Quest'Italia non corre più di Giorgio Barberis

Quest'Italia non corre più ATLETICA Domani, con la «Pasqua» a Milano, al via la stagione azzurra Quest'Italia non corre più / marciatori Damilano e De Benedictis uomini di punta della Nazionale Di Napoli, nei 1500, potrebbe essere un jolly da medaglia per Barcellona I botti inaugurali dell'atletica internazionale, che sembrano voler preannunciare nuove eccezionali imprese - come potrebbe essere il primo salto in lungo oltre i 9 metri - hanno aperto nel migliore dei modi la stagione olimpica. Con minor clamore le gare hanno preso avvio anche per gli azzurri proponendo sabato scorso un meeting a San Giovanni Valdarno al quale farà seguito domani a Milano la tradizionale «Pasqua», organizzata dalla Riccardi di Tammaro. Dopo le delusioni del 1991, in campo italiano si guarda alla nuova stagione con curiosità e speranza, anche se esiste la consapevolezza di un cielo grigio che poco promette di buono. Gli stessi esponenti federali, nelle loro previsioni olimpiche, parlano di finalisti e non di medaglie, come si era soliti fare fino a qualche tempo fa. La crisi che ha investito l'atletica azzurra nel dopo-Nebiolo (ma non esiste controprova che le cose sarebbero andate diversamente con la vecchia dirigenza) è indubbiamente generazionale. Il temuto «vuoto» che si pensava potesse arrivare tempo fa con i ritiri di Mennea e Simeoni si è verificato con un decennio di ritardo, in concomitanza con i problemi (di usura in taluni casi, legati a scelte discutibili in altri, o ancora per ritardata maturazione) che hanno colpito alcuni azzurri. E così l'atletica italiana, dopo la gratificazione ottenuta agli Europei di Spalato '90, si è ritrovata a far la conta degli elementi sui quali veramente contare, accorgendosi che le dita di una mano sono attualmente più che sufficienti. Nell'anno olimpico, quindi, ci si ritrova a guardare con isolate ambizioni ai Giochi e piuttosto a cercare di focalizzare altri avvenimenti, come i Mondiali juniores di Seul, sperando di leggervi un futuro di maggiori certezze rispetto all'oggi. Se non altro per omaggio all'oro conquistato lo scorso anno a Tokyo, l'analisi del presente non può che iniziare da Maurizio Damilano, il trentacinquenne marciatore di Scarnafigi che sta preparando un doppio impegno, sui 20 (la distanza dei suoi trionfi) e sui 50 km. Damilano, per spessore agonistico, è l'uomo di punta al quale si chiede il miracolo di un'altra medaglia. E nella sua scia è lecito attendersi consistenti progressi da Giovanni De Benedictis, al quale il ruolo di delfino sta stretto. Una speranza tra le donne: gli ultimi appunta- menti hanno detto che Ileana Salvador, l'ex maestrina di Noale, è più forte caratterialmente. Dalla marcia, tradizionale feudo di momenti felici, il discorso non può che spostarsi ai corridori delle medio-lunghe distanze, sui quali il mondo intero ha fatto riferimento negli ultimi anni per contrastare lo strapotere degli africani. Ma le premesse non sono quelle di un recente passato, viste le incertezze che accompagnano il pieno recupero di Gelindo Bordin e di Salvatore Antibo, il fallimento di France- sco Panetta come maratoneta e l'altalenante rendimento di Stefano Mei. E' vero che crescono giovani interessanti come Francesco Bennici, Christian Leuprecht e Vincenzo Modica, ma è presto per attendersi da loro risultati assoluti. Occorre tempo per maturare ad alto livello e il primo vero podio cui devono aspirare sarà quello degli Europei estivi del '94, a Helsinki. A conferma di quanto certe dimensioni internazionali siano lente da raggiungere, basta pensare a Genny Di Napoli, soltanto quest'inverno approdato a un successo importante quale è stato quello sui 3000 agli Euroindoor di Genova. Di Napoli è pedina importante per Barcellona e potrebbe rivelarsi la sorpresa del podio di quei 1500 che, al momento, hanno come netto favorito l'algerino Morceli. Progressi sono attesi dagli ostacolisti, forse più da quelli del giro di pista (Mori, Bellino, Maurizi) che da quelli dei 110, così come dai quattrocentisti, nella speranza dell'esplosione di qualcuno tra i molti (Nuti, Vaccari, Grossi, Aimar) che lo scorso anno si sono affacciati sotto o vicinissimo ai 46". Velocità (nonostante Madonia), salti e lanci non promettono in generale granché, come - a livello assoluto - il settore femminile che, in ritardo di anni luce, al massimo può sperare nell'exploit di Irmgard Trojer (400 hs), Roberta Brunet (3000), Valentina Uccheddu (lungo) o Nadia Dandolo (10.000). Il che ci pare troppo poco per farci conto a priori. Giorgio Barberis I corridori invecchiano: Bordin, Antibo, Mei e Panetta non hanno ancora alle spalle un ricambio di qualità Damilano (sin.) e Di Napoli (a fianco) gli azzurri «affidabili»; Dubbi sul recupero di Antibo (sotto)