Riesplode la guerra fra le Russie

Riesplode la guerra fra le Russie Mentre l'Azerbaigian lascia la Comunità, tra Mosca e Kiev nuova lite sulla Crimea Riesplode la guerra fra le Russie Massacro di civili in Georgia, diserta la 14à Armata MOSCA DAL NOSTRO INVIATO La violenza interetnica dilaga nell'ex Unione Sovietica con un'escalation impressionante che nessuno appare in grado di fermare e le cui implicazioni politiche appaiono incontrollabili, mentre la Comunità di Stati Indipendenti si avvia a perdere un altro membro: l'Azerbaigian. Il leader del fronte popolare azero, Abulfas Elcibei, probabile nuovo presidente, ha detto ieri che tutti gli accordi firmati dal deposto Mutalibov sono annullati, in quanto mai ratificati dal Parlamento e che «l'Azerbaigian non entrerà nella Csi». Un altro squarcio nella chiglia già pluriperforata del «commonwealth». E la crisi in Moldavia comincia a trasformarsi in una guerra, che coinvolge sempre più da vicino Romania e Russia. Il presidente moldavo Snegur ha telegrafato a Eltsin mettendo in guardia contro il fatto che «il conflitto sta diventando internazionale, con la partecipazione diretta della 14a armata russa». Mosca ha replicato, con il maresciallo Shaposhnikov, respingendo l'accusa di ingerenza armata e ribadendo la «neutralità» russa. Ma è evidente che il comando multare ha perduto il controllo delle truppe. Nelle ultime 48 ore almeno 2000 uomini della 14a armata hanno disertato, ponendosi a fianco delle forze della Repubblica dello Dnestr, e portando con sé centinaia di carri armati e mezzi blindati e interi depositi di armi e munizioni. Le autorità dello Dnestr, dal canto loro, denunciano l'intervento della Romania a fianco del governo di Kisinau. Treni di armi romene avrebbero attraversato il confine nell'ultima settimana. Il bilancio dei combattimenti - che crescono d'intensità lungo tutta la linea dello Dnestr - si fa sempre più grave. Almeno altri 30 morti nelle ultime 24 ore tutto attorno alla regione di Dubossary. Nel Caucaso la situazione è ancora più drammatica. Dopo l'apertura del «corridoio» tra Nagorno-Karabakh e Armenia, le forze armene appaiono intenzionate a colpire gli azeri anche nel¬ l'enclave del Nakhicevan (nelle vicinanze del confine con Iran e Turchia). Violenti bombardamenti armeni hanno colpito le postazioni azere, che a loro volta bombardano i villaggi di confine. Ma i combattimenti sono già all'interno del Nakhicevan. Fonti azere parlano di almeno 40 morti. Lo scambio di accuse è virulento quanto quello dei mortai. Baku e il governo locale del Nakhicevan accusano Erevan di usare armi chimiche. Gli armeni parlano di «autodifesa» contro i cannoneggiamenti azeri. E non sembrano preoccupati dell'eventualità di un intervento turco. «Stanno cercando di spaventarci», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Badalyan. Ma Ankara e Teheran hanno già fatto sapere che non accetteranno il fatto compiuto dell'«aggressione» armena. E il panorama dei punti caldi non si ferma qui. Ieri forze non identificate, sicuramente georgiane, che un portavoce di Tbilisi ha definito «distruttive», hanno compiuto il massacro più grave e mostruoso di questi anni tragici di lotte. Un autobus di profughi che tornavano nei loro villaggi nell'Ossetia del Sud - in gran parte donne, vecchi e bambini - è caduto in un'imboscata. I morti, tutti civili, sono - secondo l'Itar-Tass - 36 e 16 i feriti. Ma fonti ossete parlano di 52 morti. Gli autori dell'eccidio non sono stati identificati, ma è prevedibile che la sanguinosa provocazione riaccenderà la guerra tra georgiani e os- seti, che era stata tamponata da poche ore con un cessate il fuoco patrocinato da Shevardnadze. Non finisce qui l'elenco delle crisi. Ieri l'incontro tra delegazioni russe e ucraine, a Mosca, si è concluso con un nulla di fatto. Il Parlamento russo si appresta a dichiarare incostituzionale la cessione della Crimea all'Ucraina del 1954. Kiev risponde, per bocca di Kravchuk, che il referendum sull'indipendenza della Crimea significa «l'inizio della guerra civile». E ieri il parlamento della Crimea ha revocato la dichiarazione di indipendenza approvata 15 giorni fa e ha votato per lo spostamento del referendum previsto per il 2 agosto. Giuliette Chiesa

Persone citate: Abulfas Elcibei, Eltsin, Giuliette Chiesa, Kravchuk, Mutalibov, Shaposhnikov, Shevardnadze, Snegur