Tìtoli rubati caccia alla mente
Tìtoli rubati, caccia alla mente Già sette gli arresti (tra cui Zampini) per il traffico miliardario di azioni Tìtoli rubati, caccia alla mente Ieri manette a un impiegato e un impresario di Chieti già inquisito per dollari falsi. Latitante una terza persona Un insospettabile impiegato della Iveco, un noto impresario edile di Pino Torinese. Sono gli ultimi due arrestati nell'inchiesta sui titoli azionari rubati un anno fa a Trofarello che ha già portato in carcere il faccendiere Adriano Zampini, il suo commercialista Giovanni Fiore, e tre pregiudicati: l'artigiano edile Gerardo Renna, il consulente finanziario Charles Muyango, Guido C allegare, imprenditore. I carabinieri del Nucleo operativo sono ora sulle tracce di un altra persona coinvolta nel traffico di azioni: è il torinese Giacinto Di Torrice, che si è reso latitante. Nessuno degli inquirenti nasconde che all'appello manca ancora «la mente», l'uomo che ha ideato e organizzato il colpo: il furto di quel plico contenente titoli per un valore di un miliardo, custodito a bordo di un furgone parcheggiato in un garage. Per ora sono finiti in carcere tutti quelli che cercavano di piazzare i valori, in Svizzera, a Modena e a Torino. Come Adriano Perin, 32 anni, impiegato all'Iveco, incensurato, che si è visto capitare i carabinieri in ufficio. Ma il suo è stato un arresto discreto: nessuno dei suoi colleghi si è accorto di quanto stava succedendo. L'uomo, che abita a Torino in via Balbo 29, ha seguito senza fiatare l'ufficiale che lo invitava a seguirlo in caserma, e qui gli è stato notificato il provvedimento di custodia cautelare in carcere firmato dal gip Casalbore su richiesta del pubblico ministero Pacileo. L'accusa: ricettazione di titoli. A Perin non è rimasto che nominare un legale di fiducia, l'avvocato Botto. Più movimentato l'arresto di Luigi Ferrerò, 53 anni, residente a Pino Torinese. L'uomo era stato arrestato sabato scorso dai carabinieri di Chieri, ma per un'altra vicenda: 450 mila dollari falsi, un traffico internazionale di valuta che collegllerebbe Torino con Singapore. Ferrerò finisce alle Vallette, insieme con il nipote Franco, 32 anni. Ma anche l'inchiesta sui titoli rubati porta all'imprenditore, che nel frattempo ha ottenuto gli arresti domiciliari ed è appena uscito dal carcere. Il capitano Polvani e i carabinieri del Nucleo operativo vanno ad aspettarlo a casa, in via Roma 6, nel pieno centro di Pino. Ferrerò arriva, l'ufficiale gli chiede di seguirlo in caserma, l'altro obietta: «Sono appena uscito, lasciatemi in pace». L'equivoco viene presto chiarito, 1 accusa questa volta è concorso in ricettazione di titoli azionari. Ferrerò rientra alle Vallette. Difeso dagli avvocati Mimi e Anfora, l'uomo avrebbe negato ogni accusa: «Non so niente di quei titoli». La stessa dichiarazione di Fiore, Zampini, e degli altri arrestati. Brunella Giovani L'imprenditore di Pino Torinese Luigi Ferrerò (a sinistra), già arrestato sabato scorso per un traffico di dollari falsi Il protagonista dello scandalo tangenti Adriano Zampini (a sin.) arrestato con l'impiegato dell'lveco Adriano Perin (sotto)
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