«Perché vendo un pezzo dei Savoia»

«Perché vendo un pezzo dei Savoia» Roma, il duca d'Aosta mette all'asta quadri e ori: realizzerà un museo militare «Perché vendo un pezzo dei Savoia» Dall'incanto si dovrebbero incassare dodici miliardi Tra gli oggetti più preziosi due capolavori dei Tiepolo ROMA. Avanzi Savoia. L'ultimo camion è arrivato dal Pie7 monte, con a bordo centotrenta miniature incorniciate d'oro. E poi quadri, arazzi, tappeti mobilia, vasellame e forse anche una villa di Cortona, dove per molti anni ha vissuto un vescovo. E' il bottino di un'asta che è già diventata l'evento mondano della primavera romana: per volontà del duca d'Aosta, che col ricavato vuole allestire un museo militare, dal 28 al 31 maggio vanno all'incanto i beni della famiglia reale. Per ospitare l'evento è stato scelto un albergo dal nome appropriato, il Parco dei Principi, che accoglierà nei suoi saloni il fior fiore dei nostalgici, dei ricconi e dei mercanti, pronti a spèndere dai dieci ai dodici miliardi per disputarsi un pezzo della storia patria e di quella dell'arte. Il maestro di cerimonie sarà Antonio De Crescenzo, un battitore specialista in aste nobili: prima di dedicarsi ai tesori del duca d'Aosta, si era già occupato delle fortune di aristocratici sabaudi come Acquarone e Giove. De Crescenzo ha battuto all'asta i beni del figlio naturale di Francesco Giuseppe, e ha lavorato con profitto anche negli ambienti di Cinecittà. Nessuno meglio di lui può spiegare i motivi di questa nuova moda: «Come sempre, in Italia arriviamo per ultimi. Da Westminster in giù, è parecchio tempo che la nobiltà inglese e francese ha cominciato a vendere all'incanto i suoi beni. Le vendite si organizzano direttamente nei castelli. I motivi? Uno su tutti: i costi di manutenzione dei tesori di famiglia sono diventati proibitivi e per molti, quindi, insostenibili». Il tesoro del Duca riempie diciotto camion e le millequattrocento voci di un catalogo lungo e fitto come la guida del telefono. Come si dice in questi casi, ce n'è per tutti i gusti e per tutte le tasche. O almeno quasi tutte. Accanto ad opere immortali, con un costo precluso ai comuni mortali, sfileranno oggetti di minor pregio, ma di grande carica emotiva, perché nell'a- sta della Corona, anche le stoviglie recano lo stemma di casa Savoia. Cominciamo dai capolavori. Due quadri dei Tiepolo, Gianbattista e Giandomenico: «Il Dignitario orientale» e «Il Cristo libera l'ossesso». Cifra di partenza, 250 milioni. Stessa quotazione per «La vergine e il Bambino» di Vittorio Crivelli. Seguono le opere di Luca Giordano e Carlo Andrea Van Loo. Tutte opere destinate a finire in qualche collezione privata, a meno che lo Stato non eserciti il suo diritto di prelazione, incamerandole alla stessa cifra raggiunta nell'asta. Un capitolo importante è riservato ai ritratti: si comincia con quello del duca di Leicester (parte da 150 milioni) e si prosegue con una galleria di antenati sabaudi: da Maria Antonia di Borbone al duca di Chiablese, da Maria Felicita di Savoia a Vittorio Amedeo III, re di Sardegna. Una sfilata di nasi e cipigli fierissimi, che non mancherà di suggestionare la legione di cultori della monarchia presente in sala. Ma per i nostalgici non mancano le reliquie più abbordabili: cesti in argento a partire da 250.000 lire, lampade Sheffield da 500.000, piatti in porcellana Celadon da 400.000. E poi una serie di oggetti normali, come ribalte, tavolinetti e scrivanie, nobilitati però dalla presenza del blasone reale. Un posto a parte se lo ritaglia un preziosissimo cuscino di velluto, solcato dagli' stemmi delle monarchie francese e portoghese. E' il cuscino su cui si inginocchiò la nonna del duca Amedeo d'Aosta, Amalia di Francia, il giorno in cui fu incoronata regina di Portogallo. Altri oggetti preziosi: una coppia di salsiere francesi del Settecento (da 100 milioni in su) e mobili rinascimentali, in uscita da palazzi romani, toscani e napoletani. Ci sarà anche un altro quadro prestigioso, sul quale gli organizzatori mantengono il riserbo assoluto. Il riserbo, in effetti, è un po' la caratteristica di questo evento. Agli oggetti di casa Savoia, si mischieranno i beni di importanti casati romani e partenopei. Anche gli eredi di quelle nobili famiglie hanno deciso di liberare i loro saloni da arazzi tappeti e altre meravigliose cianfrusaglie. Ma si affidano alla riservatezza di De Crescenzo affinché i loro nomi restino «top secret». Massimo Gramellini Oggetti trasportati con diciotto camion Si potrà acquistare la villa dove fu girato un film Il duca Amedeo d'Aosta ha ottenuto la collaborazione di altri esponenti della nobiltà italiana Il Duca presenta II suo vino. Al centro Maria Gabriella e a destra Mastroianni che interpretò «Il fu Mattia Pascal»