MASCHI a lezione d'amore

MASCHI a lezione d'amore Tra gli uomini dilaga la voglia di tenerezza: per i più anziani è un trauma, per i giovani è naturale MASCHI a lezione d'amore HE cosa intende un uomo quando dice «ti amo» a una donna? Secondo lo psicologo tedesco Wilfried Wieck, questa «vacuità ricorrente nel linguaggio maschile» significa solo «ti voglio agguantare». Esprime il desiderio di possedere e «ben di rado» quello di «trattare bene, prendere sul serio, apprezzare e rispettare». Con zelo e metodo assai teutonico, il virtuoso professore costruisce intorno a questo scoglio «storico» l'arcipelago della terra promessa, coghendo e spiegando tutti i segni del cambiamento, parlando dei pazienti che frequentano i suoi gruppi, diciamo di «autocoscienza maschile», e naturalmente del suo rapporto con la donna'amata, che non è sempre idilliaco: non mancano le scene di gelosia e anche una sottile tortura, quella di leggerle tutti i propri scritti e andare in crisi se il giudizio non è positivo. a Il risultato è Quando gli nomini imparano ad amare, àie Longanesi manda in libreria in questi giorni e che, dopo il buon successo*"dT1CZruomim silasciano amare, l'altra opera di Wieck pubblicata l'anno scorso, promette di essere un best seller. L'amore, in questi tempi di qualche collettiva incertezza, di grandi ipocrisie, di ribellioni e di buoni proponimenti (non necessariamente sinceri) è del resto protagonista assoluto sulla scena dei media: trionfa negli approfondimenti psicologici con i libri di Francesco Alberoni, Willy Pasini, Aldo Carotenuto, invade i talk show televisivi con tutta la sua fenomenologia, dall'harem alla voglia di matrimonio, dalla vita di coppia alle confessioni sotto le lenzuola; cerca nei film di scandalizzare qualche benpensante residuale con il repertorio tradizionale della trasgressione, dai fasti patinati di Nove settimane e mezzo al peccato in pillole liofilizzate di Basic Instinct. L'offerta è enorme, ma contro ogni legge di mercato la merce non scende di prezzo. E il secolo continua a dar ragione a un pensatore troppo presto dimenticato, lo svizzero Denis de Rougemont, che negli Anni 40 riconobbe nell'amore il motore dell'immaginazione storica occidentale, dai poemi della Tavola rotonda ai giorni nostri. Non il matrimonio, ma l'impossibile, scrisse in L'amore e l'Occidente. Non la felicità raggiunta e appagata, la coppia, ma ciò che non si può - e non si vuole - ottenere, l'amore-passione. Tristano continua a cercare (e fuggire) la sua mistica Isotta. Lancillotto continua a porre una spada tra sé e il corpo di Ginevra. Ma la corazza gli pesa, la cavalcatura lo opprime, la ricerca del Graal lo tedia a morte. Lancillotto è sempre più stanco, ci dicono psicologi e psicoanalisti, e sta cominciando a riflettere se non sia il caso di ridestare in sé quella parte di Ginevra che porta da sempre nel cuore: l'anima come capacità di commuoversi, di aver paura, di essere debole, insicuro, sentimentale, individualista, affettivo. Dilaga la voglia di tenerezza, il maschio è oppresso dal suo ruolo tradizionale e lentamente si trasforma. Secondo Wieck, «impara ad amare» e in qualche caso persino a fare certi lavori di casa, pur con fiere resistenze. Lo psicologo cita una ricerca sociologica fatta in Germania nell'85,,che offre risultati molto simili à una', del*tutto analoga, condotta in Francia nei mesi scorsi: il92 per cento degli uomini che convivono con mia dònna comunicano di non sentire il peso del lavoro domestico: nel senso che non lo affrontano e soprattutto che non laverebbero mai un calzino (i francesi sono più disponibili, ma sul calzino anche loro non transigono). Partendo da questa inchiesta, un gruppo di donne tedesche decise di organizzare un corso di lavoro domestico per maschi: si presentarono solo otto allievi, ma la cosa ebbe un gran successo sui media perché i giornalisti che si occuparono della cosa furono più del doppio. Minor difficoltà, invece, per i groppi di autocoscienza maschile: quelli di Wieck sono affollatissimi, ma lo stesso accade per quelli che ha organizzato in Svizzera un celebre psicoanalista junghiano, il canadese Guy Cornot. Il suo libro, H padre che manca, il figlio mancato (Editions de l'homme) è un best seller nella Confederazione elvetica. I gruppi di Comot, ci spiega il professor