E Scalfaro tuona contro gli scherzi

E Scalfaro tuona contro gli scherzi E Scalfaro tuona contro gli scherzi Sotto accusa il verde'Apuzzo, onorevole Pierino ROMA. Adesso basta! Scalfaro è stato chiaro: non si tollerano più gli scherzi, in Parlamento. E subito sono state sequestrate le piantine di Roma che i Verdi regalavano ai Grandi elettori in procinto di astenersi, «visto che sono venuti a fare i turisti». Il presidente-preside ha deciso un giro di vite contro i parlamentari-monelli che stanno vivacizzando questi giorni di estenuanti votazioni. I questori, così, si sono organizzati con turni per seguire e redarguire i trasgressori. Che si nascondono ovunque: il primo a dare il via ai giochi è stato un signore serissimo come Fulco Pratesi, ex presidente del Wwf. E' stato lui, infatti, ad accorgersi per primo che la borsetta della senatrice Alma Cappiello era di serpente. Anaconda brasiliano, in via di estinzione. Il Pratesi amico degli animali s'è indignato. E per tre giorni ha aperto le ostilità contro la povera Cappiello: si avvicinava e zac, le nascondeva la borsa sotto il banco. «Mi dava fastidio». Poi è arrivato a dargli manforte il collega Apuzzo: s'è impadroni- to della borsetta e ha chiesto formalmente alla presidenza «l'espulsione di un cadavere di anaconda». Stava perfinire che espellevano lui. E i deputati discoli promettono di non cedere. «Io continuerò nella mia opera di zanzara fastidiosa - annuncia battagliero Stefano Apuzzo, giovanissimo deputato Verde - per impedire che "questi" si sentano al sicuro all'interno del Palazzo. Io non mi illudo, il sistema non si abbatte. Tanto vale punzecchiare». E lui punge alla sua maniera. Lo scorso inverno, a Milano, aveva movimentato l'inaugurazione della Scala con i suoi amici. Tutti contro le pellicce. «Faremo la stessa cosa anche qui, appena tirano fuori le pellicce», annuncia. Finora Apuzzo ha scatenato i suoi scherzi contro Alma Cappiello; contro l'ex sindaco di Milano Paolo Pillitteri, sul cui banco ha platealmente gettato un paio di manette; e contro il de Giovanni Alterio, che ha denunciato pubblicamente come «scroccone» di ben ventiquattro panini. Al presidente Scalfaro, ormai, la sua sola presen- za dà ai nervi. «Vada, vada», l'ha ripreso l'altro giorno. E intanto gli faceva segno con la mano di allontanarsi. «Sì, è un pazzerello, ma simpatico - concede Rosa Filippini, oggi deputata socialista, ex Verde - però ci sono cose ben più importanti di cui occuparsi, che contare i panini al bar». Apuzzo, solleticando il napoletano Alterio, ha trovato pane per i suoi denti. Il primo giorno, come risposta, Alterio aveva proposto di nominarlo «capocassiere» della buvette. Ieri, ha lanciato un Comitato di difesa. «Contro le goliardate di Apuzzo - spiega Alterio - che evidentemente soffre di "provocazione infantile". Una sindrome per cui una persona soffre se non sta sempre all'attenzione. E fidatevi, io di sindromi mentali me ne intendo». Giovanni Alterio, che è stato sindaco di Ottaviano è psichiatra e ha un incarico di professore associato all'università di Napoli, Nonostante una mole ragguardevole (136 chili denunciati) e l'aria bonaria, lancia unghiate feroci: «Quell'Apulo l'ho trattato con tenerezza perché è un ragazzino. Giuro. Per lui ho molta simpatia, specie da quando mi hanno detto che è originario di Napoli». In verità, i rapporti tra i due sono assai tesi. Quando il Verde l'ha cercato in aula per spiegarsi, l'altro gli ha detto gelido: «E' stata una cosa di pessimo gusto». Fine della conversazione. E via alla guerra di comunicati. L'ultimo viene proprio dai deputati Verdi che, a sorpresa, aderiscono al Comitato. «Visto che consideriamo il nostro collega un buon rompiscatole», spiegano. Ma Apuzzo non è il solo discolo di questo Parlamento, a destra come a sinistra. C'è Carlo Tassi, missino, che è irrefrenabile. L'altro giorno ha inventato «l'orologio del quadripartito». Lo mostrava a tutti e sghignazzava: «Non ha il meccanismo. Peccato, si sono fregati le macchine». E c'è Lucio Libertini, di Rifondazione. Non apprezzava i «confessionali» e ha promesso: «Se non li cambiano, io vado in aula e faccio saltare per aria l'urna». Una cosa su tutte, però, ha irritato il presidente Scalfaro: gli applausi, i fischi, e le urla in aula durante lo spoglio. Gli «ole» ad ogni scheda. Finora sono stati cinque gli ammoniti. Ma il radicale Pio Rapagnà fa sapere che lui non demorde: «Continuerò ad applaudire ogni volta che leggono il nome del deputato Di Pietro, per ricordare l'operazione del magistrato milanese». E il leghista Franco Rocchetta contesta: «L'applauso è una forma di comunicazione, di linguaggio politico. Anche se qualcuno ne abusa, è illusorio pensare di eliminarlo d'autorità». Francesco Grignetti Giovanni Aiterlo

Luoghi citati: Milano, Napoli, Ottaviano, Roma