Solo chi ha pazienza opera a lungo termine

Solo chi ha pazienza opera a lungo termine I NOSTRI SOLDI Solo chi ha pazienza opera a lungo termine 44 0N0 un piccolis simo risparmiatore e, nel giugno '87, ho acquistato quote di un fondo obbligazionario per un totale di venticinque milioni (al lordo delle commissioni di sottoscrizione e di gestione). Mi era stato detto che c'era la possibilità di guadagnare nel lungo termine. Ora, curioso di sapere quanto l'investimento mi aveva reso, ho chiesto alla società di gestione quanto mi spetterebbe, in caso di prelievo totale. Dalla risposta, mi pare di capire che il mio guadagno è nullo o quasi», scrive il signor G.D. (lettera firmata), di Pont-StMartin (Valle d'Aosta). Dell'accluso carteggio con la società di gestione, a me sembra, invece, che in questi cinque anni il lettore abbia incassato, vendendo alcune centinaia di quote (644, se non erro), una somma complessiva equivalente al 6-7 per cento annuo netto. Ma prima di rispondere alla sua domanda («Mi consiglia di prendere o di lasciare ancora?»), vorrei far seguire quest'altra lettera, del signor S. P., di Torino, che dice: «Circa sette anni or sono ho aderito a un fondo comune bilanciato, impegnandomi a versare l'importo mensile di un milione. Ritiene opportuno continuare con questo fondo, che non mi sembra abbia dato a tutt'oggi buoni risultati?». Due risparmiatori che, sia pure in forme un po' diverse (un fondo obbligazionario e uno bilanciato), s'interrogano sull'opportunità o no dell'investimento a lungo termine. E' bene ricordare che il principio del «lungo termine», a proposito d'investimenti collegati, più o meno direttamente alla Borsa, è più valido nei periodi di stabilità monetaria. Quando, cioè, al di là dei rialzi e dei ribassi delle quotazioni, il mio investimento avrà raggiunto (almeno, ci si augura) un «utile» apprezzabile. Ma nei periodi d'inflazione, quando il risparmiatore (se, ovviamente, può farlo) è costretto alla fine di ogni anno a riportare il capitale investito al valore, cioè al potere d'acquisto, che il capitale aveva all'inizio dell'anno, investendo, poniamo, il 6 per cento in più (prendendolo dalle proprie tasche, oppure dal rendimento che il capitale investito gli ha dato), il discorso si complica. Ho già detto che il primo risparmiatore mi sembra abbia potuto seguire la seconda soluzione, con il disinvesti-' mento progressivo delle sue quote. Il secondo risparmiatore non mi offre elementi sufficienti per una risposta precisa. Posso ricordargli soltanto che la quota del suo fondo, «circa 7 anni fa», e cioè nell'agosto 1985 (quel fondo è nato nel luglio '87), quotava 10.789 lire e oggi ne cioè fono quol quota 16.997, il 57,5 per cento in più. Quanto al dilemma «prendere o lasciare», cioè riscattare le quote, oppure lasciarvi ancora investiti i rispettivi denari, a questo punto, ciascuno faccia i suoi conti e poi decida. Osservo che, dall'inizio dell'anno, l'indice dei fondi bilanciati ha guadagnato lo 0,9%, quello degli obbligazionari il 3,9, mentre, nello stesso periodo, il fondo bilanciato ha perso quasi l'l%, il fondo obbligazionario ha guadagnato il 3,5%. L'indice globale di Borsa, infine, perde il 6,9%. Ritirarsi, in questo momento, mi sembra quanto meno intempestivo. Si potrebbe attendere qualche mese, prima di decidere. SE IL FRANCO VOLA! «Sono un vecchio biellese (passati i settanta, non conto più gli anni), sciatore alpino nel-; l'ultima guerra e da quattro anni vivo qui, con una pensione Inps e una pensioncina militare. Debbo, quindi, contare le lirette, che vengono tradotte in franchi di Mitterrand. Perciò, la mia sorpresa è totale quando leggo su la Stampa del 27 aprile il suo articolo, secondo il quale la lira ha guadagnato il 3,30% dal 1988 a oggi». Così scrive, dalla Martinica, il lettore Luigi Guerra, accludendo (come «possibile smentita» alla mia affermazione) un conteggio, dal quale risulta che, dalla stessa somma in lire, ha ricavato 45.690 franchi francesi nel giugno '91 e 44.957 (l'l,6% in meno) nell'aprile scorso. Con tutto l'affetto possibile, rispondo che, evidentemente, oltre a non contare più gli anni, l'ex alpino sciatore fa qualche slalom anche tra le righe dei giornali. Perché, in quella rubrica, dicevo che la lira aveva guadagnato il 3,30% sui mercati dei cambi nei confronti di un «pacchetto» di 7 valute, dalla fine del 1988 a oggi, ma scrivevo anche che, mentre è salita per 4 di esse (dollaro, franco svizzero, yen e sterlina), è scesa rispetto all'Ecu, al marco tedesco e al franco francese. Quest'ultimo, passato negli ultimi 3 anni e 4 mesi da 216 a quasi 223 lire, continua a salire e ora supera le 224. Ma questo, caro lettore, significa che il franco «vola», non che la lira è debole, almeno sui mercati dei carabi. Tanto è vero che quel «pacchetto» di 7 valute, che costava 7027 lire a fine '88 e 6795 a fine aprile '92, venerdì scorso si poteva acquistare con 6782 lire. Mario Salvatorelli Bili

Persone citate: Luigi Guerra, Mario Salvatorelli Bili, Mitterrand, Pont, Soldi Solo

Luoghi citati: Martinica, Torino, Valle D'aosta