Coca party con soli vip

L'eroina era zucchero, a giudizio Venezia, rischia tre anni. Il giudice: doveva vendere la sostanza, anche se proibita L'eroina era zucchero, a giudizio Spacciatore denunciato per truffa da un drogato VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Chiuso nella toilette di un bar di piazza Drago, a lesolo, accende la fiamma sotto il cucchiaio dell'eroina. La polverina comincia a friggere, si tinge di un colore scuro, troppo scuro per essere eroina. Il ragazzo - tossicodipendente da quattro anni - si insospettisce. Aspetta prima di iniettarsela in vena, prova ad assaggiare qualche granello rimasto nella busta e scopre di essere stato imbrogliato. Bidonato dallo spacciatore, che gli ha venduto zucchero al posto della droga. Un altro se ne sarebbe andato truffato o magari avrebbe cercato lo spacciatore per fare i conti: quel ragazzo, invece, corre a sporgere denuncia. Il pretore in questi giorni gli ha dato ragione, rinviando lo spacciatore a giudizio per truffa: anche se l'oggetto della transazione era una sostanza proibita, lui era tenuto a vendere quello che l'acquirente chiedeva, senza inganni; nonostante quella transazione potesse costargli guai peggiori. Per la truffa, adesso rischia fino a tre anni di carcere. Il fatto accade il 31 luglio del '90. Stefano Brescia, tossicodipendente di Rozzano Milanese, è in trasferta per le vacanze. E' fuori zona, fuori del suo giro, dunque. Gli dicono che dalle parti di piazza Drago c'è un certo Roberto Zecchin che vende le bustine che lui cerca. Trova questo Zecchin, gli chiede la «roba», paga il prezzo che quello pretende, poi si infila nella toilette. Ma nel momento dell'iniettarsi lo stupefacente si accorge della truffa. Quello è zucchero. Neanche il «brown sugar», lo «zucchero marrone» come in America l'eroina tagliata, ma zucchero a velo puro e semplice: 50 lire alla bustina, non già le 50 mila che il ragazzo aveva dato allo spacciatore. Esce dal bar, con la siringa ancora in mano, forse alla ricerca del tizio che lo ha imbrogliato. Il barista lo vede con la coda dell'occhio, pensa che ci sia qualcosa di losco, telefona alla polizia, Viene inviata sul posto una pattuglia delle volanti e Stefano Brescia finisce al commissariato. Comincia a raccontare, fa il nome dello spacciatore che gli avevano raccomandato, spiega il bidone. Alla fine del racconto, alla polizia non resta che lasciar libero il tossicodipendente milanese, dal momento che di droga non ne è stato trovato un grammo e dunque di arresto in flagranza non è certo il caso di parlare. Prima di andarsene, però, Brescia firma il verbale e contestualmente la querela contro Zecchin. Il processo sarà celebrato il 29 settembre, davanti al pretore di San Dona di Piave. Mario Lollo

Persone citate: Mario Lollo, Roberto Zecchin, Stefano Brescia, Zecchin

Luoghi citati: America, Brescia, Rozzano, Venezia