Altri 5 mila profughi marciano su Trieste di Giuliano Marchesini

Altri 5 mila profughi marciano su Trieste Altri 5 mila profughi marciano su Trieste In maggtoranza^ond&ambini, anche Bonn apre le frontiere TRIESTE DAL NOStRD INVIATO ' " ' ' ' ". Altri, pinquemila profughi bosniaci allo sbando. Sono quelli fermati dai serbi e poi lasciati proseguire: in maggioranza bambini, molti con le madri, gli altri affidati alle organizzazioni assistenziali. La lunga marcia verso Spalato, poi l'attesa di sapere dove andare. Un migliaio potrebbe restare ih territorio slavo, per il resto di questa colonna sfinita è incertezza. Per una parte, la destinazione potrebbe essere l'Italia: da Spalato a Fiume con i traghetti, quindi in pullman fino alla frontiera di Trieste. Oppure direttamente con le navi allo scalo triestino, o a quello di Venezia: sarebbero stati presi contatti con il governo italiano, per quest'ultima soluzione. Nel frattempo anche la Germania si è detta disponibile ad accogliere profughi «per motivi umani¬ tari», pur mantenendo il visto dì entrata: All'ufficio governativo regionale per i profughi di Fiume, una funzionarla dice: «Spero che la signora Boniver abbia già fatto tutto a Zagabria. Comunque, noi manderemo avanti i bambini». Si conta, dunque, sull'intervento del nostro ministero per ' l'Immigrazione perché siano accolti in Italia altri bosniaci in fuga, soprattutto i bambini. Come quelli che sono passati l'altra sera per il valico di Pese a bordo di dieci pullman e sono arrivati nei centri di accoglienza di Malles Venosta e di Vipiteno, in Alto Adige. Dodici ore di viaggio, una stanchezza infinita. Non bastava, certo, il cartello con la scritta «Dobrodozano», benvenuti. Restavano, in questa gente, l'incertezza, la diffidenza, la convinzione di andare incontro ad altre tribolazioni. Persino la paura: i primi profughi che so¬ no scesi dai pullman nella caserma W&ckernelf df Malles si sono trovati di fronte i soldati. Le divise hanno richiamato in loro il terrore, qualcuno stava per risalire sul pullman. Hanno spiegato loro che i nostri militari erano là per aiutarli, assisterli, sistemarli. Ma c'era, tra i bosniaci, chi ripeteva: «Noi non vogliamo restare qui. Quello che voghamo è tornare alle nostre case». Comunque, le cure premurose che hanno ricevuto li hanno tranquillizzati. Si prodigano gli alpini, impegnati in quest'altra opera umanitaria, a Malles e nella caserma Psaro di Prati di Vizze nei pressi di Vipiteno. E i protagonisti di questa storia di solidarietà sono i bambini bosniaci: superati i timori, le diffidenze, la timidezza, finalmente sorridono e giocano con i soldati. Si parla di una permanenza di questi profughi in Alto Adige di uno o due mesi. Ma potrebbero restare più à lungo'. Infanto le popolazioni delle zone che li accolgono, in prevalenza sudtirolesi, cercano • di alleviare i loro disagi, mobilitandosi, promuovendo raccolte di indumenti e di denaro. A Vipiteno la gente ha riempito tre camion di vestiti. Altre migliaia di bambini, con le donne e gli uomini anziani che li accompagnano, hanno percorso le strade che conducono a Spalato, in queste ultime ore. Una colonna di automezzi lunga una decina di chilometri. Ora bisogna pensare a quest'altra ondata di profughi. Ma chi ci pensa? Già l'altro ieri il centro di raccolta di Fiume era congestionato, per l'arrivo delle due navi con a bordo centinaia di fuggiaschi. Dopo febbrili consultazioni, si è trovata la soluzione di mettere i profughi sui pullman e di farli venire in Italia. Se altri traghetti dei di¬ ti sperati giungessero da Spalato a Fiume, lp scalo dèlia "città croata andrebbe' di nuovo in crisi. Resterebbe, nella zona fiumana/ una colonna desolata di bambini, di madri e di parenti. La via potrebbe essere, ancora una volta, quella che porta nel nostro Paese. Diceva uno dei profughi che sono passati l'altra sera al valico di Pese: «Noi abbiamo bisogno di tutto, ma gli italiani ci aiutano». Finora, però, la situazione è piuttosto confusa: non c'è chi dica chiaramente come si farà fronte a quest'altra emergenza. Secondo alcune voci, U. governo italiano non sarebbe disposto ad accogliere altri profughi. Ma non c'è una dichiarazione ufficiale in questo senso. Quel che è certo è che al di là del confine ci sono migliaia di bambini che hanno bisogno di tutto. Giuliano Marchesini

Persone citate: Boniver