Chiappucci e Chioccioli l'Italia siete voi

Chiappucci e Chioccioli, l'Italia siete voi Scatta oggi il Giro da Genova: il favorito è lo spagnolo Indurain, ma non è imbattibile Chiappucci e Chioccioli, l'Italia siete voi Lelli è la speranza, Fignon il rebus GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Uniti in nome dell'Italia ma scissi da contrastanti opinioni sulla destinazione della maglia rosa, Chiappucci e Chioccioli affrontano da oggi lo spagnolo Indurain il quale, con elegante prudenza (è un ex contadino che indossa spesso lo smoking), dichiara: «Ma certo: io ho le cronometro, però voi avete tante belle montagne». Si tratta di un mero complimento turistico? E chi lo sa. Ciò che sappiamo in attesa del prologo che a Genova apre il 75° Giro è che Indurain è notevolmente superiore a Chiappucci e a Chioccioli nelle individuali a tempo e che il duo Chià-Chiò non è notevolmente superiore a Indurain sulle salite. E allora? Tenuto conto che i chilometri da pedalare a cronometro sono 112, dobbiamo mestamente sussurrare che tutto è finito prima di partire? Non precipitiamo e infischiamocene della fiaba dei «favoriti dalle eurostanze». All'invulnerabile Achille noi, se ci è permesso, vorremmo anteporre l'ineguale, intermittente Ettore. Una pioggia di fatti bizzarri può scaricarsi sulla vasta schiena di Indurain. Tanto per cominciare, Miguel non avrà soltanto Chià e Chiò come avversari. Giovannetti, reduce dalla Vuelta, reclama un posto tra i protagonisti e gli viene, per l'ottima condotta tenuta in Spagna e per precedenti benemerenze, accordato; il giovane Lei li è alla stagione delle conferme e non gli basta il ricordo d'un Monviso conquistato nella bufera per sentirsi compiuto. Lelli quando vede un cronometro sviene, però, in montagna, è capace di far svenire gli altri. Indurain per vincere deve reggere a una serie di attacchi in alta quota e bombardare la concorrenza in pianura. L'ex contadino Indurain non è un gradasso rurale, ammette l'esistenza di qualcosa che lo turba, sebbene non possa nascondere d'aver accettato di correre il Giro perché gli stava a pennello. Indurain è turbato, ad esempio, dalla convinzione straordinaria nei propri mezzi della quale s'agghinda Chiappucci; dalla serenità di Chioccioli; dalla vivacità di Lelli. Insomma, si chiede: che hanno da star tanto allegri questi goffi abitatori delle mie cronometro? E non ci mette troppo a scoprire che nel tracciato confezionatogli dalla pregiata sartoria del Giro, la seconda cronometro di trentotto chilometri (quarta tappa) è una sorta di italico bidone offer- to all'illustre figlio della Navarro. Come sarebbe? Sarebbe che l'Arezzo-Sansepolcro in questione nutre nel proprio seno un Gran Premio della Montagna a quota 575 e si vanta di un ulteriore impennata finale. E' dunque una cronometro fasulla, che pone Chiappucci, Chioccioli e Lelli in condizione di difendersi al meglio. Esiguo, succinto il prologo, la vera tappa di Indurain è l'ultima. Lungo i 66 chilometri della Vigevano-Milano le gambe del granatiere Miguel potrebbero fare sconquassi. Ma come ci arriverà Indurain alla Vigevano-Milano? «Mi auguro», dice Chiappucci, «che ci arrivi malissimo, in quanto prima di quel giorno dovrà digerire sei tappe di montagna e gli arrivi in vetta del Terminillo, del Bondone, del Monviso e di Pila». Se lo augurano anche Giovannetti, Lelli e Chioccioli, acuminato dalla lunga attesa che gli arrivasse la celebrità. E veniamo a Fignon che con l'americano Hampsten, il venezuelano Sierra, il colombiano Herrera e l'irlandese Kelly compone un eterogeneo quintetto d'avventura. Fignon è, in mancanza di Bugno, il capitano della Gatorade. Il suo compagno di squadra Giovannetti (che Bugno, dimostrando quanto apprezzi Fignon, definisce bravissimo e suo primo ambasciatore) ha dichiarato che il professore francese non è un favorito; potrà anche vincere, ma non è un favorito. Gentile. A Fignon di Giovannetti importa meno che niente. Alla faccia dell'unione. Nessuno, neppure Fignon, sa che cosa sia in grado di produrre il gallico Laurent. Però, tutti sanno che se i muscoli dovessero sorreggerlo, se lo cogliesse anche un mezzo disgelo, sarebbe felice di riservare a Giovannetti un compito da cameriere. Fignon è la massima incognita della corsa e di se stesso. Hampsten, Herrera e Sierra scalano onorevolmente tutto quello che c'è da scalare e a cronometro fanno pena. Kelly ha deciso di esordire al Giro d'Italia all'età di trentasei anni, crede nella bellezza della corsa, non tanto nei miracoli. Una mezza dozzina di tappe è dedicata ai velocisti. Un'idea fissa che non dà requie, agita e assilla l'iperbolico Cipollini. Egli desidera ridurre a un'inadeguata pulce ciclistica il russo Abdoujaparov, suo strenuo nemico allo sprint. Scesi dalle montagne e sorbite le cronometro, godiamoci dunque anche questo furente duello. Gianni Ranieri Chiappucci nel '91 si classificò 2° al Giro. 3° al Tour: è ritenuto l'italiano numero I Chioccioli (32 anni) vorrebbe fare il bis: dovrà andare all'attacco in salita Nessuno spagnolo è riuscito finora a vincere il Giro: Indurain ci prova ÉM11HÉ E' Lelli la possibile sorpresa: ha 24 anni e vuole dimostrare di essere già un asso In assenza di Bugno il capitano della Gatorade è Fignon: l'enigma della corsa o 3 ._ _ iter- ! IE ORARIO PASSAGGI ALLA MEDIA DI KM 47 [Primo corridore!