Il Messia dirà chi ha ragione

Il Messia dirà chi ha ragione Hertzberg risponde a Ruini Il Messia dirà chi ha ragione ¥|L dialogo ufficiale tra il i Vaticano e la comunità 1 ebraica mondiale coli minciò nell'inverno del _*J 1971 nel corso di un incontro a Parigi. Le due delegazioni concordarono che non avrebbero discusso di teologia. Questo perché se gli ebrei avessero insistito con i cristiani che la Legge di Dio, così come rivelata sul Sinai, non può essere cambiata, o se i cristiani avessero insistito con gli ebrei che Gesù è, senza ombra di dubbio, il compimento della Legge, un fatto del genere avrebbe condotto solo all'incomprensione. Entrambe le parti si dichiararono d'accordo che sarebbe stato meglio unire le nostre forze sui mali della società e per tentare di migliorare la nostra stessa condotta. Davanti a Dio, anche i rabbini e i vescovi sono dei peccatori, bisognosi della sua misericordia. La decisione di evitare la teologia fu giusta nel momento in cui fu presa, ma questi profondi problemi non possono più essere evitati. L'anno scorso, il Vaticano dichiarò di considerare l'intera umanità come campo di un nuovo sforzo missionario. Recentemente, prima di Pasqua, il cardinale Camillo Ruini, vicario di Roma, ha ripetuto che gli ebrei furono «ripudiati da Dio stesso», perché non hanno accettato Gesù. Il cardinale Ruini sembra voler mettersi in contatto con coloro che non condividono la sua fede solo con un senso di mestizia, e con un instancabile sforzo di evangelizzarli. [ Come rabbino, ho ben più che una superficiale comprensione per le concezioni del cardinale Ruini. Coloro che credono in una verità rivelata che discende da Dio non possono essere dei relativisti. Io, l'ebreo, sono assolutamente certo che la bibbia ebraica trovi il suo compimento nel Talmud, e non nel Nuovo Testamento. A mio parere, vedo delle buone anime cristiane che hanno bisogno di imparare l'ebraico nei cieli, così da poter studiare con il rabbino Akiba nell'Accademia dell'Altissimo. La eroe z e la Torah Il giudaismo, non a caso, è stato una religione missionaria. Le fonti cristiane attestano, e con loro anche il Talmud e gli ebrei che scrivevano in greco, che il giudaismo inventò l'idea delle missioni presso i gentili. Questi sforzi si interruppero molti secoli fa, dopo che il cristianesimo divenne la religione di Stato dell'Impero romano. La conversione al giudaismo venne proibita, sotto minaccia di morte. Ora che questi sforzi non sono più pericolosi, alcune voci di minoranza si sono levate in seno alla comunità ebraica per chiedere la riapertura delle missioni, sebbene l'opinione prevalente respinga con fermezza una scelta del genere. Il cardinale Ruini e io, perciò, siamo ampiamente concordi. Ciascuno di noi è assolutista a proposito della propria tradizione, e ciascuno crede che l'altro sia in grave errore. Il cardinale crede che la Legge sia incarnata da Gesù; io credo che la Legge sia racchiusa nei coman damenti della bibbia ebraica. Il cardinale venera la croce; io mi inchino al rotolo della Torah. Nessuno di noi può piegarsi a un compromesso. E allora, co me possono continuare a dialo gare gli ebrei e la Chiesa? Come possiamo concedere spazio gli uni agli altri e non considerarci alla stregua di disgraziati e osti nati errori che risalgono a molti secoli fa? Questi interrogativi possono trovare risposta in termini puramente teologici. I credenti più dogmatici di entrambe le fedi, cristiani o ebrei, fraintendono l'amore di Dio. La religione a cui ciascuno di noi appartiene è molto più un incidente di nascita che una questione di scelta personale. Penso che se fossi nato in una famiglia cattolica praticante e il cardinale Ruini fosse nato da un rabbino, i ruoli di questa discussione ne sarebbero capovolti. Dio, perciò, ci rifiuterà solo in base al luogo in cui Lui ha voluto che nascessimo? So che il confronto duro tra le fedi è stato insegnato per molti secoli, ma, in questi tempi di tensioni crescenti tra Paesi e popoli, noi, i credenti biblici, dobbiamo porre l'accento sull'amore e sulla misericordia di Dio. Purtroppo, gli ebrei sono stati spesso esortati da alcuni settori del mondo cristiano a perdonare, in nome dell'amore di Dio, i responsabili dell'Olocausto e, in particolar modo, coloro che non si sono dati abbastanza da fare durante gli anni della guerra per contribuire a salvare tante vittime. Il rifiuto degli ebrei della religione cristiana è forse un peccato più orribile che l'amore di Dio non può perdonare? Aiutiamoci l'un l'altro La tensione tra lo zelo bruciante del credente per condurre gli altri alla propria verità e il rispetto per la dignità e l'autonomia religiosa del prossimo non è, certo, nuova. In tempi recenti, la stessa Chiesa cattolica romana si è trovata alle prese con questi problemi nelle deliberazioni del Concilio Vaticano II, e nelle dichiarazioni che sono seguite. Forse, non ho capito bene ciò che la Chiesa disse allora, ma ho pensato che io, l'ebreo, sarei stato trattato come un eguale, e non come qualcuno che era stato «rifiutato da Dio». Negli ultimi vent'anni ho imparato che la Chiesa cattolica romana non è un monolite e che, come la sinagoga, è sede di molte opinioni. Devo dire a tutti coloro con cui gli ebrei hanno parlato con senso di fratellanza negli ultimi decenni che attendo da parte loro una dichiarazione pubblica che nelle loro menti e nei loro cuori noi continuiamo a incontrarci come degli uguali, tutti figli amati da Dio. Credenti diversi possono vivere insieme solo se acconsentono ad aspettare i giorni del Messia. Alla fine dei tempi, sapremo se il Redentore apparirà sulla Terra per la prima volta, come credono gli ebrei, o per la «seconda venuta», come insistono invece i cristiani. Fino a quel giorno, avremo pace solo se agiremo in base alla convinzione che tutte le grandi tradizioni religiose, e non solo quelle bibliche, sono volute da Dio per un suo scopo. Dobbiamo aiutarci l'un l'altro per vivere nel vero senso del termine, e non per continuare a sperare che l'altro finirà per sparire. Qualunque altra concezione, non importa quanto elevata e virtuosa sia la sua fonte, è teo logicamente e moralmente inaccettabile. Una generazione prima che Gesù apparisse in Terra Santa come un ebreo tra ebrei, il più grande di tutti i rabbini, Hillel, riformulò la Regola d'Oro: «Ciò che è odioso per te, non farlo a qualcun al tro». Arthur Hertzberg Professore presso la New York University e co-presidente dell'Associazione per il dialogo tra ebrei e Vaticano

Luoghi citati: Parigi, Roma, Vaticano