Proteste a valanga la casa di Céline non sarà museo di Gabriella Bosco

Proteste a valanga la casa di Céline non sarà museo Revocati i permessi Proteste a valanga la casa di Céline non sarà museo EPARIGI A vedova di Celine, Lucette Almanzor, aveva accolto con grande commozione l'idea che la casa dello scrittore a Meudon dove lei tuttora vive con i suoi cani e tanti ricordi - venisse designata monumento storico. La proposta era stata lanciata da un gruppo di intellettuali e céliniani, capeggiati dal critico letterario Angelo Rinaldi, e il ministero della Cultura aveva espresso parere favorevole. Ma una valanga di lettere di protesta ha sommerso il prefetto della regione Ile-deFrance, Christian Sautter, il quale ha dunque negato l'autorizzazione. A meno di un improbabile intervento duetto del ministro Jack Lang, la casa del 23ter, route des Gardes non diventerà «luogo di memoria». Lucette Almanzor, che ha 80 anni, è amareggiata. Ha retto tante polemiche dal 1° luglio 1961, data della morte del marito. L'antisemitismo di Celine è un fardello pesante. «La nostra casa è un cimitero», ha detto indicando gli alberi del giardino. Sotto una pianta è sepolto Bébert, il gatto comprato alla Samaritaine, vissuto 21 anni ed entrato a far parte del Voyage au boni de la nuit. Sotto un'altra pianta c'è la cagnetta Bessy, di cui Celine ha descritto l'agonia in D'un chàteau l'autre. Un po' più in là riposa Toto, il pappagallo impertinente. «Capisco il risentimento di tanti», ha aggiunto la vedova. «Ma speravo che quelle mura potessero diventare un riparo per il ricordo: Adesso mi fa più pena lasciarle». Gabriella Bosco

Persone citate: Angelo Rinaldi, Bessy, Celine, Christian Sautter, Jack Lang, Lucette Almanzor