Primi tipografi d'America

Primi tipografi d'America MOSTRA AL SALONE DEL LIBRO Primi tipografi d'America Giovanni Paoli, lombardo, e Gii Barbero, piemontese, lavorarono a Città del Messico La carta, fabbricata a Pinerolo, era spedita da Genova e Savona passando per Siviglia In sintonia con i 500 anni del viaggio di Colombo, il Salone del Libro di Torino presenta la mostra «1492-1539: i Gutenberg d'America». E' un omaggio a due tipografi italiani: il lombardo Giovanni Paoli (in castigliano Juan Pablos) e il piemontese Gii Barbero, che nel lontano 1539 lasciarono Siviglia per trasferirsi a Città del Messico, dove nello stesso anno fondarono la prima stamperia e produssero i primi incunaboli del continente americano. La mostra può considerarsi quasi una «personale» dei due grafici e copre venti anni di attività editoriale: 1540-1560. Negli attuali Stati Uniti la stampa giunse un secolo dopo, nel 1639. La rievocazione coincide con la mostra «Il mosaico della parola» presso il Museo della stampa di Rivoli, che espone le pagine più belle di tre testi composti e stampati dai Gutenberg del nuovo Continente. Considerando che nella nobile città di Tenochitlan (come in origine si chiamava Città del Messico) gli amanuensi, chiamati tlacuilo, scrivevano e dipingevano su tela di cotone, corteccia di agave e pelle di cervo, i due tipografi italiani per la carta dipendevano forzosamente dal Vecchio Mondo. Il controllo commerciale dei prodotti europei, e ovviamente quello della carta, dipendevano da Siviglia. Una nostra ricerca negli Archivi della Junta de Andalusia ha rivelato che le filigrane dei primi documenti notarili sono di origine italiana: non a caso il commercio di questo prodotto era gestito da mercanti genovesi residenti a Siviglia. L'invenzione della filigrana è anch'essa italiana, e tramite il logotipo si può risalire alla cartiera d'origine. Tra le più antiche ricordiamo la filigrana a «croce greca» del 1282, conservata a Bologna. In particolare l'indagine storica ha portato alla luce la filigrana della balestra (1441), della mano sormontata da una croce (1473), della mano sormontata nel dito medio da un fiore (1478), delle forbici da sarto (1482) e nuovamente della mano con un fiore con alcune varianti. Le filigrane della balestra e delle forbici si ritiene provengano da Genova e da Fabriano. Le filigrane della mano, ritenute di origine piemontese e ligure, sono posteriori al 1470, ma dal 1482 in poi diventano la filigrana prevalente nei documenti notarili e nei libri stampati a Siviglia. Non a caso negli archivi di Torino si conserva un documento del 1473 che concede ad Antonio Malamini di Pinerolo il diritto di contrassegnare la propria carta con una filigrana rappresentante una mano con dita unite sormontate da una stella: questo nello stesso anno in cui a Siviglia appare la filigrana della mano. Il trasporto dalle cartiere e dai mulini pinerolesi a Savona e Genova probabilmente seguiva la «via del sale» e si usavano carretti o singoli animali, come asini e muli, sul cui dorso veniva collocato il prezioso carico. Dal Mar Ligure la spedizione della carta avveniva in «balle di cotone», ossia in involucri di forma cubica in cotone aventi i lati di 60-70 centimetri. Un altro metodo era quello di stivare la carta dentro barili a tenuta stagna, sistema già adottato per il trasporto dei manoscritti e dei libri nel XVI Secolo. Dai porti di Genova e Savona l'itinerario commerciale della carta toccava i porti di Marsiglia, Barcellona, Valenza, Cartagena, Malaga, Cadice e infine il fiume Guadalquivir costeggiale la città di Siviglia. Da qui la carta giungeva ai magazzini dei genovesi, dislocati in prossimità della cattedrale. I commercianti genovesi vendevano la carta ai notai; tra questi, sempre nell'Archivio dell'Andalusia, si è trovato quello del procuratore di Cristoforo Colombo, Bernardo Grimaldo, scritto su carta con la filigrana della mano. Con l'apertura della prima tipografia a Siviglia nel 1477, cresce notevolmente il consumo di carta, e le imbarcazioni che trasportano prevalente- mente carta dalla Liguria diventano sempre più numerose. La carta destinata al continente americano veniva trasbordata su navi più robuste, idonee alla traversata atlantica; il sistema di stivaggio era simile, ma per sfruttare meglio lo spazio disponibile molte risme di carta venivano avvolte in vecchie vele dismesse in forma di sacco pensile e venivano ancorate alle travi del soffitto della stiva, a poppa. La carta, dopo aver sfidato le tempeste, giungeva a Vera Cruz e, a dorso di uomo e di animali, dopo qualche settimana di viaggio raggiungeva Città del Messico e finiva nell'unica stamperia del Nuovo Mondo. Possiamo immaginare quale fosse la cura degli stampatori nel maneggiarla, sia per il lungo itinerario compiuto sia per l'elevato costo. Nella stessa mostra del Salone del Libro sarà esposto per la prima volta in Europa un vaso umidificatore. Era un dispositivo che, posto in prossimità del torchio e della carta, la manteneva umida, facilitando la fase di stampa. Anche grazie ad esso, quasi 5 secoli dopo, possiamo apprezzare l'attività di due tipografi che con il loro lavoro hanno contribuito all'incontro fra le culture del Vecchio e del Nuovo Mondo. Brano Fabbiani Un'antica veduta del porto di Genova dove veniva imbarcata la carta ' fabbricata a Pinerolo e diretta in America; nel riquadro una «cartiera» rinascimentale

Persone citate: America Giovanni Paoli, Antonio Malamini, Bernardo Grimaldo, Cadice, Cristoforo Colombo, Fabbiani, Giovanni Paoli, Gutenberg, Malaga