Battiato si rimette all'Opera con il suo eroe Gilgamesh di Marinella Venegoni

Battiato si rimette all'Opera con il suo eroe Gilgamesh Il cantautore presenterà il dramma musicale sull'epopea sumera: debutto il 7 giugno a Roma Battiato si rimette all'Opera con il suo eroe Gilgamesh ROMA DAL NOSTRO INVIATO Effetti speciali. Scenografie bellissime e costumi incredibili nello stile dei Sumeri, l'antico popolo della Mesopotamia, ricostruiti con un lavoro certosino di documentazione. E poi non solo musica ma parti recitate, e danze kathakali accompagnate da suoni moderni, con le coreografie create da Raffaella Rossellini per il Corpo di Ballo: si annuncia come l'evento di fine stagione il debutto di «Gilgamesh» al Teatro dell'Opera di Roma, previsto il 7 giugno prossimo in due repliche. L'ambizione non nascosta è di accendere l'attenzione non tanto e non soltanto del pubblico tradizionale dell'opera, ma soprattutto degli appassionati più vivaci e inquieti della musica popolare contemporanea: a trascinarli, basterà il nome dell'autore e regista di «Gilgamesh», Franco Battiato. E' questa la sua seconda opera seria dopo «Genesi», che aveva debuttato a Parma tre anni fa con esiti controversi di critica; il cantautore/compositore siciliano ha finito di scriverla soltanto da 15 giorni, dopo mesi febbrili ma entusiasti di lavoro durante i quali assicurava serissimo, a tutti quelli che lo interrogavano: «Sarà una pizza mcredibile. Vi annoierete a morte». Sono i vezzi di Battiato, uno cui l'autoironia non manca. Soltanto ieri, Franco Battiato ha incominciato a Roma il contatto ravvicinato con il Teatro dell'Opera, accompagnato dal maestro strumentatore annunciato in locandina: è il fedelissimo Giusto Pio, già primo violino della Scala, con il quale egli lavora da almeno 15 anni. Si danno ancora del lei, erano stati presentati negli Anni 70 da Antonio Ballista, che dirigerà, per «Gilgamesh», l'orchestra. Le prove s'inizieranno soltanto il 28, ma alla fine della giornata di ieri, l'autore appariva tranquillo, rilassato e padrone della situazione: «C'è il solito canonico ritardo, ma non è preoccupante. E' il sistema di un teatro lirico importante e con tanti impegni, in cui ognuno deve avere il suo spazio. Ma io mi sono cautelato. Lavoriamo da tanto tempo, non ci resta ora che riunire tutti i pezzi», diceva sorridendo sotto la lunga barba che è ormai diventata parte della sua personalità. Due atti, per una durata complessiva di circa due ore, e nel secondo il più inquieto artista italiano apparirà anche come interprete: la cosa non ha precedenti nella storia della musica moderna, ma Battiato avrebbe potuto forse essere agevolmente anche scenografo, e costumista. Della preparazione non si è perso un dettaglio, e s'intuisce che lo ha fatto più per passione che per dovere. Le scene di Luca Volpatti, suo abituale collaboratore anche nei videoclip, sono pronte da venti giorni: «Non ha idea di quanta preparazione tecnica ci sia a Roma - confida -. C'è stato un grande dispiego di elaborazione. L'ambiente sembrerà postmoderno, ma in realtà è ricostruito secondo l'epoca: i Sumeri usavano piastrelle smaltate, colorate, già quattromila anni fa». Identico lavoro di ricostruzione è stato fatto per i costumi, da Anna Biagiotti: «Il mio l'ho già provato. Sembro più plausi¬ bile di come sono nella vita di tutti i giorni - dice ridendo divertito -. Avrò un cappello tunisino con il fiocco e abiti dal marrone al color terra. Ai piedi, due calze di colore diverso, come usava nell'antica Persia». Con il rischio di lanciare subito un'altra imprevedibile moda. Il mito di Gilgamesh, in origine un dio per due terzi, re di TJruk, si trova in un racconto epico completato verso il Duemila avanti Cristo; fu il primo eroe della letteratura di ogni tempo e sollecitò a lungo l'immaginazione umana, tanto che la sua raffigurazione artistica, mentre strangola un leone, si ritrova su alcune cattedrali dell'Europa medievale. E', alla fine, una ri-' flessione sulla natura dell'uomo, che lotta e crea ma alla fine deve morire. Battiato confessa di aver letto del mito, più di quattro versioni; però ha riassunto creativamente la vicenda di Gilgamesh e del suo antagonista prima e alter ego poi, Enkidu, nel primo atto; 3 secondo atto, nel lussuoso patio di un'abitazione, è stato ambientato nel 1240, durante l'epoca di Federico il, quando Battiato immagina che l'eroe si sia reincarnato in Sicilia: «Scrivendo un'opera moderna, ho tolto tantissime cose di carattere drammaturgico». Sette i personaggi in scena. «Io sarò un cantante sperimentale dell'epoca - confessa sempre più divertito - e Raffaella Rossellini sarà una danzatrice, sperimentale anche lei. Juri Camisasca, con un mezzosoprano e un baritono, si cimenterà nell'Exultet insieme con il coro: canterà un canto gregoriano che io ho armonizzato». Lei è l'unico al mondo a non essere mai nervoso in occasioni come questa. «Non c'è ragione. Più che altro, io stesso sono in attesa di vedere all'opera certi meccanismi sperimentali avanzatissimi». Passione, invenzione e tecnologia dovrebbero conquistare altri teatri. Battiato spera già in una ripresa autunnale di «Gilgamesh», non solo a Roma. Sarà curioso vedere le reazioni dei critici musicali più paludati, che non hanno mai nascosto la loro diffidenza verso Battiato. Il quale osserva serafico: «Io faccio il mio lavoro, che siano canzoni o altro». Poi, dall'8 al 20 luglio, partirà come cantautore per un tour in luoghi non canonici: «Ad Assisi la basilica del Santo, a Firenze San Miniato, poi la Sagra Musicale Umbra a Perugia, Il Festival Muti a Ravenna». E c'è chi dice che in tournée troveranno spazio alcune belle arie di «Gilgamesh», pronte ad essere riciclate in un consumo totale. Secondo i costumi dell'autore. Marinella Venegoni Franco Battiato. E in alto: Raffaella Rossellini che ha curato le coreografie. «Gilgamesh» è l'opera seconda del cantautore siciliano dopo «Genesi», che aveva debuttato a Parma tre anni fa )