Luigi Monticini, psicoanalista a Losanna e docente a Torino, rappresentano un fenomeno molto interessante, che si sta estendendo a macchia d'olio. «Hanno come scopo anche il recupero dell'aggressività, nel senso della forza maschile, del gorilla interiore. L'uomo ha paura della donna da sempre: perché da essa riceve la vita e la morte. Recuperare la propria forza vuol dire integrare la propria anima, piangere, avere sentimenti forti. Per me una persona che arriva a prendere coscienza di questo fatto compie già un atto positivo di forza». Sulla stessa lunghezza d'onda è da tempo l'americano Robert Fly: in Italia le edizioni Red hanno appena pubblicato II piccolo libro dell'anima, mentre sta per uscire da Mondadori Per diventare uomini, opera che nei Paesi anglosassoni è diventata un classico con il titolo Iran John. «Per diventare uomini» (e poi «imparare ad amare») bisogna togliersi di dosso l'acciaio dell'armatura. E se il gesto pesa ai quarantenni, creando traumi e problemi, è già in molti casi naturale e forse automatico per i trentenni. Silvia Vegetti Finzi ne è convinta. La pslcoanalista e scrittrice ritiene che, per le nuove generazioni, lo spogliarsi del ruolo maschile tradizionale non sia più sentito come un problema. I ragazzi si permettono comportamenti «femminili» e in modo assai democratico. «Il fenomeno riguarda tutte le classi sociali, non è un problema di censo o di istruzione. Perché nasce nelle famiglie, dove si è indebolito il ruolo del padre e la donna acquista un peso sempre maggiore». Ma non è il caso di entusiasmarsi: il fenomeno ha anche aspetti negativi: «Va tutto bene quando i due ruoli si equivalgono. Diventa pericoloso quando U padre viene cancellato, quando tutto lo spazio è preso dalla madre. Nascono figure molto deboli dal punto di vista dei rapporti sociali: che privilegiano il privato'sul pubblico, il bello sul giusto, il look sulla sostanza, anche sull'ideologia». Insomma, i caratteri negativi che la tradizióne maschile (e maschilista) attribuisce alle donne. Ogni mutaménto è un pericolo, lo diceva anche lo zio Vania al più grande uomo-scimmia del Pleistocene che scherzava col fuoco: tanto per citare un best seller di questi1 giorni, non solo divertente, che racconta un grande cambiamento avvenuto molti millenni-fa. Ma i giovani uomini occidentali dell'Olocene sembrano non turarsene affatto e vanno dritti per la loro strada. Più sono piccoli, più sono determinati. Lo ha notato Tilde Giani Gallino: «C'è più dolcezza nei maschi, lo vedo nei miei studenti. La tarda adolescenza è ricca di atteggiamenti piuttosto femminili, anche se non certo "femminilizzati". Ma più interessanti ancora sono i bambini, che hanno atteggiamenti di maggior riflessione su di sé, una caratteristica tutta femminile a quell'età. Inoltre non è "voluta", ma automatica: è il segno che la tarda infanzia percepisce un clima presente nella società. Certi modelli imposti dal cinema di 30 anni fa, quelli dell'uomo duro e virile, sono caduti». Siamo al mutamento epocale? Aldo Carotenuto invita alla prudenza. «E' giusto che gli uo¬ mini debbano imparare ad amare - dice il capofila degli junghiani in Italia -. Nello sviluppo psicologico, la donna può vivere molto più a lungo il rapporto con la madre, mentre il maschietto è costretto molto precocemente ad allontanarsene. Quando si dice che gli uomini, in amore, sono legati al sesso, è vero; ed è anche vero che ora vengono a poco a poco addestrati a un nuovo rapporto da donne sempre più consapevoli». Ma siamo ai primi segnali, insiste Carotenuto. «Lo vedo dalle esperienze terapeutiche. Il giovane sente nell'aria che non può più cercare di identificarsi con il prototipo di eroe maschile della tradizione. Il problema è serio». E il mutamento avanza: «Anche se, non dimentichiamolo, i cinesi dicono che per cambiare ci vogliono sempre mille anni». Mario Baudino Lancillotto sempre più stanco, ridesta la parte di Ginevra cioè porta nel cuore Lo psicologo tedesco Wilfried Wieck annuncia la svolta nel suo ultimo libro A fianco lo pslcoanalista Aldo Carotenuto Sopra la pslcoanalista Silvia Vegetti Finzi, a destra la psicologa Tilde Giani Gallino e lo scrittore Giuseppe Conte. La foto grande è di Bruce Weber ctpsmddnLsDs

Luoghi citati: Francia, Germania, Ginevra, Italia, Losanna, Svizzera, Torino