Accertamenti in Svizzera di Ugo Bertone

Accertamenti in Svizzera Accertamenti in Svizzera Ma le banche si oppongono Temono la fuga dei capitali LUGANO DAL NOSTRO INVIATO L'effetto Di Pietro è arrivato pure qui, sulle rive del lago di Lugano e rischia di provocare un braccio di ferro storico fra la Procura di Lugano e le banche svizzere. La magistratura lancia minacce: «Ripetuto riciclaggio di denaro aggravato nonché ricettazione», con possibile confìsca dei beni sequestrati; le banche reagiscono con ricorsi, pronte a far valere le loro ragioni (e quelle dei clienti) fino al Tribunale federale di Losanna. A dare il fuoco alle polveri è stata lei, il ministero pubblico di Sottoceneri, Carla Dal Ponte. Ieri, parlando delle varie richieste in arrivo dall'Italia, ha accennato a «migliaia di nominativi ricevuti», aggiungendo che si sta «cercando nelle banche se ci sono fondi depositati e se sono sospetti di reato». Su richiesta di Antonio Di Pietro, il procuratore pubblico di Lugano ha dato avvio ad indagini in grande stile: tre ondate di telex a tutte le banche del Cantone, dal 5 al 15 maggio. Le prime richieste, addirittura, hanno preceduto l'arrivo dall'Italia di una rogatoria formale. E la risposta delle banche non si è fatta attendere: ieri sera, i 76 istituti coinvolti hanno fatto opposizione alle richieste della magistratura. Ne va del segreto bancario, anzi della reputazione finanziaria del Canton Ticino. Scappano i soldi dalla Svizzera italiana. Corrono verso altri lidi bancari, l'Austria soprattutto, magari semplicemente verso Cantoni francofoni o della Svizzera tedesca meno inospitali. Non è sfuggita la visita improvvisa, lunedì, di Angelo Simontacchi, amministratore della Torno italiana. E non è un fatto da poco. Fino a pochi giorni fa la Torno Suisse era rappresentata da Claudio Generali, presidente del Banco del Gottardo che, dopo le traversie giudiziarie italiane, ha preferito lasciare le redini della società. Ma Luigi Generali, presidente dell'associazione bancaria ticinese, parente stretto dell'ex presidente della Torno Suisse, ha preso le contromisure. Inutile diffondersi sulle ragioni giuridiche di uno scontro di grande rilievo. La Del Ponte, in sostanza, ha aderito senza esitazioni alla richiesta di Di Pietro. Già in data 5 maggio è partito il telex di richiesta di infoimazioni sui conti correnti in Svizzera di quattro protagonisti dello scandalo tangenti: Luigi Carnevale, Giuseppe Diana, Maurizio Prada e Sergio Radaelli. Intanto, gli inquirenti di Lugano già avevano preparato la documentazione su Mario Chiesa, primo inquisito per lo scandalo tangenti. Il quadro si è completato il 15 maggio: 44 richieste al giudice istruttore sottocenerino «nell'ambito - spiega una nota ufficiale della magistratura elvetica - del procedimento penale pendente a Milano per i reati di concussione, corruzione aggravata ed estorsione». Un elenco circostanziato di nomi, quasi tutti gli inquisiti a Milano più alcuni nomi nuovi. Un'offensiva energica, a leggere una dichiarazione in arrivo dal tribunale. «Indipendentemente dall'esito del procedimento penale in corso presso il ministero pubblico - si legge - se i fondi sequestrati fossero provento di reato il ministero pubblico procederà ad inoltrare istanza di sequestro». I legali delle banche hanno deciso di dar battaglia sulle varie richieste. La prima, in particolare, sarebbe stata effettuata senza rispetto dei criteri normali di rogatoria e, soprattutto, si baserebbe su un uso disinvolto dell'accusa di riciclaggio. «Passi dice un legale - una richiesta sui reati di concussione, corruzione o estorsione. Ma è difficile attribuire ai protagonisti dello scandalo tangenti il reato di riciclaggio proveniente dal traffico di droga, come prevede la legge elvetica...». A onor del vero le banche si oppongono pure alla seconda richiesta, avanzata secondo le strade ordinarie al giudice istruttore Edy Meli. E gli inquisiti? Tremano, anche se, tra di loro, c'è chi ha già smentito di aver soldi in Svizzera: il presidente della Provincia di Bergamo, Giovanni Gaiti (de), Ugo Finetti (psi), vicepresidente della Regione Lombardia, Michele Colucci (psi), capogruppo in Regione e confinato in Oltrepò pavese dalla magistratura, e il consigliere delle Ferrovie Nord Luigi Panico. Ugo Bertone