Cormorani di città

Cormorani di città CENSIMENTO SUL TEVERE Cormorani di città In tutta Italia ne svernano ormai tredicimila HANNO iniziato alla chetichella con uno sparuto gruppetto di 5-6 individue e oggi sono più di 1300 i cormorani (Phalacrocorax carbo sinensis) che trascorrono l'inverno a Roma, in quel tratto del Tevere che scorre nel quartiere della Magliana. Si tratta di un fenomeno del tutto insolito per le città italiane, eppure è dal novembre 1987 che questi uccelli arrivano a Roma ogni inverno più numerosi, e colonizzano le chiome spoglie di alcuni pioppi sulla sponda del fiume in prossimità di una discarica. Affollati sulle cime degli alberi, dove trascorrono la notte e buona parte della giornata, questi uccelli pescivori dal piumaggio nero bluastro non sono sfuggiti all'occhio attento degli ornitologi. Qualcuno ha addirittura svolto una ricerca approfondita sui ritmi di attività e l'alimentazione di questi insoliti ospiti metropolitani: è il caso di Oriana Martucci, naturalista, che si è laureata all'ateneo romano con una tesi sull'argomento. Dal suo studio risulta che le aree di alimentazione frequentate dai cormorani della capitale si trovano sempre sul Tevere, in un tratto urbano alcuni chilometri a Nord della Magliana. Appena sorge il sole gli animali, riuniti in gruppi di centinaia di individui, attraversano il centro cittadino e, raggiunte le zone di caccia, trascorrono circa un'ora compiendo rapide picchiate in acqua e pescando il più possibile. Dall'analisi dei boli alimentari (rigurgiti a forma di pallottole contenenti le parti indigeribili delle prede) i pesci più appetiti sono cefali, cavedani e anguille. E' sorprendente il fatto che il Tevere, quanto mai inquinato a poche decine di chilometri dalla foce, possa costituire una preziosa fonte alimentare per più di 1300 cormorani. Tra la fine di marzo e l'inizio di aprile i cormorani migrano verso i quartieri riproduttivi nordeuropei (eccezion fatta per quelle coppie che nidificano in Sardegna e Emilia Romagna), dove li attendono altri ornitologi che ne studiano la biologia riproduttiva. Grazie a loro, e al marcaggio con anelli numerati, sappiamo che i cormorani di Roma provengono soprattutto dalla Danimarca. In generale, buona parte dei cormorani che svernano in Italia arrivano proprio dalla Danimarca e dai Paesi Bassi, che già nella prima metà degli Anni Ottanta hanno visto triplicare il numero di coppie nidificanti. Merito della «patente europea» di specie protetta concessa al cormorano 15 anni fa, con la direttiva Cee del 1977, che ne aveva vietato la caccia fin allora giustificata dalla convinzione che la specie fosse dannosa alla pesca. In realtà su questa colpa del cormorano si sa ben poco: recenti studi sulla popolazione svernante nel Parco Nazionale del Circeo, per esempio, dimostrano che nonostante la popolazione sia addirittura quadruplicata dal '75 all'86, la produzione di pesce nel lago dei Monaci è aumentata notevolmente. L'occupazione di nuovi territori, comprese le aree urbane della capitale, ha incuriosito parecchi ornitologi italiani che hanno preso parte al «Progetto Cormorano», coordinato dall'Istituto nazionale di biologia della selvaggina, per fare il punto della situazione. Ne è uscita una dettagliata mappa della distribuzione della specie in Italia: in totale i cormorani che trascorrono l'inverno nel Bel Paese sono circa tredicimila e le regioni che ne ospitano di più sono Lazio, Puglia, Toscana, Emilia Romagna, Veneto e Sardegna. Maria inglisa • 15-100 • > 100 A > 1000 Secondo il «Progetto Cormorano», coordinato dall'Istituto nazionale di biologia della selvaggina, gli uccelli prediligono i fiumi di Lazio, Puglia, Toscana, Emilia Romagna, Veneto e Sardegna. Analizzando i boli alimentari, cioè i rigurgiti delle parti indigeribili delle prede, si è visto che i pesci più appetiti sono i cefali, i cavedani e le anguille

Persone citate: Magliana, Oriana Martucci