Dc, una notte per frenare il garofano di Alberto Rapisarda

Dc, una notte per frenare il garofano Oggi la decisione. Occhetto, dopo l'incontro con Forlani: i socialisti cercano i voti di msi e leghe Dc, una notte per frenare il garofano Partito spaccato sulla candidatura voluta dalpsi ROMA. E' lunga la settima notte del democristiano, alle prese con un dubbio strategico che può cambiare il corso della politica dei suoi ultimi tredici anni. E' una notte agitata da Bettino Craxi divenuto un indecifrabile enigma per i dirigenti dello scudocrociato. Perché ieri ha lasciato di stucco i vecchi alleati di oltre un decennio proponendo per la presidenza della Repubblica il socialista Giuliano Vassalli, ex ministro della Giustizia, ora giudice costituzionale. E stamani Forlani e i suoi debbono decidere se dare o no i loro voti al candidato psi, il quale pare poter contare (e ciò mette in allarme la de) anche sulla benevolenza di leghe e missini. «Vassalli potrebbe ben rappresentare il punto di equilibrio e di garanzia per una larga convergenza, ma sembra che neppure in questa direzione ci siano a sinistra segnali di disgelo», faceva sapere Forlani a tarda sera con aria pessimista. Già ieri la de appariva spaccata tra chi diceva (la sinistra) che la mossa di Craxi è una riproposizione della chiusa alleanza a quattro, già sconfitta con i voti contro Forlani, e chi dice che non si può negare il voto all'alleato. «Dobbiamo mantenere un buon rapporto col psi», ha spiegato il segretario democristiano ai suoi, assai agitati. Il verdetto è previsto per questa mattina alle 11 dopo che è stato deciso che si voterà solo nel pomeriggio. Ieri era forte la sensazione che si è arrivati ad un passaggio decisivo. Non è vero che è tutto fumo quel che esce in questi giorni da Montecitorio. A fatica, procedendo a tentoni, la de pare avviata a ridimensionare il ruolo dell'alleato socialista nei suoi piani per il futuro. «A questo sta pensando e in questo potrebbe ritrovare l'unità interna degli opposti», sostiene il de D'Onofrio. Sia come sia, questa de pare intenzionata a non rendere facile la candidatura di Vassalli, sebbene condivisa anche da liberali e socialdemocratici. Ieri Vassalli è stato votato dai suoi tre sponsor raccogliendo 188 voti su 199 previsti, ma c'erano anche degli assenti. Un buon risultato, annebbiato solo dal fatto che il pds con Rifondazione comunista aveva contemporaneamente votato per un altro socialista, per l'ex segretario del psi De Martino. Così l'undicesimo scrutinio si è risolto in un duello tra due socialisti, con la prevalenza di De Martino che ha avuto 235 voti sui 244 potenziali. Ma si è sempre nel gioco dei dispetti a sinistra. Il problema, per Craxi, è la de. Una de tentata di rispondere che se si tratta di riprovare la solidità dell'alleanza a quattro il candidato già c'è e si chiama Arnaldo Forlani. E se Craxi pensa di sperimentare delle alleanze diverse, è bene che lo spieghi prima. «Insomma, se arriva il soccorso nero, i voti missini, bisognerà organizzarsi, prendere le adeguate contromisure. Il trappolone è chiaro ed è il msi», dice il senatore Francesco Mazzola. Cioè, bisognerà buttarsi alla macchia e sparar contro. «Bisogna capir bene cosa è questo passaggio su Vassalli», aggiunge Tabacci, anche lui della sinistra. «Il problema non è accettare o meno la candidatura di Vassalli, ma di creare le condizioni perché riesca», spiega Ciriaco De Mita dopo due ore di discussione notturna della segreteria con in più Gava e Andre otti. Di fatto, Forlani dovrebbe dire oggi sì a Vassalli a patto che riesca a raccogliere più consenso del quadripartito, e non certo quelli di leghe e missini. Ma La Malfa ha già spiegato che Vassalli non gli pare un candidato istituzionale e che il pri ha Spadolini pronto, e il pds non ci pensa proprio. «E' un momento di continuità rispetto alla presidenza Cossiga, che non può essere accettata. E' una candidatura che equivale a una rottura» ha subito tagliato corto Massimo D'Alema. E Vassalli ha già il no della Rete, dei Verdi e di Palmella, che parla di candidatura «inopportuna e provocatoria». Ci sono, però, anche i democristiani che premono per Vassalli. «La de non può non votarlo» dice Leccisi. «Vassalli è un ottimo candidato» dice il cossighiano D'Onofrio. Possibilista il missino Fini: «Il candidato deve essere libero dalle oligarchie dei partiti e non mi sembra che Forlani abbia questo requisito. Vassalli, invece, sì». E ben disposte le Leghe: «Valuteremo se votarlo o meno in relazione alle dichiarazioni che farà e agli impegni che si assumerà». Sono queste disponibilità che turbano la notte alla de, che si chiede se per caso Craxi non stia tentando di costruirsi una maggioranza «presidenzialista» in Parlamento mentre esige l'appoggio solidale de. E se cresce il sospetto verso l'alleato socialista, migliorano vistosamente i rapporti tra de e pds. Ieri Forlani si è incontrato a lungo con la delegazione guidata da Occhetto e ha raccolto complimento sportivi sia dal segretario che da D'Alema. «Finalmente si è parlato seriamente di politica e di prospettive istituzionali in un contesto ampio», ha dichiarato Occhetto lasciando capire che si può affrontare contemporaneamente l'elezione del Presidente della Repubblica e i futuri equilibri politici. Giuliano Amato, intanto, ha fatto sapere con un comunicato che lui si tira fuori dalla mischia, rinuncia alla candidatura offertagli dal psi, a causa della «divisione e incomprensione» di altri gruppi. Ovvero, del pds. .. Alberto Rapisarda

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