II bis dell'ebreo errante

II bis dell'ebreo errante Nell'ultimo libro di Jean d'Ormesson, curiose analogie con un romanzo di Frutterò e Lucentini II bis dell'ebreo errante DUE impermeabili s'aggirano in Laguna. Uno ha la sostanza di un buon Burberry, l'altro la tela di 1 una imitazione. Anche gli uomini che l'indossano hanno la medesima identità, eppure è come fossero, uno il signor Bianchi, l'altro il signor Rossi. L'ebreo errante è tornato a Venezia in modo un po' provocatorio. C'era già sbarcato qualche anno fa, nell'86, trascinato da Frutterò e Lucentini, nei panni di un eroe romantico ed elegante, David Silvera, protagonista del romanzo L'amante senza fissa dimora (Mondadori). Ci torna oggi, «vagabondo, un po' matto, mitomane e fanfarone», col nome di Simon Fussgànger (Simone il pedone) nel Romanzo dell'Ebreo errante (Rizzoli) dell'accademico di Francia, ex direttore di Le Figaro, il nobilissimo Jean d'Ormesson. Lo scrittore francese si deve essere invaghito del romanzo di Frutterò e Lucentini, uscito in Francia nel gennaio dell'88, anche se dell'ebreo errante già si era occupato in un capitolo del suo Dio, vita e opere, pubblicato nell'80, con un excursus veloce sulle fonti della leggenda. Questa volta ci fa su un romanzone di ben 460 pagine dove l'ebreo, «un po' Gide e un po' Hemingway», si confessa a due giovani conosciuti per caso, un lui, che diventerà lo scrittore della storia, una lei, Marie, l'amante ideale. D'Ormesson racconta la storia, scegliendo, come Frutterò e Lucentini, Venezia teatro d'avventura e il procedere a capitoli alternati: presente e passato per lo scrittore francese, prima e terza persona gli autori italiani. Le coincidenze in cui ci si imbatte sono tante, oltre la città. C'è l'impermeabile che indossa l'ebreo: «frusto vessillo grigio nel vento di novembre» di Frutterò e Lucentini che si trasforma in un «vecchio impermeabile del colore dei suoi occhi» in d'Ormesson, anche se è primavera. C'è l'età: d'Ormesson, visto che per F&L è di 45 anni, ne fa un uomo fra i 35 e i 55; se gli autori deliamente senza fissa dimora ipotizzano, nel suo più recente e misterioso passato, un ruolo da antiterrorista israeliano, vicino al Mossad, lo scrittore del Romanzo dell'Ebreo errante, senza esitazioni, lo associa all'eroico commando di Entebbe a parlare in ugandese, come Amin Dada. Se Ferrante Silvera di F&L può parlare cinese ecco che il pedone Simon, di d'Ormesson, è in grado di recitare preghiere in lingua bashgali. Se Silvera dice: «Ah», ecco che a ripeterlo c'è Simon. Ma su tutte le «coincidenze» una sembra la meno casuale: il rapporto fra la Maddalena e l'Ebreo errante. In tutta la bibliografia, da Wendower a Borges, da Goethe a Sue, da Words- worth a Quinet, da Andersen a Graf non c'è contatto fra i due personaggi. Solo Frutterò e Lucentini osarono tanto. In quattro righe, 2 a pagina 218 e altre 2 a pagina 253, ipotizzarono, castamente, che fra i due ci fosse stata «un po' una storia». D'Ormesson ne fa un motivo conduttore, una triangolazione amorosa: lei, il Nazareno e lui, l'ebreo geloso, che rifiutando l'acqua all'uomo della croce dovrà farsi errante. Nel Dio, vita e opere, al capitolo dedicato alla bibliografia sull'errante, d'Ormesson non vi fece cenno. Perché? La romantica idea non era ancora uscita dalla penna di Frutterò e Lucentini? Come direbbero Silvera e Simon: ah... Ma tutto il romanzo di d'Ormesson dà l'impressione di bordeggiare, incrociare, strambare e cazzare su quello degli scrittori italiani. Spinge sull'erotico: «L'amore costituisce il nesso tra il sogno e la macchina. Noi, prima di essere una mente e un'anima, siamo una macchina». Là dove F&L con leggerezza geometrica accennano alle passioni, d'Ormesson fa diventare hard il povero errante. Dilata avvenimenti e citazioni, crea situazioni