ALL'ESTERO CI DETTANO IL PROGRAMMA di Mario Deaglio
ALL'ESTERO CI DETTANO IL PROGRAMMA ALL'ESTERO CI DETTANO IL PROGRAMMA riore al passato, il loro «no» alla riesumazione della scala mobile, nello stesso momento in cui hanno confermato la disponibilità a trattare senza pregiudiziali sul costo del lavoro. La loro argomentazione di fondo è diffìcilmente controvertibile ed appare sostanzialmente condivisa da ampie componenti del mondo sindacale: non si può chiedere alle imprese italiane di continuare indefinitamente a reggere la concorrenza europea se i loro costi aumentano costantemente di più della media europea. L'immobilismo sulla struttura dei costi - come emerge da molti preoccupati segnali a livello locale, tra cui quello recentissimo dell'associazione delle aziende metalmeccaniche torinesi, - ha come sbocco logico il rallentamento produttivo e i rischi per l'occupazione. Le 20 mila lire della scala mobile mancata assumono così un valore soprattutto simbolico, di dichiarazione di volontà, di cambiamento delle aspettative, di inversione di tendenza. Ed è proprio per il loro valore simbolico che l'anima assistenzialista di questo Paese non riesce visceralmente ad accettarle: l'autonomia contrattuale, la retribuzione graduata in base al merito sono realtà dure da mandar giù. Gli inefficienti rischiano così, come purtroppo molte volte nella nostra storia sindacale, di soffocare gli efficienti. A questo punto occorrerebbe un chiaro segnale politico, ma i grandi elettori di Montecitorio appaiono incapaci di entrare in sintonia con questa e con altre esigenze dei milioni di italiani che poco più di un mese fa li hanno eletti. All'indifferenza per l'economia, così evidente nei palazzi romani, fa da contrappunto'la grande sensibilità per i problemi economici nei palazzi comunitari di Bruxelles. La riunione di ieri dei responsabili dell'economia e della finanza dei Paesi comunitari si è tradotta, di fatto, in una messa in stato d'accusa dell'Italia. Con il suo eterno temporeggiare, affermano in sostanza i ministri economici della Comunità, l'Italia sta diventando il primo problema dell'Europa. Esiste una gravemalattia italiana e la Comunità è decisa a curarla. Ha smesso di suggerire, consigliare, ammonire. Ora esige. Esige una manovra restrittiva da 30 mila miliardi da effettuare subito. E questa è solo la parte urgente della cura. Qualsiasi governo emergerà - chissà quando - da questa tormentata situazione si troverà già un punto fondamentale del programma scritto dall'estero. E' questa una grave sconfitta della quale la classe politica non si rende ancora conto. Mario Deaglio
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