La Bibbia non proibisce gli anticoncezionali; chi difende i tibetani?

La Bibbia non proibisce gli anticoncezionali; chi difende i tibetani? AL GIORNALE La Bibbia non proibisce gli anticoncezionali; chi difende i tibetani? La Chiesa non tiri Dio per i capelli Leggo su La Stampa del 14 maggio, in un articolo a proposito di Monsignor Escrivà de Balaguer, la seguente frase, attribuita a tale ing. Corigliano: «... era un uomo di Dio. E non mi risulta che Dio sia favorevole alla pillola». Sono credente e praticante e, se può interessare, non assumo la pillola per ragioni di salute, ma mi sento di poter affermare che in 31 anni di funzioni religiose seguite con una certa assiduità, di letture personali di testi sacri e di libri di argomento religioso non ho mai trovato parole dirette di Dio o di Gesù Cristo contro gli anticoncezionali, sempre che non si voglia far risalire l'intera «campagna» al biblico Onan, ma tutti sappiamo quale fosse l'importanza storica del «numero» per un piccolo popolo quale quello ebraico. Ora, se escludiamo il problema della necessità di braccia per i duri lavori agricoli o per la guerra - necessità delle quali il progresso ci ha, fortunatamente, in parte liberati - si può sapere perché mai Dio dovrebbe desiderare la smisurata crescita di una popolazione in un pianeta le cui risorse stanno scemando di giorno in giorno? Qualcuno può seriamente pensare che Dio apprezzi la visione delle brulicanti favelas brasiliane, delle migliaia di bambini nati per caso e finiti sulla strada, dei bimbi denutriti del Terzo Mondo con le loro pance gonfie e si scagli invece contro la responsabile capacità dei popoli civili di programmare un numero di figli che consenta ai genitori di seguirli e curarli fino all'età adulta? Esiste anche un'ingiusta distribuzione delle ricchezze, è vero, ma come tutto sarebbe più semplice se non continuassimo a crescere in maniera esponenziale! Non sarà per caso che, come molte altre volte in passato, gli uomini - e particolarmente certi uomini di una certa Chiesa ancora misogina e sessuofoba - hanno messo in bocca a Dio ciò che è soltanto frutto dei loro preconcetti e delle loro chiusure mentali di fronte ai reali problemi della gente? Come si può sconfiggere la piaga dell'aborto se non con un sereno ed oculato uso dei mezzi di contraccezione? Scusate, ma vorrei tanto che Dio non fosse sempre tirato per i capelli in questioni che non lo richiedono. Chiara Petrini Tragedia di un popolo ma il mondo tace Ho appena finito di leggere la biografia del Dalai Lama e ne sono rimasto sconcertato. No, non vivo a Eurodisney e mi rendo perfettamente conto che il Tibet non è stato, non è e purtroppo non sarà l'unico Paese soggetto a una brutale invasione straniera, ma una volta terminata la lettura del libro, chiudendo la copertina sono ripiombato nel silenzio più totale. Silenzio da parte di tutto il mondo su questa terribile vicenda che si trascina ormai da anni, sì, anche da parte del mondo della carta stampata che tanto può e tanto fa in altre occasioni. No, non è solo un semplice sfogo. Vorrebbe essere un appello o se non altro un semplice richiamo alla memoria del problema tibetano; se non altro per ricevere maggiori informazioni su quella che considero una cinquantennale aggressione ai più semplici diritti umani. Luca Ferri, Bologna I militari non vogliono un esercito obsoleto Trattare argomenti importanti come quello della Difesa in modo superficiale è il sistema peggiore per rendere un servizio a tale istituzione. La Difesa è una cosa troppo seria, tanto scria che da una sua cattiva impostazione possono derivare i guai peggiori ad una nazione che si rispetti. Comunque, premesso finalmente che un esercito è neces¬ sario; che i