A Bangkok 48 ore di Tienanmen
A Bangkok 48 ore di Tienanmen In manette il capo dell'opposizione Chamlong, chiedeva le dimissioni (già promesse) del governo militare A Bangkok 48 ore di Tienanmen Raffiche sui dimostranti, decine di morti BANGKOK. Raffiche di mitra sulla gente inerme, come a Tienanmen: così ha fatto rispondere il generale Suchinda Kraprayoon, primo ministro di Thailandia, alla piazza che gli chiedeva di dimettersi e lasciare il posto a un governo democratico. Gli scontri cominciati l'altra sera a Bangkok sono continuati ieri anche dopo l'imposizione dello stato d'assedio e l'arresto del capo dell'opposizione Chamlong Srimuang. I morti sono decine, alcune fonti portano il totale a duecento. I carri armati pattugliano le vie della capitale ma la rivolta si riaccende a fiammate con la gente che sfida le disposizioni dell'emergenza adunandosi per chiedere la fine della dittatura. In certe strade i manifestanti improvvisano sit-in pacifici, in altre si cerca di sbarrare il passo ai militari e alla polizia incendiando e rovesciando auto e lanciando sassi e bottiglie. Tutto è cominciato l'altra sera quando il leader carismatico dell'opposizione Chamlong Srimuang, 56 anni, un buddista ascetico, implacabile fustigatore della corruzione governativa (noto anche come «Mr. Clean», Signor Pulizia, per la sua rettitudine) ha convocato Una manifestazione pacifica per chiedere le dimissioni del generale Suchinda Kraprayoon, al potere dal golpe di un anno e mezzo fa; l'allontanamento del dittatore era previsto da un accordo raggiunto con le opposizioni l'il maggio, accordo che poi Suchinda si è rimangiato. Duecentomila persone - dato fornito dalla polizia - hanno risposto all'appello dirigendosi verso il Parlamento con Chamlong in testa; quando hanno incontrato una barriera di filo spinato l'hanno divelta, e gli agenti hanno risposto con il getto degli idranti, investendo la folla con acqua fetida presa da un vicino canale molto inquinato. La gente ha reagito lanciando sassi e i poliziotti hanno caricato. In questo primo scontro sembra si siano limitati a sparare in aria. Ma alle 0,30 ora locale il generale Suchinda ha fatto annunciare dalla tv lo stato di emergenza, a Bangkok e in quattro province limitrofe. «Il governo - riferiva la dichiarazione - userà le forze militari e di polizia per disperdere e sopprimere chi disturba la pace e l'ordine». Nelle strade sono apparsi i carri armati ma la mossa si è rivelata controproducente. Chamlong ha esortato i suoi a sfidare lo stato d'assedio e i manifestanti sono rimasti nei pressi del Parlamento per tre ore, finché alle 3,30 di notte tre reparti anti-sommossa della polizia hanno scatenato due successivi attacchi usando sen¬ za risparmio le armi da fuoco. E' stato un bagno di sangue, le autorità ammettono 5 morti ma testimoni hanno visto almeno venti cadaveri, la stampa giapponese scrive di 200. La folla si è dispersa ma dopo poche ore 30-40 mila persone sono scese di nuovo in strada convergendo verso il ponte Phan Fa dove Chamlong incitava i suoi a tener duro. Alle 11,45 locali (le 17,45 italiane) la polizia ha lanciato un nuovo attacco usando manganelli e fucili M-16, come ammesso dal portavoce del ministero dell'Interno, Banchorn Chawasilp. Mille uomini hanno caricato lungo il viale Rajdamnoen, verso il palazzo del governo, il corteo in testa a cui procedeva Chamlong. Stavolta i dimostranti sono stati dispersi fino all'ultimo, duecento di loro sono stati catturati e portati via su camion militari, lo stesso Chamlong è finito in manette. «Abbiamo liquidato i teppisti» ha annunciato la tv, e poco dopo il generale Suchinda è apparso sugli schermi per «scusarsi» con il popolo per l'uso della forza, sostenendo che «comunque non c'era altra scelta». Sembrava tutto finito, invece migliaia di persone hanno ripreso ad adunarsi e a tarda sera esercito e polizia hanno aperto nuovamente il fuoco contro la folla davanti al Royal Hotel, su corso Rajdamnern. La nostra ambasciata assicura che finora non ci sono vittime italiane. Luigi Grassi! Scontri incessanti nonostante l'assedio La nostra ambasciata «Nessun italiano fra le vittime» Le immagini della repressione e della resistenza popolare: a fianco l'arresto di un manifestante, in basso la gente blocca le vie sdraiandosi a terra, a destra Chamlong Srimuang (col microfono in mano) poco prima dell'arresto, e qui sopra ancora un primo piano del leader dell'opposizione [FOTO ANSA-EPA-AFP:AP]
Persone citate: Luigi Grassi, Phan, Suchinda Kraprayoon
Luoghi citati: Bangkok, Thailandia
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