A Tangentopoli c'è anche Marchais di Aldo Rizzo

A Tangentopoli c'è anche Marchais OSSERVATORIO A Tangentopoli c'è anche Marchais QUANT'È' grande Tangentopoli, quant'è ampio e intricato, anche fuori d'Italia, il mondo dei rapporti tra politica e affari. E quali incontri vi si possono fare... Leggo sull'«Express» di un'inchiesta della magistratura francese su una rete di società, più o meno reali, il cui scopo sarebbe quello di fornire finanziamenti al partito comunista. E come? Facendo da intermediarie tra imprese in cerca di appalti e di autorizzazioni e amministrazioni locali controllate o influenzate dal pcf. Tangenti («honoraires») dal 2 al 4 per cento sull'ammontare degli affari, in cinque anni (1987-1991) qualcosa come due miliardi di franchi, 450 miliardi di lire. Naturalmente bisogna aspettare gli esiti effettivi dell'inchiesta giudiziaria, questo è uno scoop giornalistico, anche se molto documentato (e l'«Express» è uno dei più autorevoli settimanali europei). E' anche giusto ricordare che il partito socialista, il partito di Mitterrand, è stato investito nel recente passato da una serie di scandali, per i quali, o anche per i quali, ha pagato un duro prezzo elettorale. Può esserci, in questa fuga di notizie, una rivincita (una vendetta) politica. Ma non spingo oltre il mio garantismo. Il pcf continua a negare anche i finanziamenti sovietici, benché le nuove autorità di Mosca abbiano rilevato che sono durati fino al 1990, a un ritmo di due-tre milioni di dollari l'anno. Ci si può chiedere: perché tanta sorpresa per il pcf, quando il pei e l'attuale pds sono largamente presenti nella Tangentopoli italiana, accanto ai socialisti e ai democristiani? Ma perché il pcf è stato sempre un partito diverso, anche rispetto al confratello italiano, che a sua volta si proclamava diverso (in un certo senso, moralmente superiore) riguardo agli altri partiti nazionali. Insomma i francesi sono sempre stati il nucleo duro e puro del comunismo europeo occidentale, prima con Thorez (un Togliatti operaiste), senza sfumature intellettuali) e poi con Marchais, che non ha mai capito le complicazioni tattiche e strategiche di Berlinguer. E figurarsi la svolta di Occhetto. Il pcf non ha mai digerito il strai gura llpc gorbaciovisino, anche se ha continuato a ricevere soldi da Mosca fino a un anno fa. E ora, dopo il crollo dei regimi dell'Est e della stessa Unione Sovietica, si è ben guardato dal cambiare nome, quando in Italia gli stessi scissionisti del pei hanno sentito il bisogno di far precedere la parola «comunista» dalla parola «rifondazione». Certo, nella seconda metà degli Anni Settanta, anche i comunisti francesi ebbero la loro stagione revisionista. Vi furono portati per i capelli da Berlinguer, appunto, e dallo spagnolo Carrillo. Il famoso eurocomunismo. Nella cui scia, approdarono all'alleanza di governo con i socialisti di Mitterrand. Ma fu un'esperienza poco convinta. Presto tornarono al loro isolamento superbo e intransigente. Magari non credevano più neanche loro alla rivoluzione, ma pretendevano di essere il solo riferimento possibile per una sinistra degna di questo nome. Adesso questo partito settario, ma a suo modo coerente, che non ha voluto prendere atto del cambiare dei tempi, a costo di rimpicciolirsi e di estraniarsi di fatto dalle correnti principali della vita politica francese; questo partito «dalle mani pulite», che ha incalzato e ha infamato i socialisti sul terreno dell'«onestà», si ritrova coinvolto in un affare di tangenti e d'intermediazioni con imprese capitalistiche, alla ricerca di nuovi spazi di mercato. Certo, non si parla di arricchimenti personali, ma di un sistema di finanziamento del partito, però attraverso false fatture e in violazione di precise leggi repubblicane. Ripeto: l'ultima parola dovrà dirla la magistratura, ma questo che è comunque un miscuglio di arroganza e affarismo resta uno degli episodi più tristi di quella che si definisce la caduta del comunismo. Aldo Rizzo tzo

Persone citate: Berlinguer, Carrillo, Marchais, Mitterrand, Occhetto, Thorez, Togliatti

Luoghi citati: Italia, Mosca, Tangentopoli, Unione Sovietica