AL FALÒ' DEI CANDIDATI di Guido Ceronetti
AL FALÒ' DEI CANDIDATI AL FALÒ' DEI CANDIDATI DA ricordare le date: 5 aprile, elezioni giudicate dagli esperti, e anche dalle casalinghe, qualcosa d'inaudito, di travolgente. Il governo sarebbe da rifare, pronto, ma resta là com'è. Il 28 aprile si dimette il Presidente. Lo fa, dice, perché tutto scorra meglio. Infatti il Tempo si mette a scorrere con disinvoltura, mentre i nuovi figli del Parlamento si prendono due settimane di meditazione per tirar fuori dalla Rosa il Petalo-presidente. Appuntamento il 13 maggio. La sera del 12, qualche barbone addormentandosi sulla sua panchina pensa, illuminandosi: - Domani, il nuovo Presidente. Viene il 13, viene anche il 14, passa il 15, passano il 16, il 17, il 18, il 19, il 20, il 21 maggio. Tutte le votazioni abortiscono. Si bruciano personaggi. Ma, giustamente, nessuno va a bruciarsi per loro sotto l'orologio di Montecitorio. I barboni masticano increduli il loro pane di prima del 13 maggio. Le casalinghe prenotano l'agosto. Una vergognosa aggressione ad un popolo inerme sulla nostra frontiera orientale non disturba né i travolti né i travolgitori del 5 aprile: non è un motivo - una guerra che fa un milione di fuggiaschi, di disperati che premono su Trieste e oltre per accelerare il ricambio di una carica e la formazione di un governo. Non è un motivo per aver fretta neppure il disfacimento di città e regioni abbandonate all'omicidio, o la scoperta, una dopo l'altra, di estese, torve cloache amministrative. Con bella pensata, i sindacati dei ferrovieri offrono alla gente il loro rinfrescante drink di scioperi: tanto dei binari di Stato presi a calci nessuno si preoccupa nelle riunioni dei Direttivi, Guido Ceronetti CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA
Luoghi citati: Trieste
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