Fuoco serbo sulla carovana dei bambini

Fuoco serbo sulla carovana dei bambini A Sarajevo i cetnici sparano sui cinquemila fuggiaschi, in arrivo le sanzioni della Cee Fuoco serbo sulla carovana dei bambini Altre bombe sulla capitale, si diffondono tifo e epatite Il ministro degli Esteri russo scappa «per il maltempo» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Più di 5 mila donne, bambini e vecchi sono ostaggio dei miliziani serbi che hanno assediato il convoglio che da Sarajevo doveva portarli a Spalato. La lunga colonna di autobus, camion e automobili è stata fermata martedì sera nel Comune di Ilidza, alle porte della capitale bosniaca. Il presunto accordo per farli passare raggiunto ieri mattina, dopo ore di trattative con i leader serbi, non è stato rispettato. Il convoglio ha fatto pochi chilometri per ritrovarsi sotto il fuoco dei serbi. In preda al panico, i disperati passeggeri sono stati costretti a scendere dagli automezzi e recarsi nella grande palestra sportiva di Ilici za dove sono tuttora rinchiusi. Il generale Mladic, comandante dell'esercito serbo federale in Bosnia, ha dichiarato che il convoglio è stato fermato da un gruppo di cittadini serbi che chiedono le salme dei loro connazionali uccisi negli scontri. Ma smentendosi subito dopo il generale ha lanciato il suo ultimatum: gli ostaggi verranno rilasciati soltanto quando verrà rifornita di cibo una delle due caserme principali di Sarajevo. Dopo la scadenza del termine previsto per il ritiro dei militari dalla Bosnia, da ieri l'ex Armata jugoslava viene considerata esercito di occupazione. La Presidenza bosniaca ha deciso la costituzione delle proprie forze armate per il momento riunite nella difesa territoriale della Repubblica. Per tutta la giornata i cacciabombardieri di Belgrado sono sfrecciati nel cielo della capitale bosniaca dove l'allarme aereo dura da mezzogiorno. La città vive nuove ore di inferno. Dalla caserma Maresciallo Tito i militari sparano all'impazzata contro i quartieri centrali. Decine di granate hanno colpito la stazione ferroviaria, la casa dello studente e numerosi altri edifici, avvolti dalle fiamme. La situazione è disperata nei quartieri musulmani alla periferia della città. Isolati da settimane i loro abitanti sono alla fame, senz'acqua e senza luce. Si stanno diffondendo il tifo e l'epatite. Ma nessuno può soccorrere questa povera gente, perché i cecchini sparano contro tutti. Nelle ultime ore cinque persone sono state uccise e 34 ferite. Malgrado la prima intenzione di rimanere, ieri anche i rappresentanti della Croce Rossa Internazionale hanno deciso di andarsene dalla Bosnia. In tutta la Repubblica è stato chiuso in anticipo l'anno scolastico. Nelle prime ore del mattino, poco prima di atterrare a Sarajevo, il ministro degli Esteri russo Andrej Kozirev ha fatto marcia indietro, giustificando l'improvvisa ritirata col maltempo. In realtà non c'era traccia di nuvole. Ma la cosa più strana è che il giorno prima, a Belgrado, Kosirev aveva annunciato il rientro a Mosca e l'interruzione della visita alle ex Repubbliche jugoslave. Cresce intanto il dramma dei profughi bosniaci che sono ormai 930 mila. Più di mezzo milione di persone hanno cercato rifugio fuori dalla Bosnia. «La maggior parte è sistemata in Croazia, ma questa Repubblica non ha più ì mezzi necessari per aiutarli», dice Jean-Claude Concolato, il capo dell'ufficio croato dell'alto commissariato per i profughi dell'Orni. «I profughi bosmaci vogliono rimanere qui. Per questo bisognerà allestire una ventina di nuovi campi di accoglimento, di cui ognuno potrà ospitare 5 mila persone. Occorrono però finanziamenti, ma soprattutto fabbricati, tende, letti, coperte per far fronte alle esigenze immediate». Ingrìd Badurina M. Un autocarro della Croce Rossa distrutto a Sarajevo Qui accanto un piccolo profugo [APE LINEA PRESS]

Persone citate: Andrej Kozirev, Ilici, Jean-claude Concolato, Mladic