Ammazzò il padre nazista assolta di Enrico Benedetto

Ammazzò il padre nazista, assolta Educava i figli al culto di Hitler, invece di mandarli a scuola dettava loro «Mein Kampf» Ammazzò il padre nazista, assolta Ragazza francese: mi torturava perché ero femmina PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Uccidere il padre nazista non è reato. Ida Beaussart può lasciare felice (e ancora incredula) l'aula di tribunale a Douai. Un processo-lampo (12 ore) l'assolve senza reticenze, malgrado l'omicidio fosse volontario e commesso a freddo. Secondo il codice, rischiava 20 anni. La giuria - commossa dal suo racconto - ha deciso che può andarsene libera e accudire la figlia Denise, un anno appena. La sentenza fa scandalo. Nessuno pagherà per l'uccisione di JeanPaul Beaussart, esecrabile aguzzino, despota in famiglia ma pur sempre vittima. La giovane Ida, diciassettenne quando una sorda ribellione la spinse al parricidio, ha persuaso i giudici che era l'unica via d'uscita. Anziché mandarla a scuola, il padre le dettava «Mein Kampf». In casa, insegne naziste ovunque. «Vedi quel signore con i baffi? E' lo zio Adolf Hitler». Vacanze, mai: «Roba da ebrei». Ma riunioni antisemite sì, con ob¬ bligo di esibire sulla camicetta l'adesivo «L'Olocausto è un bidone». In più, botte, torture, calci nel ventre per allenarsi allo scontro finale con «i rossi» e «i neri». Di pelle, naturalmente. Già bambina, ore di tiro fra i boschi: fucile a pompa, pistole, rivoltelle. Senza successo. Così piovevano altre busse, e gli insulti: «Mongolina», «scherzo della natura». Ma quel 18 luglio '89 Ida prese una Luger e, puntatagli l'arma sulla nuca, uccise nel sonno il genitore aguzzino, Jean-Claude. «Ho sparato a papà», disse calma, alla madre. Tre anni dopo, la giovane parricida è comparsa ieri in assise per raccontare un delitto senza paralleli negli annali della giustizia francese. «Ogni giorno prego il Signore di non ritornare più dentro. Se lascio mia figlia, non mi riconoscerà più». L'hanno accontentata. Ida Beaussart mantiene un viso fragile e ingenuo. Ricorda con parole da incubo il breve periodo trascorso in galera, dopo l'assassinio. Minorenne, i giudici potevano risparmiarglielo, ma era necessario metterla al sicuro qualche mese. «Sul Fuhrer ti giuriamo vendetta», urlarono infatti gli amici di Jean-Claude prima che venisse chiusa la bara. Dopo qualche mese, tuttavia, il loro minuscolo pnfe, partito nazionalista franco-europeo, venne soppresso causa attività terroristica, e Ida lasciò la prigione per vari foyer rieducativi. Denise è quanto le resta di un breve matrimonio naufragato. Il dramma ha per scenario Salomé, cittadina non lontana da Lille. Qui Jean-Claude Beaussart vive i suoi deliri politicorazziali. Dirige la cellula «Charlemagne», ispirata alla divisione SS francese che si batté sul fronte orientale. Lavora come buttafuori o pestatore. Il Front National di Le Pen finisce per espellerlo: xenofobi sì, ma questo esagera. Nel quartiere maghrebino di Haubourdin pianta una croce con «Morte agli Arabi» in lettere cubitali. Plagia la figlia maggiore Christine, sinché non accoltella, fuori dal liceo, un compagno algerino. Mathilde, la seconda, gli viene spesso dietro - camicia bruna e bracciale - nelle manifestazioni dure. Poi c'è Ida, infine l'ultima, di neppure tre anni. Avere il culto della virilità e ritrovarsi con quattro femmine (più la moglie: opaca, assente) riesce insopportabile al piccolo Fuhrer domestico. Che le trasforma in maschi. Addestramento para-militare, lezioni «politiche», «prove di coraggio e robustezza», tipo battere la testa nel muro. Il ritratto di famiglia in un inferno si completa attraverso le minacce quotidiane, i castighi iniqui, le farneticazioni. In piena autarchia ideologica, il gulag familiare prospera come un vero «universo chiuso». Ma poi Christine s'innamora. E' un immigrato italiano, orrore. Fuggono insieme. Ma Jean-Claude Beaussart trova il nascondiglio e vuole fargliela pagare. E' a questo punto che Ida impugna la Luger da vera professionista, come nelle esercitazioni. Senza volerlo, papà le aveva insegnato a ucciderlo. Enrico Benedetto

Persone citate: Adolf Hitler, Hitler, Ida Beaussart, Jean-claude Beaussart, Le Pen

Luoghi citati: Parigi