Gli alberi perduti
Gli alberi perduti GENETICA Gli alberi perduti Soppiantati da quelli «artificiali» NEGLI ultimi diecimila anni, da quando ha inventato l'agricoltura, l'uomo ha modificato e piegato l'ambiente naturale alle proprie volontà. Originariamente in modo primitivo, arrecando poco danno, poi in maniera sempre più consistente; a mano a mano che la popolazione aumenta, aumenta anche lo sfruttamento delle risorse e muta l'ambiente. Oggi questi cambiamenti ecologici sono al centro dell'attenzione e ci si chiede: come conservare il patrimonio genetico di base che ci ha permesso di tramandare di generazione in generazione le risorse che ci nutrono e ci permettono di esistere? L'erosione genetica, negli anni recenti, ha tenuto banco soprattutto alla Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. La selezione naturale di piante ed animali operata dall'uomo nella riproduzione di piante alimentari e di animali da allevamento viene spinta all'esasperazione dalle odierne pressioni esterne della produzione e del commercio. «Esistono piante commestibili che non sono state prescelte per l'agricoltura, tralasciate a favore di pochi ibridi ormai talmente selezionati da avere più poco a che fare con il seme originale. Oggi abbiamo piante resistenti al caldo, al freddo," all'umidità, ai parassiti, piante precoci, tardive, ricche di questo e quell'altro micronutriente; questi nuovi semi sono stati ottenuti grazie alle tecniche agricole; con il potenziale delle biotecnologie si possono prevedere risultati ancora più strabilianti», dice Andreas Papasolomontos, direttore della divisione per la produzione e la protezione delle risorse vegetali alla Fao. E se dovessimo ricominciare tutto da capo e tornare al ceppo originale? Sarebbe possibile dopo tante mutazioni? Ecco la necessità di conservare quel che resta della diversità biologica. Su questa questione è in atto una vera propria guerra dei brevetti tra le grandi industrie multinazionali e i più avanzati laboratori di ricerca da un lato ed i Paesi tropicali e subtropicali che sono i veri depositari del patrimonio genetico dall'altro: il mondo industrializzato contro il Terzo Mondo, insomma, povero di tutto meno che di materia prima. Dopo una lunga trattativa alla Fao finalmente si è giunti a varare un accordo sulle risorse fitogenetiche ed a proporre un meccanismo finanziario a favore degli agricoltori. I fondi dovrebbero ammontare a mezzo miliardo di dolla¬ ri l'anno e finanziare programmi per la conservazione e l'uso delle specie per lo sviluppo agricolo. Nel caso del Terzo Mondo, poi, sarebbe un modo per quanti attingono alle risorse fitogenetiche dei Paesi in via di sviluppo di ripagare l'accesso a queste risorse. Una misura largamente accettata da governi, grandi industrie, organismi nazionali ed intemazionali, che segna un enorme passo avanti nelle relazioni Nord-Sud. Intanto ci si comincia a preoccupare anche del futuro delle razze animali. «Vi sono al mondo dalle tre alle cinquemila specie di animali - afferma Patrick Cunningham, direttore della divisione della produzione e della sanità animale alla Fao - e nei Paesi in via di sviluppo razze autoctone di considerevole valore domestico rischiano l'estinzione per via degli incroci con bestiame occidentale e l'uso di tecnologie di importazione. Nella sola Europa - aggiunge - vi sono circa 750 specie di animali domestici documentati e di questi circaTin terzo rischia l'estinzione entro vent'anni». Nel mondo vi sono sette centri per la conservazione delle specie: due in Africa, uno in Brasile, uno in India, uno in Cina e gli altri due in Messico ed Argentina. «Sono centinaia - dice Cunningham - le specie autoctone non documentate, e nessuno sa in cosa differiscano geneticamente in termini di evoluzione. Per assicurare la loro sopravvivenza, e con il loro futuro il nostro, occorre catalogarle». Una sorta di galleria di antenati, insomma; in collaborazione con l'Università di Hannover, la Fao ha lanciato un programma che nel corso dei prossimi cinque anni dovrebbe fornire agli scienziati una banca dati che sarà il primo inventario delle risorse genetiche animali. La Fao mette a disposizione 3 milioni di dollari; il Giappone ha offerto un milione di dollari per l'Asia; ma servono almeno altri 15 milioni di dollari per attuare integralmente il programma. Un aiuto potrebbe venire dalla Banca Mondiale. Attualmente i limiti di conservazione sono di 40 anni per lo sperma e di 10 anni per gli embrioni. Francesca Steinman e COTONE i i
Persone citate: Andreas Papasolomontos, Cotone, Cunningham, Francesca Steinman, Patrick Cunningham
Luoghi citati: Africa, Argentina, Asia, Brasile, Cina, Europa, Giappone, Hannover, India, Messico
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