«Nei prossimi trent'anni sarà strage da nicotina»

«Nei prossimi trent'anni sarà strage da nicotina» MEDICINA Dossier di Oxford: una persona su 5 morirà «Nei prossimi trent'anni sarà strage da nicotina» WASHLNGTON. Uno su cinque di noi morirà per una malattia legata al fumo. Anche se non abbiamo mai acceso una sigaretta, perché pure il fumo passivo uccide. E' la drammatica previsione di uno studio dell'università di Oxford che sarà pubblicato oggi dal «Lancet», un giornale inglese. La ricerca, secondo le anticipazioni del «Washington Post», si riferisce ai Paesi industrializzati e prefigura le cause di morte nei prossimi trent'anni. E l'emergenza tabacco è destinata a aggravarsi. Nel 1965 poco più del venti per cento delle morti premature - prima dei settantanni - era dovuto a malattie connesse al fumo, in primo luogo il cancro all'apparato respiratorio. Nel '95 la percentuale sfiorerà il 40 per cento. Perché i progressi della medicina hanno ridotto molti rischi, dalle infezioni ai problemi cardiocircolatori, ma hanno inciso di meno sulla malattia-tabacco. E il calo del consumo di sigarette nei Paesi più avanzati è compensato dalla grande incidenza del fumo sulle cause di morte nell'Est europeo e nell'ex Unione Sovietica. Non sono soltanto i fumatori a morire di nicotina. Secondo il rapporto pubblicato a Londra, la convivenza - a casa, in ufficio, nei locali pubblici - con decine di sigarette accese ha un'incidenza percentuale preoccupante sulle cause di morte. Perché i fumatori sono una minoranza, ma fumatori passivi siamo tutti. Un esempio. Le malattie direttamente imputabili al tabacco uccidono solo il sette per cento delle don¬ ne americane che muoiono prima dei settant'anni. Ma le sigarette sono una concausa nel 37% dei casi, anche se soltanto un'americana su cinque fuma. Trent'anni fa i numeri erano inferiori della metà. Soltanto negli Stati Uniti, trecentomila uomini 3 240 mila donne rischiano di essere uccisi dal fumo nei prossimi otto anni. In Polonia il 50 per cento delle morti premature tra gli uomini sono collegate alle sigarette. In Giappone la situazione è meno grave, e la percentuale scende al 17. «Fumare è la cosa più rischiosa che un uomo possa fare», commenta Richard Peto, l'esperto di biostatistiche che ha guidato la ricerca. «Il tabacco non è una delle tante cause di morte. E' la più temibile. Non ha raffronti con le altre». Perché non colpisce solo l'apparato respiratorio, polmoni, trachea, laringe. E' la causa di molti tumori all'esofago e alla vescica e di scompensi cardiaci. I dati del dossier sono impressionanti. Duecentocinquanta milioni di persone nei Paesi industrializzati moriranno per malattie legate al fumo. Nei casi di morte prematura, si calcola che il tabacco abbia rubato ventidue anni di vita. E il boom delle sigarette nel Terzo Mondo disegna scenari ancora più angoscianti: «Il 70% delle persone che cominciano a fumare ora in Cina e in Indonesia - avverte il rapporto di Oxford si sta preparando un brutto futuro». AldoCazzullo

Persone citate: Richard Peto

Luoghi citati: Cina, Giappone, Indonesia, Londra, Oxford, Polonia, Stati Uniti, Unione Sovietica