Morto Agosti, il Questore del '45

Morto Agosti, il Questore del '45 Colpito da infarto, aveva 81 anni: dagli snidi al D'Azeglio alla lotta partigiana Morto Agosti, il Questore del '45 »,Nelle sue lettere le direttive per liberare il Paese UN SENSO DI ABBANDONO Ma chi si occupa del verde di Torino? Nessuno pota le siepi, nessuno si preoccupa di coprire i vuoti. Tanta è l'incuria che vi si lasciano crescere inattesi alberelli. E' stata tagliata l'erba nel giardino che circonda il monumento a Vittorio Emanuele II, ma nelle aiuole attorno allo slargo è così alta da coprire le catenelle che le recingono. Nell'aiuola circolare davanti a Porta Susa hanno trapiantato fiori, ma non hanno livellato l'erba. Tutta la città dà la sensazione di abbandono. Oggi si apre il Salone del libro: neppure nelle poche occasioni di richiamo internazionale ci teniamo a far bella figura? E' morto Giorgio Agosti, primo Questore di Torino dopo la Liberazione. Colpito da infarto, da giorni era ricoverato al Maria Vittoria. Aveva 81 anni. Se ne va un altro protagonista della Resistenza, una figura di grande rigore, pronta a scelte durissime. Agosti era nato a Torino, da una famiglia della buona borghesia. Studi al liceo D'Azeglio («Rammenti Giorgio - gli disse il compagno di ginnasio, Norberto Bobbio, alla festa per i suoi 80 anni - hai conseguito la maturità con una votazione straordinaria») e poi a giurisprudenza, dove conobbe Alessandro Galante Garrone, Vittorio Foa, Livio Bianco, che divenne il suo amico partigiano per eccellenza (un legame testimoniato da 52 lettere scrittegli negli anni 1943-45). Si laureò con Gioele Solari, il professore di Piero Gobetti, Passerin d'Entrèves, Aldo Garosci, Norberto Bobbio. Nel '33 entrò nello studio di un illustre civilista, Manlio Brosio, collaboratore della gobettiana «Rivoluzione liberale». Fu una scelta dettata dai suoi «cre¬ do» civili. «Antifascista dal giorno in cui uccisero Matteotti» rispondeva Giorgio Agosti a chi gli chiedeva da quando. E il suo spirito democratico fu subito notato: «Credeva quasi ingenuamente nel diritto» disse Brosio. Nel '35, Agosti divenne magistrato. Entrò nelle file di «Giustizia e Libertà». Tenne i contatti con i fuorusciti rifugiatisi a Parigi. Nel '42 fu, a Torino, tra i fondatori del Partito d'Azione. Negli anni 1943-45 il lungo carteggio di lettere tra Agosti e l'amico Dante Livio Bianco. Sono raccolte in un libro «Un'amicizia partigiana», edito dall'Istituto storico della Resistenza in Piemonte. Pagine intrise di ferrea volontà di liberare il Paese, dalla guerra e da quanti la sostenevano. Alcune direttive al compagno Livio destano ancora impressione: «Cosa abbiamo noi? Poche armi e pochi uomini; ma in compenso uomini intelli¬ genti e decisi. Dunque, l'azione deve tener conto di questi dati. Noi la vediamo così: 1) prima ed essenziale l'uccisione di quante spie vengono individuate; 2) l'uccisione dei gerarchi Pfr; atti di sabotaggio...». Fecero discutere anche alcune sue indicazioni sul finanziamento dei partigiani e sull'opportunità di non consegnare le armi agli alleati. Il 27 aprile del '45 fu nominato dal Cln Questore di Torino. In quell'incarico contribuì alla ripresa della vita della sua cara città fino al 28 febrario '48. Il 1° gennaio '50, su sua domanda, fu collocato a riposo dalla magistratura con la qualifica di consigliere onorario di Corte d'appello. Da cittadino, restò protagonista-testimone dell'Italia per la riuscita della democrazia. E con lui Bianco (morto nel '53 in una disgrazia alpinistica). «Tornarono alla vita di tutti i giorni - scrisse Bobbio -, senz'altro soddisfazione che quella di aver dato il loro contributo a cancellare la vergogna della guerra combattuta agli ordini di Hitler». Giorgio Agosti si era laureato con Gioele Solari, il professore di Gobetti e Bobbio

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