Lynch torna sul luogo del delitto

Lynch torna sul luogo del delitto In concorso a Cannes «Twin Peaks - The Fire Walk with Me» e «Dark at Noon» di Ruiz Lynch torna sul luogo del delitto Gli ultimi giorni di Laura Palmer che non si sono visti in tv Morboso, delirante, geniale, un po' affascina un po' stufa CANNES DAL NOSTRO INVIATO Due visionari al festival. Diversissimi, però se David Lynch fa apparire un Angelo Custode candido, benevolo e (diversamente dalla rosea Fata Buona di «Cuore selvaggio» alla quale ironicamente somiglia) incapace di soccorrere, Raul Ruiz fa apparire diversi tipi di candide Madonnine capaci di provocare i maggiori disastri o di combinare gli scherzi più cattivi. Se in «Twin Peaks - The Fire Walk with me» (Twin Peaks Il fuoco cammina con me) Lynch racconta suggestivamente la possessione e l'infinito variare del Male, l'autodistruzione come un fuoco interiore che arde e consuma, in «Dark at Noon» (Buio a mezzogiorno) Ruiz racconta grottescamente la pericolosità dei miracoli e l'illimitata ottusità della Ragione, la pluralità di personalità in un unico corpo come autoannullamento. Se nel primo film c'è incesto e cocaina, nel secondo c'è l'androgino e l'assunzione in cielo. Ma una visionarietà febbrile, una pulsione metafisica e l'ossessione della carne appartengono a tutt'e due i registi, l'americano quarantaseienne geniale, morboso, e il cileno cinquantunenne intellettuale, favolista: e tutt'e due i film artificiosi, ciascuno a suo modo, risultano un po' stucchevoli. «Twin Peaks»-film, si sa, non viene dopo il serial televisivo famoso: viene prima, e fa vedere tutto quanto s'era capito o immaginato alla tv, raccontando i giorni precedenti la morte di Laura Palmer a cominciare dall'uccisione sanguinosa di un'altra ragazza. E' il primo film, ma non sarà l'ultimo: alcuni personaggi che inspiegabilmente scompaiono, o che appaiono soltanto per qualche istante, saranno, nelle intenzioni del regista, i protagonisti di altrettanti film d'una serie forse eterna. Sulle ridenti cime e tra gli alberi della cittadina americana, si sa, abi- ta il Male. Il male umano: violenza, cocaina, alcol, studentesse che si prostituiscono e adulti che ne abusano, famiglie atroci, poliziotti delinquenti, promiscuità nuda, brutalità rurale, padri incestuosi assassini. E il Male sovrumano alla «Shining», esoterico, metafisico: creature letali che esercitano possessione, oggetti magici (un anello fatale, un quadro dentro il quale si penetra in sogno, un ventilatore il cui movimento introduce nell'incubo), voci che chiamano, creature deformi e irresistibili, tutti i nostri alibi. Laura Palmer era prigioniera della droga, degli spacciatori e d'una fiamma autodistruttiva, è stata uccisa dal padreamante: lo sapevamo già, così come già conoscevamo personaggi e attori del film, la bionda Sheryl Lee, l'agente speciale Kyle MacLachlan, Ray Wise il padre. Liberato dalle necessità della narrazione, David Lynch si abbandona al suo stile spurio capace di stabilire atmosfere d'allarme e di paura, di dare un'aura misteriosa a ogni immagine innocua vedendo l'inquietudine persino nelle cifre scattanti d'un oro¬ logio, di divertire facendo star male, coi nervi tesi e con lo stomaco contratto. Si sfrena nella musica clamorosa di Badalamenti, nei trucchi primari, nell'eccitazione, nelle allusioni senza oggetto tipiche dell'horror, negli scherzi privati, nelle apparizioni incongrue (lui stesso attore, dirigente del Fbi; David Bowie, per non più di tre minuti). Si lascia trasportare dalla sua grande maestrìa registica, in immagini dense, in dettagli insignificanti però cruciali: un uomo che scoppia a piangere, una rosa azzurra sul vestito rosso d'una ragazza, due amiche che chiacchierano distese e sono viste dall'alto come dallo sguardo d'un amante, l'Angelo Custode sovrimpresso sulla faccia di Laura Palmer. Per due ore e un quarto: un po' affascina, un po' stufa. E' simile l'effetto prodotto da «Dark at Noon» di Ruiz, che pure dura molto meno. Un film fantasioso, ingegnoso e folle, interpretato da John Hurt in doppia parte e da Didier Bourdon. Nel 1918, un medico giovane, consigliere scientifico per i miracoli della Curia di Parigi, va in Portogallo alla morte del padre per raccoglierne l'eredità, e si trova immerso nel mistero, nel sovrannaturale: i campi sono disseminati di stampelle anziché d'alberi, la gente del paese dorme di giorno e vive di notte sotto l'influenza della luna, apparizioni della Madonna fanno fallire arditi esperimenti sociali, un pittore dipinge quadri di materia vivente, l'aristocratico Hurt che è se stesso e insieme la propria moglie gode e soffre dell'androginia, un enorme dito di marmo (di Dio?) indica mète irraggiungibili, i cani venerati dal popolo la fanno da padroni. Ma, per fortuna, «tutte le cose brutte prima o poi finiscono». Lietta Tornabuoni Anche il film portoghese è visionario e folle: si vive di notte, appare la Madonna i cani sono padroni A sinistra il regista David Lynch con l'attore Michael J. Anderson. Nelle due foto accanto: scene dal film «Twin Peaks» e sotto una avvenente starlet che si spoglia sulla Croisette Lynch