettuccio. Con 600 cavalli, le ruote pattinano un pochino...». Loris si stende su), divano della sua motorhome, prima di iniziare le prove. Sull'avambraccio una lunga cicatrice. «Sono ruzzolato prima dell'inizio deUa stagione a Jerez, in prova. Forse questo ha compromesso il campionato. Ho perso due gare, non tanto per i pro¬ blemi fisici quanto per quelli psicologici. E' il mio maggior difetto, manco di continuità, faccio fatica a riprendere. Ma questo non è uno sport così pericoloso come si dice: io credo di aver riportato una quarantina di fratture (sic!). Però l'unica volta che mi sono fatto veramente male è stato nel cortile di casa. Stavo provando una moto, mi sono mancati i freni e sono uscito dal cancello, steso a terra. Mi ha preso sotto un camioncino. Me la sono vista proprio brutta». Si dice che in FI U pilota non conti più molto. E' lo stesso anche neUe moto? Abbiamo visto che Aprilia e Yamaha hanno sospensioni intelligenti, mentre telemetria e elettronica sono ormai diventate padrone. «No risponde Reggiani - chi comanda è ancora l'uomo. Si può vincere a volte anche con il mezzo leggermente inferiore se si è mólto bravi. Non è comunque questo U nostro caso. L'Aprilia va forte». Classe 500 a parte, dove la Cagiva stenta sempre a decollare (ieri comunque Barros ha ottenuto un incoraggiante sesto tempo), ci sembra che l'Italia delle due ruote stia vivendo un momento febee. I risultati sportivi possono dare una bella mano all'industria che nel nostro Paese venderà nell'anno circa 1 milione di pezzi, 200 mila con targa, gU altri senza, per un fatturato globale che dovrebbe avvicinare i 5 mila miliardi. «Non so spiegare U perché di questo successo - risponde Loris -. Qualche tempo fa nelle piccole cilindrate andavano di moda gU spagnoli, ora tocca a noi. Ci sono dei giovani che vanno forte. Vedo bene Capirossi, che verrà fuori anche nella 250, Romboni e Biaggi. Tre ragazzi d'oro». E la rivalità con Cadalora? «E' un campione, lo stimo. Non siamo amici come qualcuno ha scritto, solo conoscenti. Cercherò di batterlo. Ma il Mondiale è già in mano sua. Ho perso due corse e il regolamento che permette di assommare tutti i risultati, senza scarti, mi penaUzza. Dovrei vincere tutto, per il momento non ci penso. Ma ho soltanto 32 anni e il tedesco Mang ha vinto un titolo a 38. Aspettatevi due beUe gare tirate e incerte oggi. Solo Doohan neUa 500 potrà andare a spasso, noi delle piccole cilindrate ci daremo battaglia». Cristiano Chiavegato Loris Reggiani, 32 anni, sul podio nell'ultima prova delle 250 in Spagna

Luoghi citati: Aprilia, Forlimpopoli, Italia, Scarperia, Spagna