Vialli-Sqmp divorzio d'interesse di Marco Ansaldo
Vialli-Samp, divorzio d'interesse Ultimo allenamento in maglia blucerchiata tra cori e lacrime dei tifosi Vialli-Samp, divorzio d'interesse «Mancini distrutto? Non esageriamo Distrutti sono i licenziati Italsider» GENOVA DAL NOSTRO INVIATO All'imbocco della salita che porta al campo della Samp le scritte che un anno fa inneggiavano allo scudetto non si sono stinte. Graffiti della memoria, lontanissimi dalla sensibilità di questi giorni strillata in un murales più su, sulla cinta del cimitero di Bogliasco: «Vialli cuore della Samp, dopo Wembley batti ancora per noi». Lui, il cuore che da venerdì è stato trapiantato nel corpo della Juve, si allena sul prato con una fascetta indiana tra i capelli e l'aria di chi vorrebbe trovarsi in un altro posto. Mille persone lo seguono, lo applaudono dopo i primi minuti di silenzio e di imbarazzo. Il Gianlucaccio risponde ai saluti con un cenno ma non ha la solita verve. Ogni gesto gli sembra inutile, quanto la spiegazione di una scelta che è comunque un grande business. Dietro a questo divorzio, bagnato da qualche lacrima, c'è infatti una strategia, c'è un disegno. Ci sono i miliardi. «Capisco che Mancini sia distrutto - dice Vialli -. Sono addolorato anch'io, ma le facce distrutte sono quelle dei licenziati dell'Italsider. Noi facciamo un mestiere diverso, in cui non bisogna esagerare con i sentimenti». In effetti, è assurdo questo clima da funerale per uno che va a guadagnare tre miliardi all'anno e alla Juventus. Tuttavia lo choc è stato forte. Si vede. Mancini, che zoppica e che rischia di star fuori oggi, ripete che è come se gli partisse un fratello. «Fino a venerdì - dice - ho sperato che dicesse di no perché un professionista può abituarsi a cambiare compagni e posto di lavoro, ma questa è un'altra cosa». E la gente non sa più con chi prendersela. Non con Vialli, non con Mantovani che la folla, tranne un paio di contestatori, applaude quando si presenta a Bogliasco. Neppure i cori contro la Juve e Boniperti appagano il dolore. Per fortuna hanno inventato i giornalisti. Così la contestazione ha un obiettivo per scatenarsi: alla fine devono intervenire Mantovani, con le parole, e i carabinieri con i fatti per rompere l'assedio alla stampa ed evitare il peggio. Vialli intanto se n'è già andato, firmando gli autografi e baciando i bambini, come sempre. Oggi, a Marassi, giocherà l'ultima partita in blucerchiato contro la Cremonese, che nell'84 aprì il ciclo delle sue esibizioni sampdoriane in campionato. I tifosi gli dedicheranno la festa dell'addio che coinvolgerà anche Boskov e Pari, il cui trasferimento al Napoli sarà ufficializzato martedì. «Ci sono momenti in cui bisogna ragionare con la testa e non farsi ispirare dal cuore - spiega il neo-juventino -. Quando ho maturato la decisione insieme a Mantovani abbiamo valutato la situazione della Samp. E abbiamo concluso che è meglio restare in A senza Vialli piuttosto di vederla finire in B tra qualche anno con Vialli». In realtà il sacrificio per garantire un radioso futuro sampdoriano è solo una delle ragioni. Se il Gianlucaccio ha scelto di cambiare è perché si è convinto che il Milan e la Juve hanno ormai in mano il calcio e agli altri resteranno le briciole. Ed è anche perché a Torino avrà le spalle coperte dagli attacchi che lo hanno investito dal Mondiale in poi. «Le ultime polemiche sul nervosismo hanno ferito Gianluca - racconta un suo amico genovese - e quella per l'operazione alla palpebra gli ha fatto capire quanti sono i suoi nemici. Nella Juve sarà più protetto». Insomma nel giorno degli addii si intuisce che la scelta bianconera è stata un fiume al quale hanno portato acqua molti affluenti. «Ne abbiamo dato l'an¬ nuncio venerdì - spiega Mantovani - perché soltanto in quel momento io, Vialli e la Juventus abbiamo raggiunto un'ipotesi di accordo. Ma quando si è arrivati alla decisione ho voluto annunciarla subito perché altrimenti Gianluca sarebbe andato a Torino di nascosto. Non sarebbe stato dignitoso». «In ogni caso - ha proseguito il presidente della Samp - la proposta è partita da noi un po' di tempo fa. Gianluca ha capito che nel momento stesso in cui la formulavamo era implicito il desiderio che l'accettasse. E ha accettato. Quando ci trovammo in una situazione più o meno simile con il Milan la decisione invece fu diversa». Altri tempi. Allora il ciclo della Samp si stava avviando all'apice. Oggi è in calando, per quanto ne dica Boskov. «Tolti Vierchowod e Cerezo, gli altri hanno meno di trent'anni - sostiene zio Vuja -. Se fossi rimasto io, avrei chiesto di non cedere Gianluca e insisto che lui sbaglia a cambiare. Alla sua età mi comportai diversamente. Comunque lui non è più un talento, è un uomo fatto e formato che la Juve ha voluto per vincere subito. Quelli che verranno invece sono dei talenti per il futuro: Vialli invece direi che è più vicino alla fine che all'inizio». Impressioni, parole per spiegare il megaffare dell'anno. Che per Boskov, evidentemente, non è tale. «Se la Juve si illude che basti Gianluca per raggiungere il Milan si sbaglia. Ha bisogno di almeno tre o quattro giocatori», dice. E non è una gran benedizione. Marco Ansaldo Tifosi in lacrime hanno circondato ieri pomeriggio Gianluca Vialli all'uscita dal campo di Bogliasco, per l'ultimo allenamento con la maglia della Sampdoria
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