Se fallisce l'impresa di pulizie

Se fallisce l'impresa di pulizie ARTERIOSCLEROSI Se fallisce l'impresa di pulizie Paghiamo ancora quando fu copiato oggi un errore di 40 due volte il gene che milioni di anni fa sorveglia i coaguli COME in tante storie di ordinaria burocrazia, anche in biologia da un errore di trascrizione possono derivare problemi gravi per la qualità della vita, se non addirittura per la nostra sopravvivenza. L'errore in questione, del quale sembriamo pagare ancor oggi le conseguenze, sarebbe avvenuto 40 milioni di anni fa, quando i meccanismi preposti alla duplicazione del Dna di qualche nostro lontano progenitore ricopiarono due volte, invece che una sola, il gene del plasminogeno, o almeno una parte di esso, sul.braccio lungo del cromosoma 6. Ai non biologi tutto ciò può suonare oscuro almeno quanto il linguaggio burocratico. Perciò sarà bene procedere con ordine. Il plasminogeno è una grossa proteina che circola nel sangue e che, sotto l'azione di attivatori specifici, si trasforma in plasmina. Quest'ultima è un enzima che dissolve i coaguli nei vasi sanguigni, sia quelli formatisi per fini legittimi, vale a dire la riparazione di una ferita, sia quelli formatisi senza motivo apparente che possono ostruire vene e arterie con gravissime conseguenze: infarti, ictus, embolie e trombosi a ogni possibile livello. Il plasminogeno e il sistema che ne controlla l'attivazione, denominato sistema fibrinolitico perché trombi e coaguli sono tenuti insieme dalla fibrina, un'altra proteina, rappresentano perciò una formidabile impresa di pulizie che mantiene i vasi sanguigni costantemente sgombri da rifiuti di difficile rimozione. Quaranta milioni di anni fa, accanto alla sequenza di Dna (gene) che contiene le informazioni per la sintesi del plasminogeno, si formò per errore una seconda sequenza simile, ma non identica, alla prima. La mancanza di identità fra i due geni fece sì che il secondo codificasse una proteina anomala, incapace di svolgere funzioni proprie. Mentre il vitale plasminogeno continuava a funzionare, ed eventuali mutazioni si rivelavano presto mortali, il gene della proteina inutile subì ulteriori modificazioni che passarono inosservate nel corso della selezione naturale. La proteina, sempre più anomala, prese nel corso dei millenni a frequentare altre compagnie, fino a trovarsi legata alle lipoproteine, la famiglia di trasportatori che veicolano le sostanze grasse e il colesterolo dai siti di assorbimento e deposito (intestino, fegato, tessuto adiposo) a tutte le cellule che ne hanno necessità per il proprio fabbisogno metabolico. Il problema delle lipoproteine è che alcune di esse sembrano essere aterogene, cioè capaci di contribuire alla formazione di placche, inattaccabili anche dal plasminogeno, che iniziano i processi ostruttivi a carico delle arterie, portando alla ben nota arteriosclerosi. Ebbene, la nostra proteina anomala si è non solo aggregata alle lipoproteine, venendo ad essere conosciuta con il nome di apol ipoproteina (a) o apo (a), ma sembra essere la più aterogena di tutte. Alti livelli di apo (a) sono infatti associati ad alta incidenza di infarto. La apo (a) è presente solo nell'uomo e nelle scimmie antropomorfe del vecchio mondo (gorilla, scimpanzè, orang-utan, babbuini) ma non in quelle del nuovo mondo. La geologia insegna che le masse continentali si separarono fisicamente circa 40 milioni di anni fa e questo ha permesso di stimare il periodo entro il quale avvenne la mutazione che dette origine alla apo (a). Tutti gli altri vertebrati, con la curiosa eccezione del porcospino, sono privi dell'apolipoproteina. In che modo la apo (a) diventa aterogena e, anche, trombogena? Una delle ipotesi prospettate è che, a causa della sua somiglianza con il plasminogeno, essa ne prenda direttamente il posto nel sistema fibrinohtico, prevenendone l'attivazione. La mancata dissoluzione della fibrina prolunga la presenza di eventuali trombi intravasali, favorendo anzi-la formazione di nuovi. La apo (a) faciliterebbe anche il passaggio delle lipopro- teine ricche di colesterolo, di cui fa parte integrante, dal sangue agli strati intermedi della parete arteriosa, laddove si forma la placca aterosclerotica. Ma l'interesse per l'apo (a) non si ferma qui. Come si accennava prima, questa proteina ha subito altre mutazioni dopo la sua origine e oggi ne conosciamo 16 sottotipi dai pesi molecolari, e quindi grandezze, diversi. Più grande la molecola, più alti i livelli circolanti e maggiore il rischio per l'arteriosclerosi. In altri termini, le probabilità di essere colpiti dall'arteriosclerosi e dalle sue conseguenze sarebbero, almeno in parte, determinate geneticamente. I livelli circolanti di apo (a) non sono infatti modificabili dalla dieta o da gran parte dei farmaci ipolipemizzanti classici. Si è però osservato che gli aumenti ricchi di acidi grassi poliinsaturi della serie omega-3 (pesce) e l'esercizio fisico riducono valori alti di apo (a), pur non riportandoli alla normalità. E' quindi possibile che, pur essendo la apo (a) destinata a circolare in quantità pre¬ stabilite nei singoli individui, rimanga un certo spazio di manovra che ci permette di appiattirne i livelli sul pavimento del limite minimo consentito dai cromosomi personali. L'ano (a) rappresenterebbe quindi il punto di incontro, lungamente ricercato, fra sistema coagulativo, quello delle lipoproteine e la predisposizione ereditaria all'arteriosclerosi. Il consiglio, tuttavia, è di evitare per ora le zuppe di pesce a scopo terapeutico: non abbiamo ancora prove inconfutabili sulle colpe della proteina. Associazione fra apo (a) alta e infarto non significa assolutamente che la prima causi il secondo. Animali privi di apo (a), come i conigli, sviluppano anch'essi aterosclerosi e le arterie dei porcospini non sono state oggetto di studi approfonditi, forse per la scarsa maneggevolezza di questi animali. Dopo tutto, il brutto anatroccolo nato dall'erronea duplicazione del gene del plasminogeno non è stato eliminato dalla selezione naturale, e questo potrebbe anche significare che la apo (a) svolge qualche funzione utile che per ora ci sfugge. Non dimentichiamo, nei laboratori come nelle aule dei tribunali, che i presunti colpevoli rimangono presunti innocenti. Massimo Porta Università di Torino Soio le scimMirichina, nle placche c Soio le scimmie del Nuovo Mondo, come la Mirichina, non hanno la proteina che fabbrica le placche che poi ostruiranno le arterie

Persone citate: Massimo Porta

Luoghi citati: Torino