«Licenziamo i manager Enichem»
«Licenziamo i manager Enichem» PRIVATIZZAZIONI Proposta una cura drastica per far fronte ai conti disastrosi della chimica di Stato «Licenziamo i manager Enichem» Cappugi attacca: non gettiamo la croce sui sindacati MILANO. Mille, milletrecento miliardi. No, 4-5 mila miliardi. Méntre il giallo sulle richieste di ricapitalizzazione di Enichem prosegue, Luigi Cappugi, presidente della Commissione che ha avuto l'incarico di individuare le procedure per le privatizzazioni degli enti pubblici, prende posizione. In un'intervista che «Panorama» pubblicherà domani, Cappugi afferma che, davanti al disastro dei conti della chimica di Stato, bisogna prendere provvedimenti urgenti, e ne suggerisce subito uno: il licenziamento dei manager Enichem. Secondo Cappugi, è necessario azzerare in fretta tutti i vertici, chiudere le partite in sospeso e ricominciare da capo, con altri metodi, altre strategie. Dunque con altri uomini. Nel 1094 Enichem ha chiuso con un risultato passivo che supera i 1400 miliardi, ed il 1992 si preannuncia peggiore. Il rimedio è uno solo: «Tutti a casa». E va oltre. Esclude che la colpa del disastro di Enichem sia dei sindacati, come sostenuto dal presidente dell'Eni, Gabriele Cagliari. «Non scherziamo. Dire una cosa del genere - afferma - è pura follia. I sindacati hanno certamente colpe. Ma non è serio buttare la croce su di loro. Sono vent'anni che la chimica italiana brucia migliaia di miliardi». Cappugi ha i titoli per dire quello che dice. Fu infatti l'unico, in seno al consiglio di amministrazione Eni, a votare contro l'acquisizione del 40% di Enimont in mano a Montedison. Oggi spiega: «Vista la congiuntura negativa, è logico supporre che anche in mano privata la chimica sarebbe andata male. Ed è probabile che lo Stato sarebbe dovuto intervenire comunque, ricomprandola. Ma avremmo trattato da posizioni di forza, ed il prezzo non sarebbe stato quello incredibilmente pagato due anni fa». Torniamo ai soldi che Eni¬ chem chiede. Nel primo accordo sulla ricapitalizzazione, la cifra indicata era 1000 miliardi, la domanda è stata recentemente ritoccata a 1300. Un apporto che, dicono gli amministratori, risolve i problemi immediati. E aggiungono che, entro due anni, si dovrebbe ritornare a vedere l'utile. Ma non tutti sono convinti. I pessimisti, o forse solo i più realisti, prevedono nuovi bisogni di cassa per non meno di 4000/5000 miliardi. Nel frattempo, tuttavia, le due società dell'Eni che, attraverso Sci, insieme detengono circa il 60% del capitale di Enichem, ossia Snam e Agip, stanno avviandosi verso la quotaziopne di Borsa. E' lecito supporre che, una volta al listino, Snam ed Agip saranno soggette a maggiori vincoli. Sia in fatto di copertura di perdite che in fatto di apporto di nuovi capitali a controllate, esse dovranno quasi certamente assumere atteggiamenti di maggiore prudenza. Le prospettive del gruppo guidato da Giorgio Porta non sono rosee. [v. s.] Nll f f Nella foto a fianco Luigi Cappugi e (sopra) il presidente dell'Eni Gabriele Cagliari «Licenziamo i manager Enichem» PRIVATIZZAZIONI Proposta una cura drastica per far fronte ai conti disastrosi della chimica di Stato «Licenziamo i manager Enichem» Cappugi attacca: non gettiamo la croce sui sindacati MILANO. Mille, milletrecento miliardi. No, 4-5 mila miliardi. Méntre il giallo sulle richieste di ricapitalizzazione di Enichem prosegue, Luigi Cappugi, presidente della Commissione che ha avuto l'incarico di individuare le procedure per le privatizzazioni degli enti pubblici, prende posizione. In un'intervista che «Panorama» pubblicherà domani, Cappugi afferma che, davanti al disastro dei conti della chimica di Stato, bisogna prendere provvedimenti urgenti, e ne suggerisce subito uno: il licenziamento dei manager Enichem. Secondo Cappugi, è necessario azzerare in fretta tutti i vertici, chiudere le partite in sospeso e ricominciare da capo, con altri metodi, altre strategie. Dunque con altri uomini. Nel 1094 Enichem ha chiuso con un risultato passivo che supera i 1400 miliardi, ed il 1992 si preannuncia peggiore. Il rimedio è uno solo: «Tutti a casa». E va oltre. Esclude che la colpa del disastro di Enichem sia dei sindacati, come sostenuto dal presidente dell'Eni, Gabriele Cagliari. «Non scherziamo. Dire una cosa del genere - afferma - è pura follia. I sindacati hanno certamente colpe. Ma non è serio buttare la croce su di loro. Sono vent'anni che la chimica italiana brucia migliaia di miliardi». Cappugi ha i titoli per dire quello che dice. Fu infatti l'unico, in seno al consiglio di amministrazione Eni, a votare contro l'acquisizione del 40% di Enimont in mano a Montedison. Oggi spiega: «Vista la congiuntura negativa, è logico supporre che anche in mano privata la chimica sarebbe andata male. Ed è probabile che lo Stato sarebbe dovuto intervenire comunque, ricomprandola. Ma avremmo trattato da posizioni di forza, ed il prezzo non sarebbe stato quello incredibilmente pagato due anni fa». Torniamo ai soldi che Eni¬ chem chiede. Nel primo accordo sulla ricapitalizzazione, la cifra indicata era 1000 miliardi, la domanda è stata recentemente ritoccata a 1300. Un apporto che, dicono gli amministratori, risolve i problemi immediati. E aggiungono che, entro due anni, si dovrebbe ritornare a vedere l'utile. Ma non tutti sono convinti. I pessimisti, o forse solo i più realisti, prevedono nuovi bisogni di cassa per non meno di 4000/5000 miliardi. Nel frattempo, tuttavia, le due società dell'Eni che, attraverso Sci, insieme detengono circa il 60% del capitale di Enichem, ossia Snam e Agip, stanno avviandosi verso la quotaziopne di Borsa. E' lecito supporre che, una volta al listino, Snam ed Agip saranno soggette a maggiori vincoli. Sia in fatto di copertura di perdite che in fatto di apporto di nuovi capitali a controllate, esse dovranno quasi certamente assumere atteggiamenti di maggiore prudenza. Le prospettive del gruppo guidato da Giorgio Porta non sono rosee. [v. s.] Nll f f Nella foto a fianco Luigi Cappugi e (sopra) il presidente dell'Eni Gabriele Cagliari
Persone citate: Cappugi, Gabriele Cagliari, Giorgio Porta, Luigi Cappugi
Luoghi citati: Milano
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