e figure femminili simmetriche a quelle di F&L. Cosa dicono Frutterò e Lucentini di questa storia? Sono indifferenti e indaffarati. Devono «chiudere» un libro; entro il 15 giugno sarà in libreria per Mondadori Il ritorno del cretino, una raccolta di saggi, conferenze, interventi fatti su La Stampa. Frutterò ha problemi con una fotocopiatrice e vorrebbe sapere tutto di una macchina «chiamata scanner». Lucentini è più tranquillo, ormai è in grado, come Valéry, di arrotolare in sigaretta, cartina e tabacco, con una mano sola. Ci avete sentito un po' aria di casa, aria di L'amante senza fissa dimora? A parlare al plurale, mentre Frutterò è al telefono a discutere di scanner, con un amico ingegnere, è Lucentini. Dice: «Beh, diremo proprio di sì. Non sappiamo perché l'abbia fatto. Le ipotesi che facciamo? 0 lui, leggendo il nostro romanzo, è rimasto così affascinato da non poterne evitare una scoperta imitazione, anche se, per lo stile, tra i due c'è una distanza abissale. Oppure, seconda ipotesi, si è detto: quei due hanno inventato una bella trama, ma non sanno scrivere, l'hanno rovinata. Adesso gli faccio vedere io come si fa una bella storia. Ci stupisce che fra le tante citazioni di fonti illustri il nostro romanzo non venga assolutamente nominato». Alla domanda per quale delle due ipotesi propendano, «alzare» o «abbassare» il tasso del romanzo, rispondono in coro e col silveriano: «Ah». Nico Orango L'accademico di Francia ha davvero copiato «L'amante senza fissa dimora»? F&L non si scompongono: «Non ci nomina mai Strano» Carlo Frutterò e Franco Lucent«O è rimasto affascinato dal nostromanzo, o voleva mostrarcome si scrivUnCadi dimL'FIS \ Carlo Frutterò e Franco Lucentini «O è rimasto affascinato dal nostro romanzo, o voleva mostrarci come si scrive» L'AMANTE SENZA FISSA DIMORA Un disegno di Cassandre sulla copertina di «L'amante senza fissa dimora» di F & L II bis dell'ebreo errante Nell'ultimo libro di Jean d'Ormesson, curiose analogie con un romanzo di Frutterò e Lucentini II bis dell'ebreo errante DUE impermeabili s'aggirano in Laguna. Uno ha la sostanza di un buon Burberry, l'altro la tela di 1 una imitazione. Anche gli uomini che l'indossano hanno la medesima identità, eppure è come fossero, uno il signor Bianchi, l'altro il signor Rossi. L'ebreo errante è tornato a Venezia in modo un po' provocatorio. C'era già sbarcato qualche anno fa, nell'86, trascinato da Frutterò e Lucentini, nei panni di un eroe romantico ed elegante, David Silvera, protagonista del romanzo L'amante senza fissa dimora (Mondadori). Ci torna oggi, «vagabondo, un po' matto, mitomane e fanfarone», col nome di Simon Fussgànger (Simone il pedone) nel Romanzo dell'Ebreo errante (Rizzoli) dell'accademico di Francia, ex direttore di Le Figaro, il nobilissimo Jean d'Ormesson. Lo scrittore francese si deve essere invaghito del romanzo di Frutterò e Lucentini, uscito in Francia nel gennaio dell'88, anche se dell'ebreo errante già si era occupato in un capitolo del suo Dio, vita e opere, pubblicato nell'80, con un excursus veloce sulle fonti della leggenda. Questa volta ci fa su un romanzone di ben 460 pagine dove l'ebreo, «un po' Gide e un po' Hemingway», si confessa a due giovani conosciuti per caso, un lui, che diventerà lo scrittore della storia, una lei, Marie, l'amante ideale. D'Ormesson racconta la storia, scegliendo, come Frutterò e Lucentini, Venezia teatro d'avventura e il procedere a capitoli alternati: presente e passato per lo scrittore francese, prima e terza persona gli autori italiani. Le coincidenze in cui ci si imbatte sono tante, oltre la città. C'è l'impermeabile che indossa l'ebreo: «frusto vessillo grigio nel vento di novembre» di Frutterò e Lucentini che si trasforma in un «vecchio impermeabile del colore dei suoi occhi» in d'Ormesson, anche