La sicurezza di Boskov di Bruno Bernardi

La sicurezza di Boskov La sicurezza di Boskov «Giocano come l'Ajax di 20 anni fa» LONDRA DAL NOSTRO INVIATO E' il grande giorno per la Sampdoria di Mantovani. Comunque vada a finire con il Barcellona, essere arrivati a Wembley non è un miracolo, ma il risultato di tredici anni di intelligente gestione. Per completare il grande ciclo, manca l'ultimo tocco, poi la rifondazione con Eriksson. Ma conta il presente, con Boskov teso verso la conquista del trofeo più prestigioso. Nell'81 gli sfuggì, alla guida del Real Madrid, a Parigi contro il Liverpool. Ritrovare il Barcellona, è come disputare il derby di Spagna. «Ho sempre vinto», gonfia il petto il vecchio zingaro. Cruyff gh ricorda di aver già battuto «la Sampdoria dal gioco antiquato», con il Barcellona, a Berna in Coppa delle Coppe, tre anni fa. «Siamo più maturi ed esperti e, soprattutto, al completo», ribatte Boskov. La guerra psicologica dell'ex «profeta del gol» olandese non turba il sessantunenne tecnico jugoslavo: «Cruyff none un allenatore ma un manager. Il Barcellona è nervoso, presuntuoso e pratica lo stesso calcio dell'Ajax di 20 anni fa. E ci sottovaluta. Sarà una dura lotta». Nessuna pretattica da parte di Boskov. Formazione-tipo e marcature scontate: Mannini-Stoichkov, Vierchowod-Laudrup. Ma è sempre Vialli l'uomo sul quale Boskov punta per fare la differenza. Vialli, che ha portato con sé i genitori, si sente ancora il leader della Sampdoria. Poi, salvo colpi di scena, volterà pagina anche se dribbla, con giri di parole, l'argomento Juventus. «Ho una mia idea - dice - e non la esterno, non faccio come Stoichkov che ha annunciato di voler cambiare squadra, né amo confermare o smentire le notizie che, a getto continuo, mi riguardano. E' chiaro che, a forza di leggerle, la gente ci crede sebbene nessuno, dal presidente al sottoscritto, abbia buttato benzina sul fuoco». Quando si saprà dove giocherà Vialli nella prossima stagione? «Vorrei saperlo anch'io. Le manifestazioni dei tifosi e quello che leggo sui giornali aumentano le mie responsabilità: ma dobbiamo rimanere tutti uniti, per vincere questa Coppa». Ringrazia Lentini che, con il suo no al Milan, ha distratto l'attenzione: «Ha spostato su di lui la tempesta e lo prego di continuare, almeno per una settimana». E si associa a Mancini nella protesta contro giornali e tv per lo scarso rilievo dato alla Samp per la finale. «Due anni fa, quando il Milan era impegnato nello stesso avvenimento, lo descrivevano come il match della vita che doveva designare la squadra più forte non solo d'Europa ma del mondo, ora si è preferito toccare altri argomenti di calciomercato», polemizza Vialli. «Mi aspettavo più enfasi e partecipazione. Forse siamo meno bravi di altri a vendere la nostra immagine, forse c'è in noi un po' di vittimismo, ma anche se ci sono interessi commerciali, economici e di audience, il trattamento che ci è stato riservato sminuisce malamente quello che abbiamo fatto e il traguardo storico che possiamo conseguire». Esaurita la filippica, Vialli affronta il calcio da giocare. Le sparate di Cruyff sono il segnale che ha paura? «No, ogni tecnico tira l'acqua al suo mulino. Anche Boskov lo fa. Il Barga è favorito ma in noi c'è la tensione giusta. La realtà la vedremo sul campo». Mai avrebbe immaginato di arrivare così in alto con la Sampdoria: «Abbiamo vinto tutto tranne la Coppa più importante che può riaprire le porte dell'Europa e di altre due finali: Supercoppa e Intercontinentale. Mancini aveva ragione quando, nell'83, mi chiese di raggiungerlo a Genova perché la giovane Sampdoria sarebbe stata la Juventus del futuro». Ora, nel suo futuro, c'è la Juventus. Bruno Bernardi