I SACRIFICI L'EUROPA IL PALAZZO

I SACRIFICI L'EUROPA IL PALAZZO I SACRIFICI L'EUROPA IL PALAZZO SACRIFICI, dunque. Finora era toccato ai dipendenti, con settimane di cassa integrazione. Adesso tocca agli azionisti, a cominciare dall'lfi, la cassaforte della famiglia Agnelli, che incasseranno dalla Fiat, per l'esercizio '91, un dividendo ridotto di circa il 35% rispetto all'anno precedente. Un sacrifìcio necessario nel contesto del piano di investimenti varato dal gruppo torinese: 47 mila miliardi in cinque anni, un impegno senza dubbio eccezionale, per far fronte alla concorrenza internazionale. Tutti i costi vanno tenuti a freno, compresa la remunerazione dell'azionariato. Ma è anche un sacrificio opportuno come segnale «culturale»: versò il Palazzo, verso gli interlocutori sociali. Le imprese, in questo caso la Fiat, affrontano la congiuntura critica e la globalizzazione dei mercati facendo quanto compete loro: tracciando programmi, provvedendo ad autofinanziarlì, «tassandosi» per riuscirci. Attorno alle imprese il «sistema-Italia» dovrebbe creare le strutture e i servizi adeguati a sostenere questi sforzi, restituendo al Paese la necessaria competitività. Che questo accada, non dipende dalle imprese ma dal Palazzo. Ed è appunto l'indifferenza del Palazzo verso il problema della competitività la più grossa incognita sul futuro delle imprese nazionali, nessuna esclusa. Un'incognita che oggi assume i tratti, tristemente noti, di un'inflazione più alta dei Paesi concorrenti, di un credito più esoso, di un costo del lavoro più elevato, di un cambio sfavorevole alle esportazioni. Nell'insieme, una «zavorra» che non viene certo alleggerita dai timidi accenni di ripresa economica internazionale. Ma allora è puramente di facciata la «soddisfazione» espressa, nonostante tutto, da corso Marconi? Ci sono almeno due elementi che inducono a considerarla autentica. Innanzitutto il confronto dei risultati Fiat con quelli dei principali gruppi automobilistici del mondo, che sono stati in molti casi peggiori; e poi la valutazione oggettiva di alcuni parametri. A fronte di una redditività operativa dell'1,4%, quindi scarsa, la Fiat ha saputo conservare una posizione finanziaria in sostanziale equilibrio; ed ha deciso di rinnovare il buy-back, una scelta di «fiducia in se stessa». Un dato positivo, poi, è rappresentato dalla stessa entità del dividendo. La prima reazione dei mercati finanziari alle notizie torinesi, ieri, è stata di sollievo: sono subito salite, ad esempio, le quotazioni dei titoli Fiat al Seaq, il mercato borsistico elettronico londinese. E il rendimento globale del dividendo rispetto al prezzo borsistico delle azioni (circa l'8% per le ordinarie, il 10% per le risparmio e l'I 1% per le privilegiate) giustifica questo sollievo. n '92 sarà un anno duro, almeno altrettanto. Ma è anche il primo anno del piano di investimenti che, entro il '97, dovrà adeguare la Fiat alla sfida globale rinnovando la sua gamma con 18 nuovi modelli. Entro lo stesso anno anche l'Italia, secondo il trattato di Maastricht, dovrà portare i propri parametri economici al livello di quelli dei partner europei. Ma un vero piano per riuscirci ancora non c'è. Sergio Luciano

Persone citate: Agnelli, Sergio Luciano

Luoghi citati: Europa, Italia