Lotta per la figlia rapita in Indonesia di Claudio Cerasuolo

Lotta per la figlia rapita in Indonesia La madre, una cantante, la nasconde a Giava da 4 mesi Lotta per la figlia rapita in Indonesia Da quattro mesi Giuseppe Di Pinto, 38 anni, un tecnico torinese impiegato in una ditta italiana di abbigliamento a Solo, nell'isola di Giava, lotta per riavere la figlia Margherita, di un anno, sequestrata dalla madre naturale, Betty Bariati, una cantante indonesiana. Ieri, il suo legale, avvocato Antonio Dionisio, ha presentato un ricorso al tribunale per i minorenni di Torino perché affidi la minore al padre. Una sentenza favorevole della magistratura italiana sarebbe l'unico strumento idoneo a convincere le autorità indonesiane a restituire la bimba al padre, e forse, la madre a trovare una soluzione pacifica a questa triste vicenda famigliare. Di Pinto ha chiesto aiuto all'ambasciatore italiano a Giakarta, Michele Martinez, che ha sollecitato più volte le autorità indonesiane a restituire Margherita, praticamente sequestrata dalla madre, ma per tutta risposta la cantante ha ottenuto dall'ufficio immigrazione un permesso di soggiorno di sei mesi per la bambina, mentre Di Pinto è stato espulso per lo stesso periodo dal Paese. La cantante ha fatto causa al tecnico per mancata promessa di matrimonio, ha vinto il processo di primo grado: i giudici le hanno assegnato 180 milioni di lire di risarcimento. La burrascosa storia d'amore è finita sui giornali indonesiani, schierati dalla parte di Betty. L'abitazione di Di Pinto a Solo è stata assaltata da un gruppo di fanatici, il tecnico torinese è scappato ed ha vissuto quasi da latitante, nascosto in un albergo vicino all'ambasciata italiana a Giakarta. Racconta Giuseppe Di Pinto: «Ci conoscemmo nell'autunno dell'88 a Solo. Lei cantava in un pub, fu un amore a prima vista. Nell'estate del '90 Betty restò incinta. Di comune accordo decidemmo che avrebbe partorito in Italia. Betty venne a Torino, e il 29 marzo del '91 diede alla luce Margherita. La raggiunsi e riconobbi la bambina dandole il mio nome. Margherita ebbe subito la cittadinanza italiana e fu messa sul mio passaporto. Poi tornammo a Solo, dove vivevano i genitori di Betty e io avevo il mio lavoro». «Subito dopo Betty entrò in crisi, voleva tornare in Italia dove io non avevo prospettive di lavoro, si disinteressava della casa e della figlia. Riprese a frequentare pubblicamente l'ex amante Kiki, un indonesiano che aveva già interferito nella nostra relazione. Tornò a cantare, rifugiandosi nella squallida realtà in cui l'avevo conosciuta. La nostra vita era diventata un inferno. Quando tornavo a casa i domestici mi riferivano che Betty spesso dimenticava di acquistare il principale alimento per la bimba sostituendolo con un altro non adatto, al punto che Margherita perse più del 20 per cento del peso». «La situazione divenne intollerabile. Betty cercò di fuggire con la bambina ma riuscii a fer¬ marla. La convinsi a sottoscrivere un documento: in cambio di molte concessioni accettava di affidarmi Margherita che io avrei accudito con l'aiuto di mio fratello e mia sorella (fa l'educatrice in un asilo nido a Torino). Ma il 27 gennaio scorso Betty scomparve portando con sé la bimba». «Venni convocato dall'ufficio immigrazione per presunte e inesistenti irregolarità, fui espulso e mi fu imposto un divieto di soggiorno in Indonesia per sei mesi. Betty mi citò in giudizio per mancata promessa di matrimonio: io non potevo sposarla subito, avevo cominciato le pratiche di divorzio da mia moglie. Dopo l'attentato alla mia abitazione dovetti fuggire, in febbraio seppi da mio fratello che mia moglie era morta, poi tornai a Torino». E da qui ha cercato di ribattere a colpi di carta bollata alle mosse di Betty: «Le ho offerto ogni tipo di soluzione: un alloggio qui a Torino con un assegno di mille dollari e i biglietti aerei due volte l'anno per passare le ferie in Indonesia, un'analoga sistemazione a Solo. Ma Betty ha sempre detto di no e continua ad alzare il prezzo. Credo che stia per sposare Kiki». Se il tribunale dei minorènni non accoglierà il ricorso, le autorità indonesiane potrebbero prolungare per anni il permesso di soggiorno a Margherita e allora per il padre e non ci sarebbe più speranza. Claudio Cerasuolo ■»>■.