Comit, niente «bare» in casa

Comit, niente «bare» in casa Per l'istituto l'acquisizione è legale e garantita da un accordo con il venditore Italstat Comit, niente «bare» in casa La banca a Formica: abbiamo carte in regola MILANO. «Sull'operazione Spaino siamo tranquillissimi - dice l'amministratore delegato della Comit, Mario Arcari - non solo perché l'operazione è stata fatta prima della legge, ed è quindi perfettamente legale. Ma anche perché, a suo tempo, ci eravamo tutelati con l'Italstat su ogni evenienza, attraverso clausole di salvaguardia». Alla notizia che i super-ispettori della Secit starebbero per notificare alla Banca Commerciale Italiana accuse di evasione fiscale, passibili di ammende fino a 1000 miliardi, l'istituto di piazza della Scala ha ieri reagito con una nota nella quale si spiega il perché di questa «tranquillità». Ugualmente tranquillo si dice il ministro delle Finanze, Rino Formica, che dichiara all'Asca: «Sono tranquillo. Io dormo nel mio letto e non in quello della Comit». E il portavoce del ministro aggiunge che tanto clamore non è spiegabile, visto che è una vicenda vecchia che risale a due anni fa, e su cui ancora bisogna dire la parola definitiva. «In permanenza di comportamenti che perpetuano un certo malcostume e che non si arrestano di fronte al rischio di provocare danni nei confronti di una banca quotata - afferma il comunicato della Comit - riteniamo di dover intervenire per la seconda volta in merito all'operazione Spamo, della quale sono ben noti gli elementi essenziali». La nota precisa che non è possibile fare commenti sulle notizie di risarcimenti, dal momento che, dopo il comunicato dell'ottobre 1991 nel quale venivano ricordati «gli scopi e le modalità dell'operazione», l'istituto non ha ricevuto notifica da parte della Secit. Aggiunge Arcari: «Noi non abbiamo ricevuto fino- ra niente, né ci è stato annunciato alcun verbale». La Comit ricorda che l'operazione Spamo (una società che aveva accumulato perdite per 900 miliardi, rilevata dalla Conti per acquistare crediti di imposta) è anteriore alla emanazione della legge. Non solo. La legge fissa anche il principio della non retroattività per operazioni deliberate prima del 30 ottobre 1990. In ogni caso, poiché a suo tempo, nel contratto d'acquisto della Spamo era stata inclusa una clausola con la quale Comit si tutelava contro sorprese fiscali, eventuali ammende non ricadrebbero sulla banca ma su Italstat. La precisazione è importante, dal momento che ieri i titoli Comit sul telematico hanno perso, per questa faccenda, oltre il 4%. L'istituto ricorda poi che l'incorporazione della Spamo era stata deliberata dall'assemblea dell'agosto 1990, dopo il via libera da parte del consiglio di am- ministrazione dell'Iri, riunito il 2 agosto. E aggiunge che l'operazione «è stata effettuata con il ricorso a tutte le possibili clausole di salvaguardia e di manleva nei confronti del venditore dal pacchetto Spamo, nel pieno e assoluto rispetto delle norme allora vigenti in materia tributaria». Il caso Comit, comunque, sembra non essere l'unico destinato a finire nel mirino degli «007» del Fisco. Una raccolta di verbali messa a punto di recente per un seminario del Secit fornisce infatti una casistica variegata delle operazioni societarie di fusione, scissione o conferimento che possono essere considerate irregolari. Dai verbali raccolti a questo fine sono stati cassati i nomi delle società e, in alcuni casi, anche le cifre reali della vertenza fiscale. Tuttavia, il materiale consente di riepilogare le osservazioni critiche dei superispettori in questo campo. Di particolare rilievo appare uno dei casi esaminati in cui le società coinvolte sono indicate con semplici lettere alfabetiche. Ecco la ricostruzione del Secit: «La società A ripiana, mediante la rinuncia a crediti, una rilevante perdita su crediti subita dalla controllata B, ridotta a "bara fiscale", e contabilizza una corrispondente "minusvalenza da valutazione" che deduce fiscalmente»; la stessa società A cede poi la «bara» alla società C che la incorpora e procede a ulteriori deduzioni fiscali. Una volta incorporata, infatti, - è sempre scritto nel verbale del Secit - la società C deduce «fiscalmente quale perdita propria la perdita su crediti subita da B prima dell'incorporazione». Già nel primo passaggio (la deduzione fiscale da parte di A) vi è stata una «presa di posizione del servizio» che anche nella fase succesiva «censura» l'operazione. «In definitiva - è scritto nel verbale - la perdita di B, rimasta senza patrimonio, viene utilizzata per ridurre una prima volta il reddito di A e una seconda volta il reddito di C». [r. e. s.] Intanto il Secit traccia l'identikit delle operazioni a rischio di evasione A sinistra il presidente della Comit Sergio Siglienti A destra il ministro delle Finanze Rino Formica e, in alto, il direttore del Secit Luigi Mazzillo

Persone citate: Arcari, Luigi Mazzillo, Mario Arcari, Rino Formica, Sergio Siglienti

Luoghi citati: Milano