se è primavera. C'è l'età: d'Ormesson, visto che per F&L è di 45 anni, ne fa un uomo fra i 35 e i 55; se gli autori deliamente senza fissa dimora ipotizzano, nel suo più recente e misterioso passato, un ruolo da antiterrorista israeliano, vicino al Mossad, lo scrittore del Romanzo dell'Ebreo errante, senza esitazioni, lo associa all'eroico commando di Entebbe a parlare in ugandese, come Amin Dada. Se Ferrante Silvera di F&L può parlare cinese ecco che il pedone Simon, di d'Ormesson, è in grado di recitare preghiere in lingua bashgali. Se Silvera dice: «Ah», ecco che a ripeterlo c'è Simon. Ma su tutte le «coincidenze» una sembra la meno casuale: il rapporto fra la Maddalena e l'Ebreo errante. In tutta la bibliografia, da Wendower a Borges, da Goethe a Sue, da Words- worth a Quinet, da Andersen a Graf non c'è contatto fra i due personaggi. Solo Frutterò e Lucentini osarono tanto. In quattro righe, 2 a pagina 218 e altre 2 a pagina 253, ipotizzarono, castamente, che fra i due ci fosse stata «un po' una storia». D'Ormesson ne fa un motivo conduttore, una triangolazione amorosa: lei, il Nazareno e lui, l'ebreo geloso, che rifiutando l'acqua all'uomo della croce dovrà farsi errante. Nel Dio, vita e opere, al capitolo dedicato alla bibliografia sull'errante, d'Ormesson non vi fece cenno. Perché? La romantica idea non era ancora uscita dalla penna di Frutterò e Lucentini? Come direbbero Silvera e Simon: ah... Ma tutto il romanzo di d'Ormesson dà l'impressione di bordeggiare, incrociare, strambare e cazzare su quello degli scrittori italiani. Spinge sull'erotico: «L'amore costituisce il nesso tra il sogno e la macchina. Noi, prima di essere una mente e un'anima, siamo una macchina». Là dove F&L con leggerezza geometrica accennano alle passioni, d'Ormesson fa diventare hard il povero errante. Dilata avvenimenti e citazioni, crea situazioni e figure femminili simmetriche a quelle di F&L. Cosa dicono Frutterò e Lucentini di questa storia? Sono indifferenti e indaffarati. Devono «chiudere» un libro; entro il 15 giugno sarà in libreria per Mondadori Il ritorno del cretino, una raccolta di saggi, conferenze, interventi fatti su La Stampa. Frutterò ha problemi con una fotocopiatrice e vorrebbe sapere tutto di una macchina «chiamata scanner». Lucentini è più tranquillo, ormai è in grado, come Valéry, di arrotolare in sigaretta, cartina e tabacco, con una mano sola. Ci avete sentito un po' aria di casa, aria di L'amante senza fissa dimora? A parlare al plurale, mentre Frutterò è al telefono a discutere di scanner, con un amico ingegnere, è Lucentini. Dice: «Beh, diremo proprio di sì. Non sappiamo perché l'abbia fatto. Le ipotesi che facciamo? 0 lui, leggendo il nostro romanzo, è rimasto così affascinato da non poterne evitare una scoperta imitazione, anche se, per lo stile, tra i due c'è una distanza abissale. Oppure, seconda ipotesi, si è detto: quei due hanno inventato una bella trama, ma non sanno scrivere, l'hanno rovinata. Adesso gli faccio vedere io come si fa una bella storia. Ci stupisce che fra le tante citazioni di fonti illustri il nostro romanzo non venga assolutamente nominato». Alla domanda per quale delle due ipotesi propendano, «alzare» o «abbassare» il tasso del romanzo, rispondono in coro e col silveriano: «Ah». Nico Orango L'accademico di Francia ha davvero copiato «L'amante senza fissa dimora»? F&L non si scompongono: «Non ci nomina mai Strano» Carlo Frutterò e Franco Lucent«O è rimasto affascinato dal nostromanzo, o voleva mostrarcome si scrivUnCadi dimL'FIS \ Carlo Frutterò e Franco Lucentini «O è rimasto affascinato dal nostro romanzo, o voleva mostrarci come si scrive» L'AMANTE SENZA FISSA DIMORA Un disegno di Cassandre sulla copertina di «L'amante senza fissa dimora» di F & L

Luoghi citati: Francia, La Maddalena, Venezia