*■: ; :■* Il tecnico torinese Giuseppe Di Pinto vuole riavere la figlia Margherita, ora a Giava con la madre Betty Lotta per la figlia rapita in Indonesia La madre, una cantante, la nasconde a Giava da 4 mesi Lotta per la figlia rapita in Indonesia Da quattro mesi Giuseppe Di Pinto, 38 anni, un tecnico torinese impiegato in una ditta italiana di abbigliamento a Solo, nell'isola di Giava, lotta per riavere la figlia Margherita, di un anno, sequestrata dalla madre naturale, Betty Bariati, una cantante indonesiana. Ieri, il suo legale, avvocato Antonio Dionisio, ha presentato un ricorso al tribunale per i minorenni di Torino perché affidi la minore al padre. Una sentenza favorevole della magistratura italiana sarebbe l'unico strumento idoneo a convincere le autorità indonesiane a restituire la bimba al padre, e forse, la madre a trovare una soluzione pacifica a questa triste vicenda famigliare. Di Pinto ha chiesto aiuto all'ambasciatore italiano a Giakarta, Michele Martinez, che ha sollecitato più volte le autorità indonesiane a restituire Margherita, praticamente sequestrata dalla madre, ma per tutta risposta la cantante ha ottenuto dall'ufficio immigrazione un permesso di soggiorno di sei mesi per la bambina, mentre Di Pinto è stato espulso per lo stesso periodo dal Paese. La cantante ha fatto causa al tecnico per mancata promessa di matrimonio, ha vinto il processo di primo grado: i giudici le hanno assegnato 180 milioni di lire di risarcimento. La burrascosa storia d'amore è finita sui giornali indonesiani, schierati dalla parte di Betty. L'abitazione di Di Pinto a Solo è stata assaltata da un gruppo di fanatici, il tecnico torinese è scappato ed ha vissuto quasi da latitante, nascosto in un albergo vicino all'ambasciata italiana a Giakarta. Racconta Giuseppe Di Pinto: «Ci conoscemmo nell'autunno dell'88 a Solo. Lei cantava in un pub, fu un amore a prima vista. Nell'estate del '90 Betty restò incinta. Di comune accordo decidemmo che avrebbe partorito in Italia. Betty venne a Torino, e il 29 marzo del '91 diede alla luce Margherita. La raggiunsi e riconobbi la bambina dandole il mio nome. Margherita ebbe subito la cittadinanza italiana e fu messa sul mio passaporto. Poi tornammo a Solo, dove vivevano i genitori di Betty e io avevo il mio lavoro». «Subito dopo Betty entrò in crisi, voleva tornare in Italia dove io non avevo prospettive di lavoro, si disinteressava della casa e della figlia. Riprese a frequentare pubblicamente l'ex amante Kiki, un indonesiano che aveva già interferito nella nostra relazione. Tornò a cantare, rifugiandosi nella squallida realtà in cui l'avevo conosciuta. La nostra vita era diventata un inferno. Quando tornavo a casa i domestici mi riferivano che Betty spesso dimenticava di acquistare il principale alimento per la bimba sostituendolo con un altro non adatto, al punto che Margherita perse più del 20 per cento del peso». «La situazione divenne intollerabile. Betty cercò di fuggire con la bambina ma riuscii a fer¬ marla. La convinsi a sottoscrivere un documento: in cambio di molte concessioni accettava di affidarmi Margherita che io avrei accudito con l'aiuto di mio fratello e mia sorella (fa l'educatrice in un asilo nido a Torino). Ma il 27 gennaio scorso Betty scomparve portando con sé la bimba». «Venni convocato dall'ufficio immigrazione per presunte e inesistenti irregolarità, fui espulso e mi fu imposto un divieto di soggiorno in Indonesia per sei mesi. Betty mi citò in giudizio per mancata promessa di matrimonio: io non potevo sposarla subito, avevo cominciato le pratiche di divorzio da mia moglie. Dopo l'attentato alla mia abitazione dovetti fuggire, in febbraio seppi da mio fratello che mia moglie era morta, poi tornai a Torino». E da qui ha cercato di ribattere a colpi di carta bollata alle mosse di Betty: «Le ho offerto ogni tipo di soluzione: un alloggio qui a Torino con un assegno di mille dollari e i biglietti aerei due volte l'anno per passare le ferie in Indonesia, un'analoga sistemazione a Solo. Ma Betty ha sempre detto di no e continua ad alzare il prezzo. Credo che stia per sposare Kiki». Se il tribunale dei minorènni non accoglierà il ricorso, le autorità indonesiane potrebbero prolungare per anni il permesso di soggiorno a Margherita e allora per il padre e non ci sarebbe più speranza. Claudio Cerasuolo ■»>■.*■: ; :■* Il tecnico torinese Giuseppe Di Pinto vuole riavere la figlia Margherita, ora a Giava con la madre Betty

Persone citate: Antonio Dionisio, Betty Bariati, Di Pinto, Giuseppe Di Pinto, Michele Martinez