L'ultima gag del comico anti-Bush di Franco Pantarelli

L'ultima gag del comico anti-Bush USA Nel suo talk-show ha messo sulla graticola generazioni di politici e divi americani L'ultima gag del comico anti-Bush IIpopolare Johnny Carson dà l'addio al teleschermo NEW YORK nostro servizio «Come on, ora basta. Davvero. Non ce la faccio più»: dopo due minuti e quindici secondi di applauso, il suo fare imbarazzato che lo ha reso famoso presso intere generazioni di telespettatori era straripato, complice la commozione. Le grattatine di naso, le sistematine della cravatta, l'abbottonare e sbottonare continuamente la giacca con cui cercava di dissimulare l'imbarazzo non si contavano più. Ma l'applauso continuava. Per essere presente alla storica serata, quel pubblico aveva bivaccato l'intera notte davanti all'ingresso degli studi della Nbc di Burbank, in California. Di storico la serata aveva che Johnny Carson se ne va. Quello trasmesso l'altro ieri sera è stato il suo ultimo «talk show». A 66 anni ha deciso di ritirarsi «finché sono ancora in alto» e di passare la mano a Jay Leno, un comico che già da alcuni mesi è presente nel suo show per farsi le ossa. Johnny Carson non è molto noto in Italia, ma il suo addio ai teleschermi, dopo trent'anni in cui non è mancato una sera, qui viene paragonato al momento in cui il notiziario della Cbs cessò di essere condotto da Walter Cronkite (quello dell'annun¬ cio della morte di John Kennedy con le cui lacrime si identificarono tutti) e subentrò Dan Rather. In trent'anni, per il «salotto» di Johnny Carson sono passati proprio tutti : i divi del cinema e della tv, naturalmente, ma anche campioni sportivi come Cassius Clay, Magic Johnson e Michael Jordan, e perfino alcuni politici, quando erano sufficientemente spiritosi da accettare di essere messi sulla graticola. Il «Clou» delle''serate di Carson, comunque, non era dato dalle chiacchierate che faceva con i suoi ospiti, il cui scopo spesso era quello di propagandare il loro ultimo film o il loro ultimo disco. Il clou era il suo monologo iniziale, quello in cui riassumeva i fatti del giorno, sempre con l'aria di dovere andare subito via e di lasciar cadere l'ultima battuta giusto perché gli era venuta in mente in quel momento. La politica c'entrava parec¬ chio in quei brevi monologhi e alcune sue frasi fulminanti entravano di diritto nel lessico nazionale. Una recente: «Per Bush i senza tetto sono quelli che non sono proprietari della casa in cui abitano». Una di qualche tempo fa, all'epoca dello scandalo Iran-contras: «Quest'anno non pagheremo le tasse. Daremo direttamente il nostro contributo al centra che ci è stato assegnato. Io il mio lo conosco. Si chiama Juan ed è1 molto simpatico». Poi, quando cominciava a presentare gli ospiti, tendeva a mettersi discretamente nell'ombra, per esaltare la loro presenza. Nell'ultima serata c'era Robin William. Ha imitato Dan Quayle e George Bush e ha parlato degli «enormi coglioni» del suo bimbo di sei mesi. Prontamente Carson ha osservato: «Non mi licenzieranno per questa battuta?». Franco Pantarelli L'inventore della satira politica alla Tv americana Johnny Carson \ SFOTO AP]

Luoghi citati: California, Italia, New York