L'effetto boomerang della demagogia fiscale di Alfredo Recanatesi

L'effetto boomerang della demagogia fiscale EVASIONE E SEGRETO L'effetto boomerang della demagogia fiscale ROMA. I temi fiscali tornano prepotentemente alla ribalta. Il Tesoro sta dando i ritocchi finali al decreto sulla trasparenza bancaria che dovrà essere varato quanto prima, ma non è ancora chi a-1 ro che cosa entrerà concretamente nel mirino del Fisco: saranno solo i conti correnti bancari, o verranno schedati anche i depositi dei Titoli di Stato (ipotesi finora smentita)? E la trasparenza, in tempi di mercati globali, non è più solo un problema nazionale: ha destato scalpore il fatto che le 76 banche svizzere, a cui la Procura di Lugano aveva chiesto notizie sui conti intestati a cittadini italiani coinvolti nello scandalo delle tangenti milanese, abbiano opposto un netto rifiuto ricorrendo contro l'ingiunzione giudiziaria. Del resto il timore di infrangere il leggendario «silenzio» del credito elvetico è forte, proprio mentre da più parti si segnala una recrudescenza delle esportazioni illegali di capitali italiani oltre confine. Ieri, anche Giovanni Agnelli, commentando in Parlamento la difficile situazione della finanza pubblica, ha affermato che «ci sono sempre difficoltà a raggiungere gli obiettivi previsti dalla manovra», anche perché «sul fronte delle entrate c'è una grossa evasione». [r. e. s.] QUALCUNO il sospetto lo nutriva fin dall'inizio, ossia fin da quando il ministro Formica pretese che l'ultima legge finanziaria comprendesse 1 abolizione di quanto ancora sopravviveva del segreto bancario. Il sospetto era che quell'articolo - che abrogava le limitazioni ancora esistenti per gli accertamenti - inserito nell improprio calderone della legge finanziaria, fosse voluto essenzialmente per una azione dimostrativa nella quale l'affermazione del principio politico faceva largamente premio sulle esigenze funzionali della lotta all'evasione. Parve strano, infatti, che tanta risolutezza fosse stata impiegata per ottenere l'azzeramento pressoché totale degli ultimi esili ostacoli che l'amministrazione finanziaria poteva ancora incontrare quando la stessa amministrazione non si è avvalsa quasi mai delle possibilità che in materia gli erano offerte, sia pure alla condizione che già fossero stati acquisiti elementi probatori, sin dal '73. La legge finanziaria non ha compiuto neppure cinque mesi. Tuttavia, quei sospetti non sono stati fugati. Infatti, a sentire le banche, l'amministrazione finanziaria ha compiuto finora soltanto sporadiche incursioni per accertare le posizioni di singoli clienti, così come, per altro verso, scarso seguito sembrano aver avuto finora le segnalazioni al questore, che poi deve girarle all'Alto Commissario antimafia, imposte alle stesse banche per i versamenti di importo superiore ai 20 milioni. Insomma, in tema di segreto bancario sembra si sia fatta più demagogia che effettiva lotta agli illeciti, siano essi evasione fiscale, oppure attività malavitose. Vero è che l'intera normativa non è ancora a regime - tra l'altro, manca ancora il decreto per regolamentare i dati identificativi dei conti che le banche dovranno tenere a disposizione della Guardia di Finanza -; ma è anche vero che, almeno finora, dall'abolizione del segreto bancario di benefici se ne sono visti pochi pur potendo la Guardia di Finanza accedere facilmente in una qualsiasi banca e conoscere immediatamente l'intera posizione di un qualsiasi cliente. i costi, invece, ci sono stati e continuano ad esserci. Sono costituiti da capitali che fuggono dall'Italia e che da alcuni mesi hanno ripreso una consii stenza che non può essere 1 spiegata altrimenti che con la sottrazione di conti bancari alla possibilità di accertamenti fiscali e giudiziari. Come dimostra la reazione delle banche ticinesi alle indagini sui casi di Milano, il gioco è alla portata di tutti. Chiunque lo voglia ha la possibilità di trasferire il proprio gruzzolo al di là delle Alpi e (almeno per ora) dormire sonni tranquilli. Queste esportazioni ci saranno sempre, se non con la Svizzera, verso qualche Paese più lontano. Ma è difficile che possano avvenire esclusivamente in banconote e non transitino per una banca italiana. Quindi è comunque di grande rilevanza che l'abbattimento del segreto bancario venga utilizzato per una concreta persecuzione degli illeciti. Se deve servire soltanto come uno spaventapàsseri per coprire il governo ed alcuni partiti dalle critiche che possono essere mosse dalla sinistra o dai sindacati, tanto varrebbe ripristinarlo. Anche perché quello spaventapasseri, agitato in continuazione in interviste sui giornali come in interventi alla radio e alla televisione, finisce per spaventare soprattutto chi non ha nulla da temere. Il muro di diffidenza tra cittadini e fisco è ancora assai alto, per cui il timore delle iniziative erratiche e pretestuose quelle che si fanno solo per poi poter dire che sono state effettuate tante migliaia di accertamenti - basta da solo per modificare anche operazioni e comportamenti assolutamente leciti. Poiché può capitare a tutti di effettuare versamenti anomali per una eredità, per la vendita di una casa, o per il realizzo di una attività, l'idea di dover eventualmente convincere il fisco delle oneste ragioni di quelle operazioni piace comunque poco e, se possibile, vengono evitate, rinunciandovi o prendendo precauzioni che, nella fattispecie, consistono anche in accrediti presso banche oltre confine. Anziché agitare demagogicamente l'abbattimento del segreto bancario ed annunciare anagrafi dei conti correnti che chissà se e quando potranno mai essere realizzate e fatte funzionare, sarebbe assai meglio che venissero offerti fatti concreti i quali dimostrino intanto che queste innovazioni hanno consentito di contrastare più validamente i comportamenti illeciti, ed inoltre che non vengono e non verranno mai usate con ottusità burocratica nei confronti della gente per bene. Alfredo Recanatesi esi |

Persone citate: Formica, Giovanni Agnelli, Segreto

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma, Svizzera