E Schillaci ammette «Sono di partenza» di Bruno Bernardi
E Schillaci ammette «Sono di partenza» Si chiude a Verona l'awentura-Juve E Schillaci ammette «Sono di partenza» La punta cerca un club ambizioso Inter e Napoli nelle sue speranze VERONA DAL NOSTRO INVIATO Al «Bentegodi», Totò Schillaci realizzò la sua prima doppietta in A e oggi, sullo stesso campo, contro il Verona, disputerà l'ultima partita in bianconero. L'arrivo di Vialli, quello probabile di Platt e quello possibile di Lentini, la conferma di Casiraghi, disegnano il destino del ventisettenne bomber di Italia 90: la pratica per il divorzio dalla Signora è in corso anche se nessuno gliel'ha annunciato. «La società non smentisce le voci di una cessione e questo è un segnale: credo proprio di essere al capolinea, molti tifosi mi chiedono di restare, ma non sono io che me ne vado», dice il giocatore. Davvero curiosa la staffetta con Vialli. In Coppa del Mondo fu Totò a togliere il posto al sampdoriano, ora è Gianluca a spodestarlo nella Juventus. Quella del prossimo anno sarà una squadra altamente competitiva, con Peruzzi tra i pali, Julio Cesar libero, Kohler stopper, Carrera e Marocchi terzini, Dino Baggio, Roberto Baggio e Platt a centrocampo, Vialli e Casiraghi (e Lentini?) in attacco. Con Ravanelli punta di ricambio e, forse, Di Canio come alternativa. «Sono legato alla Juve sino al '94 e, se dipendesse da me, non mi muoverei: so che l'allenatore ha fiducia in me», ribatte Totò. Neppure la panchina e magari l'eventualità di entrare in concorrenza «alla pari» con Casiraghi e Ravanelli come partner di Vialli sembrano turbare il bianconero. «Ho fatto panchina in B, con il Messina, e in Nazionale, però deve giocare chi lo merita», osserva. Tuttavia, Schillaci si rende conto dei problemi di sovrabbondanza che avrà Trapattoni, non facili da risolvere ed amministrare. Senza sottovalutare il fatto che la sua quotazione attuale è almeno doppia rispetto a quella che avrà quando sarà svincolato. E così sta preparando le valigie. «Vorrei ribadire che non ho rifiutato nessuna squadra, cerco un buon contratto, non sono giovane ma neppure vecchio e non intendo chiudere la carriera in un club senza programmi», puntualizza. Orgoglioso, «non intende fare il pacco postale ma vuole scegliere la nuova destinazione». Totò ha mercato ma, sinora, non c'è stata una trattativa ben delineata. Conterà la sua parola. C'è l'Inter che lo vuole. Anche il Napoli e il Genoa lo corteggiano. Dalla Francia si apprende che sono in corsa il Monaco (Rui Barros, suo ex compagno, gradirebbe averlo al fianco) e il Marsiglia di Bernard Tapie. Lui sta alla finestra. Resterà sempre innamorato della Juventus. «Non dimenticherò mai le tre stagioni trascorse a Torino, è stato un periodo bellissimo, mi sono subito ambientato, ho corso su una... Ferrari. Vado via senza drammi», sorride. Rimpianti? «Di non aver vinto lo scudetto, anche se una Coppa Italia e una Coppa Uefa rappresentano due trofei importanti», risponde. Un anno fa disse che era reduce da una stagione disastrosa. E adesso, guai è il suo bilancio? «Ho pagato la buona sorte del Mondiale, ma la stagione che sta finendo è stata più ricca di soddisfazioni: arrivare alle spalle del Milan, dopo averlo contrastato a lungo, non è un disonore. Anche se spiace di non aver conquistato, proprio sul traguardo, una Coppa Italia che era alla nostra portata. Sul piano personale, ho segnato sei gol in campionato più uno in Coppa Italia. Con un pizzico di fortuna in più ne avrei potuti fare una decina, ma non sarebbe cambiato niente». Da cannoniere del Messina a re del gol ai Mondiali, di strada ne ha fatta tanta. «Ho avuto fortuna, sono finito sui grandi palcoscenici, ho conosciuto personaggi importanti, eccezionali, come Giovanni Agnelli, come Boniperti. E amerò questa squadra per sempre». Si volta pagina. Tacconi oggi non siederà in panchina e, salvo colpi di scena, lascerà il posto al giovane Marchioro. E' pronto per il Genoa nonostante la Lazio si sia rifatta sotto. E magari, sotto la Lanterna, sarà proprio Schillaci a seguirlo. Bruno Bernardi
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