I DUE CONSERVATORI SCONFITTI di Sergio Romano

I DUE CONSERVATORI SCONFITTI ES^à I DUE CONSERVATORI SCONFITTI del segretario politico della democrazia cristiana. Se Forlani non fosse stato «tradito» da una settantina di deputati e costretto a «sospendere» Ja propria candidatura, il quadripartito avrebbe inaugurato con una trionfale vittoria l'undicesima legislatura della Repubblica. Avremmo avuto con ogni probabilità un presidente del Consiglio socialista e una nuova edizione, rinfrescata e abbellita, della coalizione sconfìtta. Fallita la manovra, ecco scendere in campo il secondo partito conservatore. Il regista demiurgo delle due sceneggiature è stato Craxi. E' lui che ha assicurato a Forlani l'appoggio dei socialisti ed è lui clic- ha proposto al pds e ai socialdemocratici la ricerca di un candidato comune. 1:' lui, in altre paro¬ le, il capo della «scatola cinese» in cui sono racchiusi i due partiri conservatori della Prima Repubblica. 11 fatto che con una improvvisa inversione di marcia Craxi abbia rovesciato le proprie posizioni e gettato un ponte verso il partito che aveva trattato nelle scorse settimane con alterigia e arroganza, non significa che egli fosse in contraddizione. Per due ragioni. In primo luogo perché continuava a recitare la parte che aveva inventato per se stesso sin dalla sua ascesa al vertice del potere socialista: quella di perno e chiave di volta d'ogni combinazione di potere. In secondo luogo perché egli combatteva con mezzi diversi una stessa battaglia. Se con la candidatura di Forlani cercava d'insediare nuovamente il quadripartito al vertice del Paese, con la «candidatura di sinistra» cercava di conservare la Costituzione materiale dell'Italia repubblicana. Come un generale abbandona talora le posizioni avanzate per meglio difendere il quartier generale, così Craxi e i suoi alleati hanno abbandonato il quadripartito per meglio difendere la Prima Repubblica. Non vi è contraddizione quindi fra i due primi atti di questa travagliata elezione presidenziale. Essi rispondono a una stessa logica conservatrice e tendono con mezzi diversi ad annullare nelle urne di Montecitorio il risultato delle urne nazionali. E' questo l'aspetto più sconcertante delle grandi manovre presidenziali. Esse sarebbero soltanto una deprecabile manifestazione di bizantinismo politico se non fossero in così palese contraddizione con la volontà degli elettori, se non fossero l'ultima sortita di una classe politica assediata che ignora il Paese e non riconosce altra stella pola¬ re fuor che la propria conservazione. E' troppo definirle un colpo di Stato morale? Gli italiani, è naturale, vorrebbero che deputati e senatori dessero loro un Presidente nel più breve termine possibile. Ma è bene che non commettano l'errore di cedere al ricatto del tempo e non prestino attenzione a quei partiti che di tale argomento si valgono per meglio accreditare le necessità delle loro manovre. E' meglio qualche elezione in più piuttosto che un Presidente destinato a rappresentare una realtà sconfitta dal Paese. A chi deplora il tempo perduto ricordiamo che il tempo, sinora, è stato impiegato utilmente. E' servito a buttare all'aria le grandi manovre di coloro che si ostinano a ignorare i risultati del 5 aprile. E' servito a dimostrare, per chi ancora non lo aveva compreso, che i due partiti conservatori hanno perduto le elezioni. Sergio Romano

Persone citate: Craxi, Forlani

Luoghi citati: Italia