Goliardi per sempre allegri e malandrini

Goliardi per sempre allegri e malandrini Si PALAZZO Goliardi per sempre allegri e malandrini ETTINO... ah, ai tempi della goliardia Bettmo era molto più magro e aveva i capelli. Però anche allora cercava di raccattare maggioranze, le più diverse, con una rapidità incredibile. Ed eccotelo lì: in quattro giorni ci ha provato con il quadripartito, poi con la sinistra e stasera con Vassalli, all'insegna della seconda Repubblica. Achille. Beh, naturalmente Achille gli ha risposto come si faceva in questi casi. Cioè con la tattica del «rubamazzetto»: ha preso De Martino - chi se ne frega se il vecchio professore non ne aveva voglia - e gliel'ha piazzato sulla strada come alternativa. Stanotte, dato che secondo la tradizione politico-universitaria le ore piccole sono le migliori, si vedrà. All'Ugi, l'organizzazione universitaria Bella sinistra, funzionava così. E Marco? Sono passati trent'anni, e lui «è sempre il solito intelligente rompicoglioni» borbotta ammirato il segretario radicale Stanzani, che di parlamentini.studenteschi (e di 'Palmella) sa tutto. A Montecitorio Marco ha cinque deputati ma si comporta, dà protagonista che fa e disfa, come se ne avesse trecento. E poi tutte le storie sulla segretezza del voto, le cabine, le urne, le procedure e i regolamenti d'aula, mica nascono oggi. Le hanno inventate, o comunque ampiamente sperimentate loro, goliardi attempati che si portano appresso questo peccato originale. Questa specie di leggenda, un po' colorita e un po' nera, che aleggia sulla politica universitaria degli Anni Cinquanta e Sessanta e che oggi sembra rivivere in grande a Montecitorio. All'una meno dieci, l'aria scettica e incuriosita, il vestito stazzonato, s'affaccia in Transatlantico Lino Jannuzzi, che di quella stagione è stato il principe. Si prende un caffè e: «Quello - puntualizza - era il casino nascente, l'alba della democrazia. Qui siamo al tramonto, alla goliardia più casinara». La consacrazione del corridoio, la doppia scheda malandrina, la finta candidatura d'assaggio, il tutto e il contrario di tutto, il mezzo che giustifica il mezzo (a prescindere dal fine). Nasce all'Ugi e dintorni addirittura Ghmo di Tacco: «Questo pseudonimo giura il senatore de Giacovazzo - lo sentii per la prima volta dal mio avversario universitario Franco De Cataldo». Per forza. L'ex sinistra universitaria, nelle sue varie stratificazioni anagrafiche, è oggi rappresentata al massimo livello. Ma anche la destra non scherza. Quando c'erano le elezioni, il capogruppo missino Tatarella la notte la passava all'università di Bari. E quando te lo racconta non capisci bene se eràpér farlo ò per évitaré'di subirlo, «lb sgamuffo», cioè il broglio. E anche ora che è diventato ''grande l'PmufctSo sembra godersi queste votazioni come una specie di festa della matricola del Fuan. «E poi - ricorda - andavamo tutti insieme al casino». «Nei bilanci degli organismi conferma Lo Porto, direttore del Secolo d'Italia - si scriveva: "Cenetta sociale"», — Erano allegri e astuti. Trasversali (ante litteram) e pretestuosi. Lo sono ancora. Osservare gli spostamenti fulminei di Signorile o la spregiudicatezza creativa di De Michelis. «Alle tre del mattino - e la memoria del de Cabras, che militava nell'Intesa", ben s'adatta all'oggi - ti sentivi dire che il candidato non c'era più perché noi cattolici non avevamo "le religioni della libertà"». «La goliardia - recitava il preambolo dell'Ugi steso in un caffè di Venezia - è cultura e intelligenza». Con la cultura, forse, ci siamo. L'intelligenza è troppa. Filippo Ceccarelie Bili |

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