Sociologia al via

Sociologia al via Sociologia al via Attenti, il mondo non è quello che vi fanno vedere PTORINO ER trovare le nicchie della regolatezza, al Salone del libro, conviene infi I larsi nelle salette dei convegni. Convegno è parola ormai sinonimo di noia accademica. Eppure è lì che ancora si trovano i «monaci» delle idee, della ricerca. Ieri pomeriggio c'erano un centinaio di persone ad ascoltare Alessandro Cavalli, Luciano Gallino, Nicola Matteucci e Vincenzo Cappelletti. Si presentava l'Enciclopedia delle scienze sociali, la nuova «grande opera» dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana (la Treccani, per capirci subito). Certo son fioccati i paradigmi e i semantemi, termini che farebbero saltare le coronarie (e l'audience) ad Augias e alla sua «Babele». Ma è stata una lezione di regolatezza, ben al di là degli addetti ai lavori. Perché l'Enciclopedia, 8 volumi, 700 lemmi in seimila pagine, mira alle trecentomila copie. Senza apparire tra i bestsellers, entrerà, porta a porta, nelle case degli italiani che leggono per aggiornarsi e capire. In un'editoria affannata a rincorrere mode, è uno dei rari prodotti made in Italy per l'esportazione, di lunga durata. Di enciclopedie simili ne esistono al mondo 4 o 5, ormai datate (la prima, con i contributi di Dewey e Mannheim, Boas e Malinowski, risale all'America Anni 30). Da noi il precedente più autorevole resta il Dizionario di sociologia Utet, coordinato da Gallino. Ma la sociologia da sola non basta più, soprattutto quella di matrice americana dedita a descrivere e misurare, con schemi e statistiche. Deve collaborare e confrontarsi con disparate altre discipline, dal diritto all'economia, dalla psicologia alla ecofilosofia, la scienza dell'ambiente, restando ciascuna autonoma: «Oggi, quando leggo una rivista di noi sociologi - ha confessato Cavalli -, rischio di non capirne il sessanta per cento, mi sfugge il retroterra delle specializzazioni». Soprattutto la sociologia deve «reincontrare» la Storia, superando la «vecchia ruggine»: «Non si comprende il presente, senza conoscere il passato», ecco la regola, il leit motiv di Matteucci: «Come capire lo Stato senza la polis!». Non a caso all'origine di questa Treccani c'è stato, a metà Anni 80, uno storico, «avversario dei sociologi, ma attentissimo ai fenomeni sociali», Rosario Romeo (sostituito dopo la prematura scomparsa da Massimo Salvadori) e con lui il filosofo Giuseppe Bedeschi. Dunque un'enciclopedia per «ricostruire e rassodare» il sapere (Cappelletti). Perché «oggi parliamo linguaggi il cui lessico si è consumato, parole svuotate dei concetti» (Matteucci. Lui, scienziato della politica, quando lo si mescola ai politologi da prima pagina, ha voglia di fare come le formiche di Gino & Michele). Una polemica contro la divulgazione? «C'è un dato di fatto paradossale - ha spiegato Gallino -: una diffusione di conoscenze apparenti. Qui sta la vitalità della sociologia, da sempre: rompere la crosta, andare oltre l'ovvio, far vedere le strutture soggiacenti... Un tempo, a stabilire "come stanno le cose" erano i principi, poi i politici, oggi lo fanno i mass media. Ieri come oggi il nostro compito è far capire che le cose non stanno come sembrano». Ecco una regola non solo per i sociologi: serve anche per guardare dentro il Salone, per scegliere i libri da leggere e non buttare. Come ad esempio un'enciclopedia. [Lg.]

Luoghi citati: America