soldati, in qualunque circostanza, non «sperano di cavarsela» ma pianificano in anticipo e si addestrano a portare a compimento il compito loro affidato; che la «fantasia» è una dote che ai soldati, capi e gregari, certamente non manca e che «obbedire» per loro è un imperativo categorico dettato dalla loro particolare condizione, vorrei ricordare l'opera continua, instancabile, tenace portata avanti dal Gen. Goffredo Canino, Capo di Sme, prima per lo studio e l'impostazione del Nuovo modello di Difesa e poi per la sua approvazione da parte del Parlamento, unitamente alle leggi ad esso collegate. Il problema, come al solito, è un altro, come dice Ferruccio Benucci su Interarma New, «Se al governo ed all'opposizione esistessero statisti, essi sarebbero oggi impegnati a fare e dibattere serie proposte su come organizzare la sicurezza militare e politica di un Paese che si trova ad essere cerniera tra Europa, Balcani e Medio Oriente in una fase in cui l'instabilità e le potenziali minacce sono destinate a crescere e la protezione americana su cui abbiamo contato per 50 anni non più garantita». Nella sua lettera del 16 maggio il signor Rosso cita anche Calligaris. Voglio farlo anch'io, ma per ricordargli di andarsi a rileggere la sua introduzione ad un libro mai scritto, la questione militare, apparsa su Mondoperaio lo scorso aprile. Uno strumento obsoleto non lo vogliamo nemmeno noi, anche perché, in ultima analisi, saremmo i primi a pagare in caso di suo fallimento. Ma in questa circostanza vogliamo veramente sperare che i «civili» siano accanto a noi, schierati con noi, a difesa delle tesi e delle motivazioni del nostro Stato Maggiore. col. Giuseppe Galiano Torino Massa Carrara non è una città Leggo La Stampa dal 1984. Spesso, riportando notizie riguardanti il Comune di Carrara o il Comune di Massa, il vostro giornale (ma anche altri) scrive Massa Carrara. La maggioranza degli Italiani crede che Massa Carrara sia una città, un Comune, e quindi Massa Carrara è il capoluogo della Provincia di Massa Carrara; invece non è vero. Quando per un avvenimento accaduto a Carrara oppure a Massa, viene scritto Massa Carrara (che è la provincia), è come scrivere Milano per un avvenimento accaduto a Monza; volendo essere proprio pignoli bisognerebbe scrivere «... Carrara (Massa Carrara)» o «... Massa (Massa Carrara)». Massa è il capoluogo della Provincia di Massa Carrara che comprende: il Comune di Massa, il Comune di Carrara ed altri quindici Comuni. Pier Antonio Soldani Massa Festa della Polizia Nulla da celebrare Il 14 maggio, in occasione della Festa della Polizia, il Libero Sindacato di Polizia (Li.Si.Po.) si è dissociato, in tutta Italia, dalle cerimonie in programma, ritenendo che non vi fosse nulla da festeggiare, dal momento che migliaia di reati rimangono impuniti; dal momento che leggi «ipergarantiste» tutelano i delinquenti e consentono a troppi di loro di godere della libertà; dal momento che, alle Forze dell'Ordine, si chiede tutto, si pretende, giustamente, lealtà alle istituzioni, senso del dovere, abnegazione, sacrificio, in cambio di che? Del contratto nazionale di lavoro, da lungo tempo scaduto, ancora non se ne parla; non si parla ancora dei profili professionali e dello «scivolamento di livello» per «tutti»; non si pone rimedio al vergognoso trattamento economico riservato agli assistenti ed assistenti capo; non si chiariscono le nebulosità funzionali del ruolo dei sovrintendenti; non si pone rimedio alla umiliazione morale ed economica, del ruolo degli ispettori; non si provvede a creare «trasparenza» nei trasferimenti, eccetera. Allora... cosa c'era da festeggiare? Luigi Ferone, Roma vicesegretario nazionale del Libero Sindacato di Polizia Li. Si. Po.