Nel «cassonetto» solo polemiche di Renato Rizzo

Nel «cassonetto» solo polemiche Casale, inaugurato tra le proteste il deposito per bambini indesiderati Nel «cassonetto» solo polemiche Casini: «Vogliamo provocare» CASALE DAL NOSTRO INVIATO A vederlo così, appoggiato alla grata di una finestra che si apre al pianoterra di via Trieste, sembra un pensile da cucina dimenticato durante un trasloco. Ma il mobiletto di legno scuro a due ante non è fatto per custodire piatti e bicchieri: è stato costruito per ospitare bambini indesiderati. Questo contenitore largo un metro e profondo una cinquantina di centimetri è la moderna interpretazione della «ruota degli esposti», quel cilindro che, fino al secolo scorso, era accessorio indispensabile di 1200 conventi ed ospedali italiani e in cui madri sventurate o soltanto disperate, depositavano quelli che la cattiva letteratura chiamava «i figli della colpa». La «ruota» che il Movimento per la vita di Casale ripropone oggi, ha un nome agghiacciante: si chiama «cassonetto», proprio come quelli della spazzatura. E la definizione non è casuale perché, stando alle certezze del presidente della sezione casalese dell'organizzazione, Giuseppe Garrone, «sono tanti, tantissimi i neonati lasciati nei bidoni dell'immondizia. Bambini che vengono triturati con i rifiuti e finiscono a pezzi nelle discariche. Se questa ed altre "ruote" funzionassero, potrebbero essere salvati». Ma il «cassonetto per la vita» del prof. Garrone ha, per ora, dentro di sé soltanto polemiche: neonate, eppure forti ed aspre. Doveva essere sistemato, secondo una tradizione sin troppo ovvia, in un convento. Ma le suore Domenicane di via Pinelli, dopo una serie di entusiastici «sì», si sono richiamate al voto d'obbedienza: «Finché il nostro Ordine non ci darà l'assenso, non potremo aderire all'iniziativa». L'assenso dell'Ordine si dev'essere perduto chissà dove e la disponibilità delle sorelle con lui. E, così, l'infaticabile prof. Garrone ha deciso di allestire quello che lui, con qualche pedanteria chiama «il nostro attrezzo», proprio in via Trieste, la sede del Movimento. Ma sulla strada di questa «ruota», dopo gli intoppi religiosi, a cui si dice non sia estranea la Curia di Casale, ecco arrivare quelli laici: la Commissione edilizia del Comune, dopo un primo parere favorevole, ha bloccato l'allestimento chiedendo un supplemento di perizia. «Credo che la burocrazia sia in perfetta regola - ironizza il presidente dell'associazione umanitaria - si sta cercando la strada per autorizzare questo strumento non solo da un punto di vista edilizio, ma anche sanitario. E intanto gli altri cassonetti, quelli dell'immondizia, continueranno anche senza autorizzazione, a svolgere il loro servizio». Le polemiche straripano da questo mobiletto: qualche magistrato ha ventilato l'ipotesi che un oggetto del genere possa istigare al reato d'abbandono di minore, altri hanno addirittura sostenuto che il Movimento per la vita rischierebbe un'accusa di favoreggiamento. Tutte eventualità che Garrone, confortato dall'ori, Carlo Casini, presidente nazionale dell'ente ed ex giudice, respinge: «Se un giorno trovassimo sui nostri gradini un neonato, possiamo soccorrerlo o dobbiamo, prima, attendere che la burocrazia approvi l'uso improprio della scala?». Ieri, in Parlamento, Rifondazione comunista ha plaudito al comportamento del sindaco de di Casale che ha bloccato l'iniziativa e auspicato che «l'assistenza non torni indietro di 1600 anni»; qualche settimana fa, pa¬ dre Giordano Muraro, del Punto Famiglia di Torino, aveva immaginato che il cassonetto potesse «arrivare ad indebolire la volontà di chi è indeciso se abbandonare o no un bimbo». Ma il Movimento per la vita non ha fermato la sua «ruota»: «Uno strumento per scuotere le coscienze», dice Casini. «Una provocazione: far capire agli uomini di oggi che bisogna tornare indietro per salvare una vita», incalza Garrone. Il quale, poi, chiarisce che provocare non basta: bisogna fare atti concreti. Ed eccolo qui, l'atto concreto in attesa dell'ultimo adempimento burocratico e del prino ospite. Bimbi con i fiori, mamme con i lucciconi, l'unico prete della diocesi disponibile a regalare una benedizione attorniano il cassonetto della discordia mostrato in breve passerella. Garrone spiega che, accanto alla «ruota», ci sarà un campanello in grado d'azionare un'apparecchiatura elettronica posta in casa di alcuni volontari: «Il bambino sarà prontamente recuperato, affidato a una famiglia, scaldato e nutrito. Subito verrà avvisato il Tribunale per i minorenni che disporrà del futuro del piccolo». Qualche applauso, un lancio di fiori, la cerimonia d'inaugurazione finisce presto: il grande sogno dura dieci minuti, poi ridiventa solo un piccolo armadio finito chissà come su un marciapiede. Renato Rizzo Rifondazione comunista «Così torniamo indietro di milleseicento anni» Un solo prete alla cerimonia A sinistra Il «cassonetto per la vita» Qui accanto Carlo Casini e Giuseppe Garrone

Luoghi citati: Casale, Torino