Genova, una reggia per sfidare Venezia

Genova, una reggia per sfidare Venezia Ospiterà mostre e convegni. Polemiche per l'acquario, il progettista accusa gli organizzatori: lavori fatti troppo in fretta Genova, una reggia per sfidare Venezia L'Expo regala alla città il Palazzo Ducale restaurato GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Ora che l'hanno rimesso a nuovo con un lifting accurato, Palazzo Ducale, che è un po' il cuore del cuore della città, non ha neppure l'aspetto di una macchinetta mangiasoldi. Eppure per ridargli freschezza e un aspetto finalmente decente, son stati spesi un centinaio di miliardi. Ma a conti fatti non sono soldi buttati via, piuttosto un investimento per il presente e, soprattutto, per il futuro prossimo. Il palazzone, costruito nel suo nucleo originario fin dal Medioevo, quando Genova era una potenza marinara temuta e indiviata, aveva seguito e quasi scandito il declino della Superba. E dieci anni fa, quando anche gli uffici giudiziari se n'erano andati, le rughe apparivano così numerose e profonde da suggerire soltanto commiserazione. Dunque, trovata l'occasione con questa Expo 92 che celebra il genio marinaro di Cristoforo Colombo, il Palazzo viene ripresentato, bello e altezzoso. Anche se per ora lo dice soltanto a bassa voce, Genova si mette in concorrenza con Venezia e Milano, e si offre per ospitare mostre, sfilate, convegni. Nel Palazzo da ieri pomeriggio è tornato l'antico brusio, la gen¬ te molto incuriosita e un po' intimidita ha ripreso ad aggirarsi per le vaste sale stuccate e i lunghi corridoi: l'occasione l'ha offerta la mostra «Due mondi a confronto». I mondi naturalmente sono il Vecchio e il Nuovo. Sono tre sezioni, la prima, curata dall'etnologo Aurelio Rigoli, dell'Università di Palermo, intitolata «Uomini e culture», ripercorre la storia degli indigeni d'America tra il quindicesimo e il diciassettesimo secolo. E c'è, in bella mostra, una piccola stele non famosa come quella di Rosetta, ma ugualmente affascinante: la Tavoletta di Leida, raro esempio di scrittura Maya. Una rara e suggestiva collezione di carte nautiche usate fra il 400 e il 700 da navigatori e «conquistadores» impreziosisce la sezione «Cristoforo Colombo e l'apertura degli spazi», curata da Guglielmo Cavallo dell'Università di Roma. Fino ad ora soltanto privilegiati studiosi avevano potuto contemplare le tavole della Cosmografia di Tolomeo e la Carta di Colombo. Anche in passato chi andava per gli oceani sapeva di rischiare. E si raccomandava l'anima ogniqualvolta il vento oltre a gonfiar le vele sconvolgeva le acque. Così, nella terza sezione, aperta da venerdì prossimo nella restaurata Commenda di Pré, sarà illustrata la fede degli uomini di mare. Nella «Preghiera del marinaio» la gente fra l'altro potrà animirare un'edicola ligure del 1500 fabbricata con la ti¬ pica tela azzurra tanto di moda oggi: il jeans. Per trovare i tesori son stati frugati archivi e biblioteche di mezza Europa. Oggetti rari e misconosciuti sono stati scovati in miniere sovente dimenticate come la Biblioteca Nazionale e Universitaria di Torino, la Marciana a Venezia, la Medicea e Laurenziana di Firenze, ma anche la Biblioteca nazionale di Parigi e quella di Lisbona, che fu una capitale dei mari. Buenos Aires, invece, è sempre stata considerata soltanto un porto. D'arrivo. Ma anche gli argentini sono orgogliosi di essere qui e partecipare. La gente arriva, non a valanghe, ma invasioni sterminate, assicurano, non le gradirebbe nessuno: quattromila biglietti venduti venerdì, giorno inaugurale, ma si sottolinea come la prevendita sia di 250 mila tagliandi. Tutto bene, allora? Non tutto. Qualche problema di troppo è già emerso all'Acquario, de¬ stinato ad essere per Genova qualcosa di più di una semplice curiosità. Ieri il progettista, Peter Chermayeff, ha messo l'indice sui guai provocati dal «poco tempo a disposizione, perché spostare animali non è come spostare mobili». Chermayeff è un bostoniano di mezza età. Da sempre si dedica agli acquari. Ora parla dei tempi indispensabili per preparare le vasche, che in origine dovevano essere 50 e sono soltanto sei di cui due occupate. «Si deve fare in modo che i pesci non soffrano e prendano confidenza con l'ambiente». I cinque piccoli ma tosti squali non paiono aver problemi, mentre qualche preoccupazione la suscitano le meduse. Eppoi, le foche: dovevano arrivare dalla Germania, ufficialmente sono bloccate dagli scioperi, in realtà pare che i tedeschi temano per la loro sorte. Vincenzo Tessandorì Due squali arrivati da Miami e sistemati nell'acquario dell'Expo di Genova (FOTOAP] Genova, una reggia per sfidare