Faceva 13 ogni mese ma con le mazzette di Curzio Maltese

Faceva 13 ogni mese, ma con le mazzette Faceva 13 ogni mese, ma con le mazzette Milano, arrestato direttore Totocalcio: taglieggiava le ricevitorie MILANO. A Tangentopoli la dea bendata ci vede benissimo e, ogni tanto, allunga la mano. Il vento di San Vittore s'è portato via ieri anche il direttore del Totocalcio milanese, Franco Bimbi, 60 anni. L'accusa è di concussione. Avrebbe riscosso tangenti variabili dai 6 ai 10 milioni per rilasciare concessioni alle ricevitorie del Totocalio. Con lui è finito in custodia cautelare, inseguito dalla medesima accusa, l'usciere della sede di Porta Vicentina, Annunziato Campareri, 33 anni. A questi sarebbe toccato il delicato compito di riscuotere il pizzo della Tototruffa, pagabile non solo in contanti ma anche con generi di consumo (cassette di vini e liquori) e quadri, che il Campareri s'incaricava di raccogliere in città e nei dintorni con un furgoncino del Totocalcio. Un vero Pony Express della tangente. Dieci giorni fa era stato li- cenziato per «giusta causa». L'inchiesta sul pizzo della schedina era in piedi da mesi e i dirigenti del Totocalcio, che fa capo al Comitato olimpico, ne erano al corrente. Tanto che il Coni aveva deciso già in febbraio di sospendere dall'incarico Bimbi e di nominare suo sostituto ad interim Umberto Polverosi. A malincuore, perché Bimbi era considerato uno dei dirigenti più qualificati e fedeli del Totocalcio. In fondo a una carriera senza scosse e dopo una permanenza ventennale nella sede di Torino, Bimbi era stato promosso direttore a Milano nell'89. Un salto al vertice della piramide di scommesse. Milano è la sede più ambita. Dal capoluogo si controlla tutta l'area lombarda, con l'eccezione di Brescia. Ovvero 2300 ricevitorie sulle 15 mila nazionali. Ma con un volume di giocate pari a circa un terzo del globale, che nel '91 è stato di 3350 miliardi secondo le statistiche e di 3081 miliardi secondo i calcoli del Coni. Senza contare il 9 per cento che spetta alle ricevitorie, circa 330 miliardi. Ed è proprio su questi 330 miliardi che si giocherebbe il racket delle licenze. La media statistica d'incasso per ogni botteghino s'aggira sui 20 milioni. Nella pratica, per la nota legge dei mezzi polli, a Milano e dintorni un tabaccaio con uso di Totocalcio può ricavare dai 60 ai 100 milioni. Il guadagno è netto, perché la macchinetta è in affitto (720 mila lire l'anno), l'incasso è esentasse e neppure le schedine si pagano. Il Totocalcio le fa stampare a sue spese presso sei imprese poligrafiche, la principale delle quali è di proprietà dei fratelli Abete (Luigi, presidente della Confindustria, e Giancarlo, presidente della Lega calcio di serie C). L'unico limite oggettivo alla moltiplicazione dei pani e dei pesci derivanti dalla totomania è il numero fisso delle licenze. Nell'area lombarda non se ne possono concedere più di trenta all'anno. Chi le deve concedere? In teoria il Comitato direttivo del Coni, a Roma, presidente Arrigo Gattai, segretario generale Mario Pescante. Nella prassi, le sedi hanno ampia mano libera. Una libertà d'azione che Franco Bimbi, aiutato dal prezioso collaboratore Campareri, avrebbe sfruttato appieno in questi due anni. Anche se pare difficile impiantare un sistema tanto collaudato in così pochi mesi. La quota di 6-10 milioni è in perfetta regola con le norme non scritte di Tangentopoli: un decimo del guadagno, la misura classica della «mazzetta». In ogni caso, Campareri si sarebbe fatto scru¬ polo di visitare spesso gli esercizi, in modo da verificare de visu l'andamento degli affari. A volte, hanno raccontato i gestori agli inquirenti, Bimbi cedeva alla passione per l'arte e per l'enologia e accettava di «farsi regalare» quadri e vini pregiati. Nessuna reazione, per ora, dai palazzi del Coni. Si tratta certo di un brutto colpo alla credibilità dell'azienda Totocalcio che quest'anno ha già subito l'onta del sorpasso da parte del vecchio Lotto (3500 miliardi), al vertice nella hit parade delle lotterie nazionali. Gattai e Pescante erano passati subito al contrattacco, proponendo nelle ultime riunioni l'abbassamento del costo della colonna (da 800 a 700 lire) e il raddoppio dei loro stipendi annui, portati rispettivamente a 180 e 150 milioni. Curzio Maltese

Luoghi citati: Brescia, Milano, Roma, Tangentopoli, Torino