Troppi capitani sulla coronata Iritecna di Roberto Ippolito

Troppi capitani sulla corazzata IritecnaNobili cerca una soluzione, ma il vicepresidente dell'Iri, Gallo, chiede l'azzeramento dei vertici Troppi capitani sulla corazzata Iritecna Contrasti tra i manager, non decolla la fusione Italstat-Italimpianti ROMA. Un po' di sconforto. Mario Lupo non appare molto contento. Il vicepresidente operativo dell'Iritecna non ha dubbi che così non si può più andare avanti. Il vertice del raggruppamento di ingegneria dell'Iri (nato dall'accorpamento di Italstat e Italimpianti) è troppo affollato. Si parlano lingue diverse e le decisioni stentano a decollare. Con queste difficoltà, la fusione non si concretizza: attuata sulla carta, non produce le sinergie sperate. I due vecchi apparati di Italstat e Italimpianti stentano infatti a unire le forze per lavorare davvero insieme. I guai dell'Iritecna sono stati raccontati da Lupo all'Iri, chiamato a intervenire. In base ad alcune voci, per favorire una svolta, Lupo avrebbe addirittura messo a disposizione il proprio incarico. Ma la notizia viene smentita con fermezza. Secondo le dichiarazioni ufficiali, non c'è quindi alcuna minaccia di dimissioni. Ma il problema di un vertice appesantito e poco dialogante esiste. Il presidente dell'Iri, Franco Nobili, lo ha ammesso dal 30 gennaio, addirittura in Parlamento: «La squadra di vertice va effettivamente un po' limitata», disse. Nobili ha appena chiesto a un direttore centrale dell'istituto di trovare una soluzione per Iritecna. Ma la lima non è ancora entrata in azione: eppure sono passati quasi quattro mesi dalla dichiarazione in Parlamento. Il risultato è che spesso il presidente Carlo Lavezzari ha espresso opinioni in contrasto con gli altri manager, contestando la partecipazione ad affari strategici come il ponte di Mes¬ sina e l'alta velocità ferroviaria. Lavezzari ha perfino messo in dubbio che firmerà il bilancio. In questo quadro, i due amministratori delegati Ernesto Schiano e Fulvio Tornich rischiano di essere più i terminali delle vecchie strutture da cui provengono invece che i protagonisti dell'integrazione. La confusione si moltiplica poi a tutti i livelli. Un esempio: l'Iritecna presenta il piano quadriennale che fa affidamento sul mantenimento del controllo dell'Autostrade e sùbito dopo Sergio D'Alò, amministratore delegato di questa società, dice che vorrebbe altre collocazioni. Se Nobili parla di limatura, il vicepresidente dell'Ili Riccardo Gallo chiede invece l'azzeramento o almeno di lasciare un solo amministratore delegato, magari facendosi aiutare dalle società di cacciatori di teste. Ma, in attesa di chiarimenti politici, l'istituto non ha toccato nulla. Mancano le certezze. Lupo lo constata e chiede ai sindacati di appoggiare le iniziative che favoriscano le scelte. All'Iri ci si interroga a lungo sul futuro dell'Iritecna e tuttavia il momento della svolta non arriva. Diventa così sempre più difficile il recupero di un gruppo che ha ereditato enormi difficoltà: il bilancio 1991 si chiude con una perdita di 780 miliardi che risalgono ancora alle precedenti gestioni. I dirigenti sembrano poco stimolati ad andare avanti. Gli impiegati poi sono proprio stufi: hanno minacciato il blocco degli straordinari. Roberto Ippolito

Persone citate: Carlo Lavezzari, Ernesto Schiano, Franco Nobili, Fulvio Tornich, Gallo, Lavezzari, Mario Lupo, Riccardo Gallo, Sergio D'alò

Luoghi citati: Roma