torna sul luogo del delitto In concorso a Cannes «Twin Peaks - The Fire Walk with Me» e «Dark at Noon» di Ruiz Lynch torna sul luogo del delitto Gli ultimi giorni di Laura Palmer che non si sono visti in tv Morboso, delirante, geniale, un po' affascina un po' stufa CANNES DAL NOSTRO INVIATO Due visionari al festival. Diversissimi, però se David Lynch fa apparire un Angelo Custode candido, benevolo e (diversamente dalla rosea Fata Buona di «Cuore selvaggio» alla quale ironicamente somiglia) incapace di soccorrere, Raul Ruiz fa apparire diversi tipi di candide Madonnine capaci di provocare i maggiori disastri o di combinare gli scherzi più cattivi. Se in «Twin Peaks - The Fire Walk with me» (Twin Peaks Il fuoco cammina con me) Lynch racconta suggestivamente la possessione e l'infinito variare del Male, l'autodistruzione come un fuoco interiore che arde e consuma, in «Dark at Noon» (Buio a mezzogiorno) Ruiz racconta grottescamente la pericolosità dei miracoli e l'illimitata ottusità della Ragione, la pluralità di personalità in un unico corpo come autoannullamento. Se nel primo film c'è incesto e cocaina, nel secondo c'è l'androgino e l'assunzione in cielo. Ma una visionarietà febbrile, una pulsione metafisica e l'ossessione della carne appartengono a tutt'e due i registi, l'americano quarantaseienne geniale, morboso, e il cileno cinquantunenne intellettuale, favolista: e tutt'e due i film artificiosi, ciascuno a suo modo, risultano un po' stucchevoli. «Twin Peaks»-film, si sa, non viene dopo il serial televisivo famoso: viene prima, e fa vedere tutto quanto s'era capito o immaginato alla tv, raccontando i giorni precedenti la morte di Laura Palmer a cominciare dall'uccisione sanguinosa di un'altra ragazza. E' il primo film, ma non sarà l'ultimo: alcuni personaggi che inspiegabilmente scompaiono, o che appaiono soltanto per qualche istante, saranno, nelle intenzioni del regista, i protagonisti di altrettanti film d'una serie forse eterna. Sulle ridenti cime e tra gli alberi della cittadina americana, si sa, abi- ta il Male. Il male umano: violenza, cocaina, alcol, studentesse che si prostituiscono e adulti che ne abusano, famiglie atroci, poliziotti delinquenti, promiscuità nuda, brutalità rurale, padri incestuosi assassini. E il Male sovrumano alla «Shining», esoterico, metafisico: creature letali che esercitano possessione, oggetti magici (un anello fatale, un quadro dentro il quale si penetra in sogno, un ventilatore il cui movimento introduce nell'incubo), voci che chiamano, creature deformi e irresistibili, tutti i nostri alibi. Laura Palmer era prigioniera della droga, degli spacciatori e d'una fiamma autodistruttiva, è stata uccisa dal padreamante: lo sapevamo già, così come già conoscevamo personaggi e attori del film, la bionda Sheryl Lee, l'agente speciale Kyle MacLachlan, Ray Wise il padre. Liberato dalle necessità della narrazione, David Lynch si abbandona al suo stile spurio capace di stabilire atmosfere d'allarme e di paura, di dare un'aura misteriosa a ogni immagine innocua vedendo l'inquietudine persino nelle cifre scattanti d'un oro¬ logio, di divertire facendo star male, coi nervi tesi e con lo stomaco contratto. Si sfrena nella musica clamorosa di Badalamenti, nei trucchi primari, nell'eccitazione, nelle allusioni senza oggetto tipiche dell'horror, negli scherzi privati, nelle apparizioni incongrue (lui stesso attore, dirigente del Fbi; David Bowie, per non più di tre minuti). Si lascia trasportare dalla sua grande maestrìa registica, in immagini dense, in dettagli insignificanti però cruciali: un uomo che scoppia a piangere, una rosa azzurra sul vestito rosso d'una ragazza, due amiche che chiacchierano distese e sono viste dall'alto come dallo sguardo d'un amante, l'Angelo Custode sovrimpresso sulla faccia di Laura Palmer. Per due ore e un quarto: un po' affascina, un po' stufa. E' simile l'effetto prodotto da «Dark at Noon» di Ruiz, che pure dura molto meno. Un film fantasioso, ingegnoso e folle, interpretato da John Hurt in doppia parte e da Didier Bourdon. Nel 1918, un medico giovane, consigliere scientifico per i miracoli della Curia di Parigi, va in Portogallo alla morte del padre per raccoglierne l'eredità, e si trova immerso nel mistero, nel sovrannaturale: i campi sono disseminati di stampelle anziché d'alberi, la gente del paese dorme di giorno e vive di notte sotto l'influenza della luna, apparizioni della Madonna fanno fallire arditi esperimenti sociali, un pittore dipinge quadri di materia vivente, l'aristocratico Hurt che è se stesso e insieme la propria moglie gode e soffre dell'androginia, un enorme dito di marmo (di Dio?) indica mète irraggiungibili, i cani venerati dal popolo la fanno da padroni. Ma, per fortuna, «tutte le cose brutte prima o poi finiscono». Lietta Tornabuoni Anche il film portoghese è visionario e folle: si vive di notte, appare la Madonna i cani sono padroni A sinistra il regista David Lynch con l'attore Michael J. Anderson. Nelle due foto accanto: scene dal film «Twin Peaks» e sotto una avvenente starlet che si spoglia sulla Croisette

Luoghi citati: Cannes, Parigi, Portogallo