Venezia Ospiterà mostre e convegni. Polemiche per l'acquario, il progettista accusa gli organizzatori: lavori fatti troppo in fretta Genova, una reggia per sfidare Venezia L'Expo regala alla città il Palazzo Ducale restaurato GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Ora che l'hanno rimesso a nuovo con un lifting accurato, Palazzo Ducale, che è un po' il cuore del cuore della città, non ha neppure l'aspetto di una macchinetta mangiasoldi. Eppure per ridargli freschezza e un aspetto finalmente decente, son stati spesi un centinaio di miliardi. Ma a conti fatti non sono soldi buttati via, piuttosto un investimento per il presente e, soprattutto, per il futuro prossimo. Il palazzone, costruito nel suo nucleo originario fin dal Medioevo, quando Genova era una potenza marinara temuta e indiviata, aveva seguito e quasi scandito il declino della Superba. E dieci anni fa, quando anche gli uffici giudiziari se n'erano andati, le rughe apparivano così numerose e profonde da suggerire soltanto commiserazione. Dunque, trovata l'occasione con questa Expo 92 che celebra il genio marinaro di Cristoforo Colombo, il Palazzo viene ripresentato, bello e altezzoso. Anche se per ora lo dice soltanto a bassa voce, Genova si mette in concorrenza con Venezia e Milano, e si offre per ospitare mostre, sfilate, convegni. Nel Palazzo da ieri pomeriggio è tornato l'antico brusio, la gen¬ te molto incuriosita e un po' intimidita ha ripreso ad aggirarsi per le vaste sale stuccate e i lunghi corridoi: l'occasione l'ha offerta la mostra «Due mondi a confronto». I mondi naturalmente sono il Vecchio e il Nuovo. Sono tre sezioni, la prima, curata dall'etnologo Aurelio Rigoli, dell'Università di Palermo, intitolata «Uomini e culture», ripercorre la storia degli indigeni d'America tra il quindicesimo e il diciassettesimo secolo. E c'è, in bella mostra, una piccola stele non famosa come quella di Rosetta, ma ugualmente affascinante: la Tavoletta di Leida, raro esempio di scrittura Maya. Una rara e suggestiva collezione di carte nautiche usate fra il 400 e il 700 da navigatori e «conquistadores» impreziosisce la sezione «Cristoforo Colombo e l'apertura degli spazi», curata da Guglielmo Cavallo dell'Università di Roma. Fino ad ora soltanto privilegiati studiosi avevano potuto contemplare le tavole della Cosmografia di Tolomeo e la Carta di Colombo. Anche in passato chi andava per gli oceani sapeva di rischiare. E si raccomandava l'anima ogniqualvolta il vento oltre a gonfiar le vele sconvolgeva le acque. Così, nella terza sezione, aperta da venerdì prossimo nella restaurata Commenda di Pré, sarà illustrata la fede degli uomini di mare. Nella «Preghiera del marinaio» la gente fra l'altro potrà animirare un'edicola ligure del 1500 fabbricata con la ti¬ pica tela azzurra tanto di moda oggi: il jeans. Per trovare i tesori son stati frugati archivi e biblioteche di mezza Europa. Oggetti rari e misconosciuti sono stati scovati in miniere sovente dimenticate come la Biblioteca Nazionale e Universitaria di Torino, la Marciana a Venezia, la Medicea e Laurenziana di Firenze, ma anche la Biblioteca nazionale di Parigi e quella di Lisbona, che fu una capitale dei mari. Buenos Aires, invece, è sempre stata considerata soltanto un porto. D'arrivo. Ma anche gli argentini sono orgogliosi di essere qui e partecipare. La gente arriva, non a valanghe, ma invasioni sterminate, assicurano, non le gradirebbe nessuno: quattromila biglietti venduti venerdì, giorno inaugurale, ma si sottolinea come la prevendita sia di 250 mila tagliandi. Tutto bene, allora? Non tutto. Qualche problema di troppo è già emerso all'Acquario, de¬ stinato ad essere per Genova qualcosa di più di una semplice curiosità. Ieri il progettista, Peter Chermayeff, ha messo l'indice sui guai provocati dal «poco tempo a disposizione, perché spostare animali non è come spostare mobili». Chermayeff è un bostoniano di mezza età. Da sempre si dedica agli acquari. Ora parla dei tempi indispensabili per preparare le vasche, che in origine dovevano essere 50 e sono soltanto sei di cui due occupate. «Si deve fare in modo che i pesci non soffrano e prendano confidenza con l'ambiente». I cinque piccoli ma tosti squali non paiono aver problemi, mentre qualche preoccupazione la suscitano le meduse. Eppoi, le foche: dovevano arrivare dalla Germania, ufficialmente sono bloccate dagli scioperi, in realtà pare che i tedeschi temano per la loro sorte. Vincenzo Tessandorì Due squali arrivati da Miami e sistemati nell'acquario dell'Expo di Genova (FOTOAP]

Persone citate: Aurelio Rigoli, Cristoforo Colombo, Guglielmo Cavallo, Peter Chermayeff, Vincenzo Tessandorì